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RENZI E NAPOLITANO – Italicum al bivio: o si approva così com’è o si affossa per sempre

Come ha detto il presidente Napolitano, l’Italicum è un “compromesso” ma sarebbe “un guaio disfare quello che si è faticosamente costruito” – Oggi gli equilibri parlamentari rendono impossibile migliorare la nuova legge elettorale e perciò tertium non datur: o la si approva così com’è o si rischia di affossarla aprendo la strada al malefico Consultellum.

RENZI E NAPOLITANO – Italicum al bivio: o si approva così com’è o si affossa per sempre

Un politico di razza lascia sempre il segno. Sono bastate poche parole al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano per andare subito al cuore della telenovela della legge elettorale, che sta destando sempre più stupore sulla scena internazionale. L’Italicum non è la riforma elettorale ideale che ognuno di noi sogna, ma è il frutto di questi tempi e di questi equilibri politici e non può essere altro che un “compromesso” di un Parlamento tripolare e bizzarro come quello uscito dalle ultime elezioni politiche.

Ma anche stavolta il meglio è nemico del bene. Per questo non resta che approvare subito e in via definitiva alla Camera l’Italicum così com’è, perché cambiarlo, anche in un solo punto, vorrebbe dire impaludarlo al Senato, dove non c’è una maggioranza certa, e forse affossarlo per sempre. Con il bel risultato di andare alle prossime elezioni con il Consultellum che, essendo ultraproporzionale, promette un Parlamento ultraframmentato con tanti saluti alla governabilità. Hic Rhodus, hic salta.

Ecco perché Napolitano ha ancora una volta ragione da vendere quando manda a dire alle minoranze del Pd, ma anche a Forza Italia che al Senato approvò l’Italicum e oggi finge di dimenticarsene, che sarebbe “un guaio, disfare quello che è stato faticosamente costruito”. Parole di puro buonsenso che qualunque politico con un minimo di saggezza farebbe sue.

Ma in politica come nella vita non sempre il buonsenso equivale al senso comune. E la prova del nove avverrà già domani quando Matteo Renzi, prima di partire per Washington dove incontrerà il presidente Barack Obama alla Casa Bianca, riunirà ancora una volta il gruppo dei deputati del Pd per convincere i 90 dissidenti ad approvare in via definitiva l’Italicum che il 27 aprile andrà all’esame dell’aula di Montecitorio.

Il punto centrale è proprio questo: oggi come oggi, piaccia o meno, l’Italicum non è politicamente migliorabile e non ha alternative certe. O lo si approva subito con chi ci sta o lo si affossa. Certo sarebbe bello che una legge così importante per le regole del gioco venisse approvata da una larga maggioranza parlamentare ma in questo campo bisogna sapere di che cosa si parla e non sono permessi i vuoti di memoria.

Come ha ricordato il professor Roberto D’Alimonte, uno dei maggiori esperti di sistemi elettorali, su “Il Sole 24 Ore” di domenica scorsa, purtroppo sulle leggi elettorali prevale sempre l’interesse di partito su quello del Paese e anche il Mattarellum, che fu la miglior legge elettorale degli ultimi decenni, venne approvato solo dal 39,4% dei deputati.

Non è una prova di forza quella che viene attribuita al premier Renzi ma puro buonsenso, perché i numeri del Senato rendono improbabile o per lo meno incerta una nuova approvazione dell’Italicum e, dunque, se si vuole dare una nuova legge elettorale al Paese bisogna mangiare la minestra che c’è. Una minestra che avrà tanti difetti ma che il merito di stabilire un vincitore certo delle elezioni e di cancellare gli inciuci e che indiscutibilmente migliore del Porcellum ma anche del Consultellum. Prendere o lasciare. “Guai a disfare quello che si è costruito”. Ha ragione Napolitano e che il cielo illumini le menti dei dissidenti.

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