Condividi

Imprese e ambiente: il piano da 100 miliardi di Macron

Il maxi piano varato dalla Francia vale per il biennio 2020-2022 e utilizzerà 40 miliardi del Recovery Fund. Tre gli assi portanti: competitività delle imprese, transizione energetica e coesione sociale (anche se il piano anti-povertà è debole).

Imprese e ambiente: il piano da 100 miliardi di Macron

Cento miliardi di euro per il rilancio della Francia, di cui 40 miliardi dal Recovery Fund. Il piano presentato dal presidente Emmanuel Macron copre il biennio da qui al 2022, ma in realtà ha un orizzonte temporale molto più lontano, ponendosi come obiettivo quello di “costruire la Francia del 2030”, andando oltre la logica dell’emergenza. Tuttavia è prevista una terapia d’urto soprattutto per salvaguardare il tessuto produttivo e il lavoro, con l’obiettivo di recuperare entro il 2022 il livello occupazionale pre-crisi, creando già nel 2021 160.000 posti di lavoro. Un terzo della cifra totale del piano, 34 miliardi, è infatti destinata alle imprese, che beneficeranno complessivamente di 20 miliardi di sgravi fiscali in due anni, oltre che di prestiti e di incentivi per le assunzioni e la decarbonizzazione.

E’ la transizione energetica l’altra grande voce di spesa del piano macroniano: 30 miliardi andranno alle politiche ambientali. I trasporti incasseranno ben 11 miliardi, molti dei quali (4,7) destinati alla sola SNCF, le Ferrovie dello Stato francesi, per potenziare la rete ferroviaria, non tanto l’alta velocità quanto le linee regionali e i treni notturni. Il resto andrà al trasporto urbano e alle piste ciclabili, su cui le città transalpine, Parigi in testa, investiranno molto in seguito all’ondata ecologista registrata alle ultime elezioni amministrative. Ben 7 miliardi, molto di più che per l’analogo provvedimento italiano, sono invece stati stanziati per l’equivalente del nostro Superbonus, ovvero il rinnovamento energetico di abitazioni, uffici e locali pubblici. Di questi, 4 miliardi andranno a scuole e università.

Il bonus vale per tutti, a prescindere dal reddito, e scatterà a partire dal 1° gennaio 2021. Altri 9 miliardi sono destinati nuovamente alle imprese, per sostenerne il processo di decarbonizzazione. In particolare la Francia punta sullo sviluppo dell’idrogeno green, per il quale stanzia 2 miliardi in questo biennio e 7 complessivi da qui al 2030. Nonostante questo impegno, il capitolo “verde” non ha del tutto convinto gli ambientalisti, che ormai in Francia hanno sempre più voce in capitolo nell’agenda pubblica, soprattutto a livello locale. Infine, l’ultima grossa fetta dei 100 miliardi è destinata al capitolo “Coesione sociale e territoriale”. Si tratta di 36 miliardi complessivi con aiuti sparsi per giovani, disoccupazione, formazione, scuola, ospedali, ricerca, digitale, piano anti-povertà.

Nel dettaglio, 7,6 miliardi sono destinati a finanziare la cassa integrazione, 1,6 miliardi alla formazione, 1,1 miliardi per i premi a chi assume giovani, 100 milioni per i premi a chi assume persone disabili, quasi 1 miliardo per le competenze digitali, 3 miliardi per la ricerca, 6,5 miliardi di investimenti pubblici nella sanità (compresi i sussidi per l’accesso al vaccino anti-Covid), 5,2 miliardi per gli enti pubblici locali. Non arriva nemmeno al miliardo, però, la cifra assegnata alle “persone precarie”, quindi aiuti per l’iscrizione a scuole, università, alle mense e agli alloggi di emergenza per senzatetto e indigenti.

Commenta