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Il destino dell’Arabia Saudita dopo re Abdullah

REPORT INTESA SANPAOLO – Nel 2015-2016 il settore non idrocarburi crescerà del 4,5% – Per il settore idrocarburi, le autorità hanno ribadito che non intendono tagliare la produzione, perciò le previsioni sono di crescita zero – Ma il Pil crescerà lo stesso.

Il destino dell’Arabia Saudita dopo re Abdullah

La situazione politica dell’Arabia Saudtà sembra essere stabile. Il 23 Gennaio è morto il re Abdullah (era in carica da 10 anni) e gli è succeduto il fratellastro principe Salman. Come primi atti Salman ha modificato gli uomini di governo e ha designato suo erede un altro fratellastro, il principe Muqrin. Il potere della dinastia Saud appare solido. La situazione del Medio Oriente non desta particolare preoccupazione, l’Arabia Saudita ha, sin dall’inizio, assunto il ruolo di guida politico religiosa del mondo islamico di ispirazione sunnita. Il sostegno finanziario si presenta come uno strumento primario nella gestione della politica estera da parte del governo saudita.

La situazione economica, secondo un report del servizio studi di Intesa Sanpaolo, presenta un Pil preliminare 2014 al 3,6%. Nel dettaglio, le attività di estrazione idrocarburi fanno segnare una crescita dell’1%, mentre la raffinazione segna un + 12,1% (anche se nel 2013 il peso sul Pil di queste attività era del 2,9%); le attività non-idrocarburi sono in frenata dal +6,4% del 2013 al +5,1% del 2014. Il rallentamento dell’area non-idrocarburi è imputabile principalmente al settore finanziario immobiliare (+4,5% vs. +9,2% nel 2013).A livello aggregato, l’ampio e brusco calo del prezzo degli idrocarburi potrebbe avere un effetto negativo sulla propensione a consumare del settore privato. Le consistenti riserve finanziarie accumulate permettono tuttavia al Governo di perseguire una politica fiscale espansiva, in grado di bilanciare la probabile minor crescita della domanda privata.

Secondo previsioni Thomson Reuters nel 2015 e 2016 il settore non idrocarburi crescerà del 4,5%. Per il settore idrocarburi, le autorità hanno anche di recente ribadito che non intendono tagliare le quantità estratte in modo da rilanciare i prezzi, perciò le previsioni sono di crescita 0. Per il prossimo biennio le previsioni sul Pil, quindi, si attestano a circa il 3 % annuo.

Il tasso tendenziale d’inflazione ha chiuso il 2014 al 3%. Il tasso medio è sceso al 2,7% nel 2014 dal 3,5% nel 2013. Questo rientro delle pressioni inflazionistiche è stato determinato dal calo dei costi di trasporto e di comunicazione, che ha più che bilanciato gli aumenti di ricreazione e cultura (+7,2%), dei beni durevoli per la casa (+4,3%) e del tabacco(+6%). Le due categorie che hanno un peso maggiore nell’indice – l’alimentare-bevande (con un peso pari al 26%) e i costi per le abitazioni (con un peso pari al 18%) – hanno registrato un aumento del 3,3% e del 3,4% rispettivamente. Il regime di cambio fisso con il dollaro vincola la politica monetaria. Il corridoio dei tassi, delimitato dal tasso repo (pari al 2%) e dal reverse repo (al livello di 0,25%) risulta invariato dal 2009. In questo periodo le Autorità si sono limitate ad assorbire la liquidità in eccesso creata dalla crescita della spesa pubblica finanziata con gli incassi dal petrolio, con emissioni di Buoni del Tesoro e con operazioni di reverse repo. Dal 1986, il riyal saudita è legato al dollaro USA da un rapporto di cambio fisso pari a 3,75 riyal per 1 dollaro.

Nel corso del 2014 il cambio reale effettivo (REER) si è apprezzato dell’8%.L’Arabia Saudita ospiterà gli organismi centrali dell’Unione Monetaria dei paesi del Golfo, a cui, oltre l’Arabia Saudita, hanno aderito il Bahrain, il Kuwait e il Qatar. Il progetto risulta tuttavia da diverso tempo di fatto congelato e non è stato ancora definita una data precisa di partenza dell’Unione Monetaria.Il rapporto debito pubblico /Pil è modesto: 9,8% nel 2014

La bilancia dei pagamenti dell’Arabia Saudita registra un ampio surplus corrente (mediamente pari al 20% del Pil negli ultimi 10 anni) dovuto in gran parte alle transazioni commerciali mentre il conto finanziario presenta un deficit strutturale determinato dagli investimenti all’estero di residenti. A giugno 2014, l’Arabia Saudita aveva una posizione finanziaria internazionale netta (PFN) largamente attiva, pari a 821 miliardi (109,9% del PIL).

L’ Arabia Saudita, visti l’ampio stock di risorse finanziarie accantonate, il basso debito pubblico e i consistenti surplus dello Stato e del conto corrente della bilancia dei pagamenti non sembra destare preoccupazioni inerenti la solvibilità. Tuttavia, lo scorso dicembre, S&P confermando il rating AA- ha portato l’outlook da positivo a stabile, sottolineando i rischi che comporta il calo del prezzo del petrolio. 

Negli ultimi anni le maggiori riforme hanno riguardato, tra gli altri:
– Privatizzazioni (si veda il primo collocamento della compagnia di telecomunicazione STC a cui è seguito quello della principale compagnia assicurativa del mondo arabo NCCI)
– unione doganale tra le economie del Golfo (2003)
– modernizzazione del sistema legale e di assicurazione (2003)
– adesione al WTO (2005) 
– licenze ed attività di capital market, brokeraggio e assicurazione(2006-07)
Dal 2012 le società straniere possono essere quotate al Tadawul Stock Exchange

I principali progetti di investimento in corso nel settore industriale riguardano tutte le attività a elevato consumo energetico: nello specifico, centrali elettriche e impianti di dissalazione alimentati dal petrolio, impianti petrolchimici e per la produzione di alluminio. L’Arabia Saudita è, con la Cina, uno dei Paesi a più elevata crescita della domanda di idrocarburi.
La carenza di infrastrutture e di unità abitative evidenzia una certa difficoltà a spendere la ricchezza petrolifera.

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