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Fondi italiani: la raccolta torna positiva dopo 9 anni, ma i rendimenti restano insoddisfacenti

MEDIOBANCA, INDAGINE SU FONDI E SICAV – Era dal 2003 che le sottoscrizioni dei fondi italiani non superavano i riscatti: nel 2013 la raccolta netta è stata positiva per circa 17 mld, mentre gli utili sono arrivati a 8,6 mld – Rendimento netto medio al 3,4% – I costi di gestione sono scesi all’1,2% del patrimonio con la punta del 2,9% nel comparto azionario.

Fondi italiani: la raccolta torna positiva dopo 9 anni, ma i rendimenti restano insoddisfacenti

L’indagine su fondi e Sicav italiani messa a punto dall’ufficio studi Mediobanca considera 972 fondi di diritto italiano che fanno capo agli operatori più importanti per patrimonio gestito (24 per i fondi aperti), oltre a 1417 fondi incorporati e liquidati sino a tutto il 2013. Il tasso di rappresentatività dell’industria in termini di patrimonio è del 95% nel comparto dei fondi aperti e di oltre il 97% nelle altre categorie (eccetto chiusi e immobiliari). Rispetto all’edizione precedente sono stati rilevati 154 fondi in più, tenuto conto di 90 fondi incorporati o liquidati, nonché di 15 fondi per i quali il rendiconto non è stato reso disponibile. 

Ecco i dati salienti dell’analisi:

– Raccolta netta positiva dopo 9 anni in rosso 
Era dal 2003 che le sottoscrizioni dei fondi italiani non superavano i riscatti. Nel 2013 la raccolta netta è stata positiva per circa 17 miliardi di euro; nel complesso il patrimonio a fine 2013 ha segnato il terzo minor ammontare degli ultimi 16 anni. Il ridimensionamento dell’industria (ancora quattordicesima nel contesto internazionale; era quarta nel 2004) si traduce in un’incidenza dei patrimoni gestiti sul Pil pari al 9% contro il 42% nel 1999; l’Italia appare in forte controtendenza rispetto all’Europa dove l’incidenza nello stesso periodo è salita dal 48% al 75%.

– Risultato positivo di gestione 
Nel 2013 i fondi hanno chiuso i loro conti con un utile di 8,6 miliardi di euro (su un patrimonio da gestire che ad inizio anno era pari a 201 miliardi). Il rendimento netto medio del patrimonio è valutabile al 3,4%, che ha beneficiato particolarmente del recupero dei fondi azionari (11,7%) e dei bilanciati (5,6%), come pure dei fondi pensione, sia negoziali (5,4%) che aperti (8,1%); i fondi obbligazionari si sono fermati all’1,9%.

– Modalità di gestione 
I costi di gestione sono scesi all’1,2% del patrimonio con la punta del 2,9% nel comparto azionario, nuovo massimo storico (quasi quattro volte rispetto ai fondi Usa). Anche la rotazione del portafoglio (il cui completo rigiro avviene ogni 9 mesi) si è confermata elevata, specie se confrontata con la media dei fondi azionari americani (che supera i due anni).

– Valutazione di lungo periodo 
I rendimenti in un’ottica di lungo periodo sono ancora insoddisfacenti; chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 30 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in Bot a 12 mesi, una perdita di una volta il patrimonio iniziale (aumentato nel periodo di sole 3,9 volte contro le 4,9 dei Bot). Sulla base del tasso risk free, il frutto dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 86 miliardi di euro nell’ultimo quindicennio.

– Il 2014 
Secondo le statistiche ufficiali disponibili, nei primi tre mesi del 2014 vi è stata una prevalenza delle sottoscrizioni sui riscatti per 6,6 miliardi di euro nei fondi di diritto italiano. I fondi roundtrip (promossi all’estero da gestori italiani) hanno segnato un volume di raccolta netta pari a 13,1 miliardi. La performance degli italiani nel periodo è valutabile nell’ordine dell’1,5%.

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