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Cinema, Domino: De Palma c’è, ma non si vede

Cocente delusione per l’ultima prova di Brian De Palma: sceneggiatura inverosimile, attori senza direzione, tanto che l’intrigo a Stoccolma è stato rinnegato dallo stesso regista. Con questo caldo, meglio godersi un gelato al limone

Cinema, Domino: De Palma c’è, ma non si vede

Giudizio dell’autore:

1 stella e mezza

Intrigo terroristico internazionale che inizia a Stoccolma e si conclude in Spagna che vede impegnati la polizia locale, la Cia e una cellula di terroristi legati all’ISIS. Questa la trama essenziale di Domino, film della settimana (da notare per i lettori affezionati: non abbiamo scritto “proponiamo”) firmato e disconosciuto dal noto regista americano Brian De Palma. Siamo stati tratti in inganno proprio dalla suo nome, con la memoria a titoli memorabili della sua filmografia: dal Fantasma del palcoscenico, il primo che abbiamo visto nel ’73 fino a Passion del 2012 e nel messo altri titoli memorabili come Vestito per uccidere (Dressed to Kill) del 1980, Scarface del 1983, e tra i suoi migliori The Untouchables – Gli intoccabili del 1987.

I lettori ci perdoneranno una citazione di Shopenhauer: “L’arte di non leggere è assai importante” e, parafrasando, vorremmo adattarla al grande schermo con “l’arte di non vedere film inguardabili” è altrettanto importante. Si capisce bene perché, per quanto è dato sapere, De Palma ha pressoché rinnegato questo film anche se, nei titoli di coda compare in bella vista la sua regia. Si tratta infatti di un raro esempio di come non si realizza una racconto cinematografico, o meglio, di come si realizza nel peggiore dei modi. Anzitutto gli attori: per buona parte si tratta di figure impresentabili per una qualsiasi normale scuola di recitazione che, evidentemente, hanno avuto la sfortuna di incontrare un regista non in grado di dirigerli al minimo sindacale.

Poi la sceneggiatura ai limiti dell’improbabile e dell’inverosimile. Già dalle prime sequenze si intuisce come evolverà tutto il racconto: sgrammaticato e privo di ogni logica. Come è pensabile che un poliziotto impegnato in operazioni anticrimine possa “dimenticare” la propria pistola seppure dopo una notte di passione e, a partire da questo elemento, far dipanare tutta la vicenda? Tutto è possibile: per raccontarlo al cinema e coinvolgere lo spettatore occorre qualcosa di più. A questo film, semplicemente, manca tutto, compreso l’uso delle comparse dove, evidentemente, hanno puntato al risparmio e spesso si vedono le stesse persone in contesti diversi.

Domino potrebbe a malapena andare bene per un telefilm di genere come spesso le produzioni nordiche ci hanno abituato, dove tutto si semplifica e si riduce ai minimi termini. Il cinema, però è altra cosa. Recentemente è stato proposto un accordo tra produttori, distributori ed esercenti per far uscire nelle sale durante il periodo di bassa stagione titoli interessanti (Moviement). L’idea è buona ma necessita, appunto, di titoli interessanti. Altrimenti si capisce bene lo spettatore che preferisce un sano gelato al limone piuttosto che sorbirsi un polpettone del genere.

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