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Borsa: dopo l’arresto dei Ligresti vola Fonsai, gli immobili sperano nel concordato

Così tramonta l’impero dell’Ingegnere di Paternò, ma l’effetto degli arresti sui titoli di Borsa sconta la possibilità che ora per gli immobili del gruppo il concordato diventi più vicino – Dopo un’apertura in territorio negativo, Fonsai mette il turbo a Piazza Affari.

L’impatto emotivo è durato un’ora o poco più. Il titolo Fonsai ha perduto fino all’1,5% subito dopo la notizia degli arresti di Salvatore Ligresti, delle figlie e dei collaboratori più stretti. Poi, il mercato ha preso atto che le contestazioni dei magistrati, da quel che si apprende dalla conferenza stampa, non aggiungono nulla di nuovo a quanto già si sapeva: un buco nella riserva sinistri di circa 600 mln euro, più un danno patrimoniale di circa 300 milioni dovuto all’occultamento di “un’informazione sensibile e determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione ha cagionato un grave danno ad almeno 12.000 risparmiatori”, come si legge nel comunicato della Fiamme Gialle.

Si tratta, insomma, di una cifra già nota e già coperta da Unipol-Fonsai con la previsione nel piano 2012-2015 di rafforzamenti delle riserve sinistri danni di esercizi precedenti per circa 900 milioni di euro. Anzi, l’uscita di scena dei Ligresti fa venir meno la minaccia di azioni legali di disturbo da parte dell’ex gruppo di controllo, già paventate nelle scorse settimane dopo dichiarazioni sibilline di Giulia Ligresti.

Il mercato, in cambio, non crede che la nuova Fonsai possa rifarsi sugli ammanchi nei confronti dei vecchi amministratori: un’azione legale potrebbe essere avviata ma non è facile prevedere quali somme potrebbero essere recuperate. Nessuna conseguenza nemmeno sulle partite ancora aperte sui terreni coinvolti nei fallimenti di Inco e Sinergia, che non sono confluite in Unipol Fondiaria. Tre settimane fa il Comune di Milano e la Regione Lombardia hanno reso noto di aver congelato le decisioni sul cosiddetto progetto Cerba, il Centro europeo di ricerca biomedica, che riguarda un terreno che rientra nel fallimento del gruppo Ligresti, e si trova all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. 

L’area Cerba era stata ipotecata da Salvatore Ligresti per 120 milioni di euro per avere prestiti da Unicredit e da altre banche, ipoteche che però nell’ambito del fallimento di Imco e Sinergia Holding, a monte del gruppo, sono state giudicate dal Tribunale fallimentare in primo grado “operazione depauperatoria” e “atto formato senza i requisiti di legge”. “Ora il ceto bancario dovrà mettere a punto la sua proposta, ma possiamo dire che il concordato è più vicino”, dichiarò in quell’occasione il numero uno di Hines in Italia, Manfredi Catella. Il Cerba, del resto, è l’asset chiave attorno al quale ruota l’intero piano di concordato che sarà presentato dalle banche creditrici esposte verso il sistema delle holding dei Ligresti per 325 milioni. Il piano prevede il conferimento delle aree in un fondo immobiliare gestito da Hines oltre ad altri immobili di proprietà di Imco e Sinergia.

E’ l’ultimo pezzo di quello che fu l’impero immobiliare della Milano da bere.

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