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Moda femminile al rallentatore in Europa

Il settore è sempre più costretto a cercare sbocchi nei Paesi emergenti: l’export di moda femminile nel 2011 ha continuato ad aumentare, ma con una frenata nell’Ue – E’ cresciuta invece la quota di mercato del Nuovo mondo: +17% – Sale anche l’import, con la Cina a far la parte del leone: 1,2 miliardi il valore complessivo – In Italia i consumi ristagnano.

Moda femminile al rallentatore in Europa

La vecchia Europa fatica a tenere un passo vivace negli acquisti di abbigliamento italiano e così la moda è sempre più costretta a cercare spazio nel Nuovo mondo. Le ultime anticipazioni appena rilasciate dall’Ufficio studi di Smi, Sistema Moda Italia, parlano chiaro: tra gennaio e ottobre dell’anno scorso, ultimi dati disponibili, l’export di moda femminile ha continuato ad aumentare, ma con un progressivo rallentamento, in particolare nei Paesi dell’Unione europea, che raccolgono ancora il 52,2% dell’export totale di questo settore.

Nei primi dieci mesi dell’anno scorso le vendite all’estero sono cresciute dell’11,6% ma nel primo semestre erano salite del 15,6%. In ambito Ue, poi, la crescita non è andata oltre il 6,9% (dimezzata rispetto alla prima parte dell’anno) mentre nei Paesi extracomunitari è schizzata a +17% con un rallentamento rispetto a giugno molto contenuto. E ha raggiunto un valore complessivo di quasi 2,9 miliardi di euro con i 3,1 miliardi dell’area Ue.

In questo periodo è aumentato anche l’import  (+11,8%), con un andamento sostanzialmente invariato nei dieci mesi analizzati: la parte del leone spetta sempre alla Cina, che però è rimasta stabile (+0,6%) per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro, ben lontana dal secondo posto della Romania, salita a 355 milioni (+26%). Curioso il boom del Belgio da cui sono arrivati in Italia prodotti di moda femminile per 185 milioni di euro con un aumento del 48,5%. Come si spiega? Semplice: Belgio e Olanda rappresentano porte d’ingresso in Europa per produzioni di origine asiatica.
La Francia resta saldamente in testa alla classifica dei nostri mercati di sbocco, sempre per l’abbigliamento donna (con 767 milioni di euro e un aumento che sfiora il 10%) seguita dalla Germania, che arriva a 608 milioni (+15%). Terza è la Russia, in buona ripresa (+22,7% a 576 milioni) rispetto al 2008 quando con 665 milioni di euro era la prima destinazione per la moda donna italiana.

Quanto al Far East, la Cina mette a segno una crescita che sfiora il 30% per un valore complessivo ancora contenuto: 77 milioni di euro, molto vicino a quello della Corea del Sud che risulta in aumento del 31,5%. Va però sottolineato che l’export verso Hong Kong è arrivato a 284 milioni di euro (+25,5%). Inaspettato, infine, è arrivato il risveglio del mercato giapponese che, dopo una lunga stagnazione, registra un aumento dell’8,5%.

E in Italia? I consumi ristagnano ancora. A pochi giorni dall’avvio delle sfilate di Milano moda donna (partiranno mercoledi 22 febbraio per concludersi martedì 28)  non si può dire che l’ottimismo sia diffuso, a parte alcuni casi particolari. Il mercato italiano resta difficile, sono avvantaggiate solo le città e le aree turistiche. “Basta pensare che l’80% degli acquisti che avvengono nei centri storici delle grandi città italiane è dovuto agli stranieri” spiega Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagini, in occasione della presentazione dei Saloni milanesi della società fiorentina (Touch!, neoZone e cloudnine) che si apriranno nel giorni delle sfilate.

Un serio problema per noi è quello dei prezzi, che i grandi marchi hanno aumentato recentemente del 20-30%” avverte Beppe Angiolini, aretino, presidente della Camera dei buyer. E aggiunge: “Forse le aziende pensano ai mercati asiatici, al Far East, non si rendono conto che l’Italia è molto in difficoltà”. Un po’ in difficoltà, a detta di Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, sono anche le sfilate milanesi: “I compratori internazionali sono sempre meno – dice – per tanti motivi diversi: la tempistica, i costi, ma non solo. Occorre ripensare questi appuntamenti e farlo in maniera coordinata, tutti insieme e con tutta la città. Come avviene a Parigi”. Dove, però, è forse più facile superare gelosie e protagonismi delle star della moda italiana.               

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