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Lavoro, ecco come cambierà l’articolo 18

Nell’ultima versione proposta dal ministro Fornero ai sindacati, l’articolo 18 continuerebbe ad essere valido solo in caso di licenziamenti discriminatori – Per quelli legati a motivi economici previsto solo un indennizzo – Modello tedesco in caso di ragioni disciplinari: sarà il giudice a decidere fra indennizzo e reintegro.

Lavoro, ecco come cambierà l’articolo 18

Sulla riforma del lavoro è arrivato il momento di “tirare le somme”. Con queste parole un comunicato di Palazzo Chigi annuncia la convocazione del vertice decisivo fra il premier Mario Monti e le parti sociali. Appuntamento per martedì prossimo alle ore 15 e 30. Saranno presenti anche il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Ma già domani e dopo a Milano molti dei protagonisti del confronto tra Governo e parti sociali diranno la loro al convegno della Confindustria “Cambia Italia: riforme per crescere”a cui interverrà lo stesso Monti.

L’Esecutivo “considera positivamente lo spirito di collaborazione e il contributo di idee offerto sin dal primo momento dalle parti sociali”, ma i tempi rimangono stretti: bisogna “arrivare a una conclusione, auspicabilmente con un pieno accordo, entro la fine di marzo”. 

Intanto, sui contenuti della riforma inizia a farsi chiarezza. Ecco le novità emerse dopo l’incontro di ieri fra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e i rappresentanti dei sindacati:

ARTICOLO 18 VALIDO SOLO PER DISCRIMINAZIONI

Nelle intenzioni del Governo, il tanto contrastato articolo 18 – che obbliga al rintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa – rimarrà in vigore solo per i casi di discriminazione. Chi viene mandato via dall’azienda per motivi economici riceverà un indennizzio proporzionale alla durata del rapporto di lavoro.

Sui licenziamenti per motivi disciplinari, invece, l’Esecutivo intende seguire il modello tedesco (ed è questa la soluzione più avversata dai sindacati): il giudice deciderà se il singolo lavoratore abbia diritto all’indennizzo o al reintegro. In questo secondo caso – a prescindere da quanto sia durata la causa – il risarcimento per gli stipendi arretrati non potrà superare le 24 mensilità. I contributi pensionistici dovranno invece essere pagati per intero.  

AMMORTIZZATORI SOCIALI: SI PARTE DAL 2016-17

Il ministro Fronero si è detto disponibile ad estendere il termine della fase di transizione dal 2015 al 2016-17. Sembra inoltre destinata a sopravvivere l’indennità di mobilità, che dovrebbe accompagnare il lavoratore una volta conclusa l’indennità di disoccupazione.

Questa si applicherà a tutti i dipendenti (privati e pubblici) con contratto a tempo determinato. Fornero l’ha definita un’ “assicurazione sociale per l’impiego” e per averne diritto bisognerà avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane lavorative negli ultimi due anni. 

L’assegno massimo dovrebbe essere di circa 1.120 euro al mese, ma con un taglio del 15% dopo sei mesi e di un altro 15% dopo il secondo semestre. La durata del trattamento potrà variare fra gli 8 e i 12 mesi. Solo per i lavoratori d’età superiore ai 55 anni sarà possibile arrivare a 18 mesi. L’aliquota contributiva sarà dell’1,3%, ma salirà al 2,7% per i lavoratori precari.

CONTRATTI: DALL’APPRENDISTATO ALL’ASSUNZIONE

Con un’aliquota dell’1,4% sui contratti a termine, la precarietà dei lavoratori diventerà più cara per le aziende, che saranno spinte a puntare sull’apprendistato. Quest’ultima forma contrattuale verrà potenziata e incentivata: i contributi da pagare saranno bassissimi o addirittura nulli per i primi tre anni, ma il licenziamento potrà arrivare solo “per giusta causa” e dovrà essere garantita una formazione certificata dei lavoratori. Allo scadere del triennio, il bivio: l’impresa potrà scegliere se chiudere il rapporto con l’apprendista oppure stabilizzarlo con un contratto a tempo indeterminato.

Obiezione: perché mai un’impresa dovrebbe stabilizzare se potrà continuare a sfruttare gli apprendisti? Correttivo: la facoltà di incamerare apprendisti sarà garantita solo alle aziende che nel passato recente abbiano assunto a tempo indeterminato una certa quota di lavoratori. La stabilizzazione comporterà anche un premio economico per le società, che potranno recuperare quanto versato per il pagamento dell’aliquota all’1,4% sui contratti a termine. 

CO.CO.PRO: PIU’ CONTRIBUTI

Rivoluzione in arrivo anche per i contratti a progetto, che saranno resi meno convenienti con l’incremento dell’aliquota contributiva Inps, in modo da avvicinarla a quella prevista per i dipendenti. I co.co.pro inoltre non potranno più essere disdetti prima del tempo e senza giusta causa dal datore di lavoro. Il concetto stesso di “progetto”, inoltre, dovrà essere definito con maggiore precisione. 


Allegati: ammortizzatori.pdfhttp://firstonline-data.teleborsa.it/news/files/422.pdf

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