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JOBS ACT 2 – Nel testo del Governo non si parla mai nè di Statuto dei lavoratori nè di articolo 18

Nel nuovo emendamento Poletti al Jobs Act si parla di “tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio” per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato ma resta un punto cruciale indefinito: i nuovi assunti sono solo i nuovi occupati o, come sembra logico, anche chi cambia lavoro, che non potrà certamente portare l’articolo 18 in eredità?

JOBS ACT 2 – Nel testo del Governo non si parla mai nè di Statuto dei lavoratori nè di articolo 18

Diciamoci la verità sul Jobs Act n. 2 del ministro Poletti. Nell’emendamento 4.1000, presentato dal Governo in sostituzione dell’art.4, ci si possono riconoscere tutti: da Maurizio Sacconi a Cesare Damiano, passando per Pietro Ichino. La norma di delega emendata è certamente meno generica e più articolata rispetto ai testi precedenti, anche se, ad avviso di chi scrive, resta inadeguata in relazione a quanto disposto dall’art. 76 Cost. 

Ma la politica ha le sue esigenze che finiscono sempre per prevalere. E in questo caso occorreva fare in modo che avessero vinto tutti e perso nessuno. Poi si vedrà nel corso dell’iter legislativo e soprattutto al momento della predisposizione degli schemi dei decreti legislativi che dovranno raccogliere i pareri di Commissioni validamente presiedute da due dei protagonisti della mediazione di ieri: Sacconi e Damiano, appunto. 

Analizziamo gli aspetti più importanti del nuovo testo. Innanzi tutto, le parole che mancano. Non si parla mai di Statuto dei lavoratori né tanto meno di articolo 18 e di disciplina del licenziamento individuale. Vengono però indicate delle materie che necessariamente richiederanno delle modifiche ad ambedue i santuari della gauche: le norme riguardanti il c.d. demansionamento (ovvero la possibilità – ora preclusa – di inquadrare i lavoratori in mansioni inferiori se ciò comporta la salvaguardia del posto di lavoro) e il controllo a distanza, essendo le disposizioni assunte nel 1970 completamente superate dalle nuove tecnologie. 

Oddio: non è che i criteri di intervento siano ben definiti, dal momento che essi si limitano a raccomandare al legislatore delegato di tener presenti sia gli interessi dei datori che quelli dei lavoratori. Poi si arriva alla confettura sulla torta: la ‘’previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio’’. Alcune questioni rimangono indefinite.

Innanzitutto, non è detto che dal novero delle tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio sia da escludere la sanzione della reintegra per lasciare il posto soltanto al risarcimento economico. In secondo luogo, noi interpretiamo che i nuovi assunti non coincidano obbligatoriamente con i nuovi occupati, ma che il contratto di nuovo conio si applichi anche a chi cambi lavoro e venga assunto ex novo da un altro datore. Se tali soggetti conservassero, infatti, una sorta di status ad personam (una disciplina del licenziamento ‘’d’annata’’), una volta usciti da un impiego stenterebbero a rientrare nel mercato del lavoro per ovvi motivi. Ma avverrà davvero così ? 

In ogni caso, pare indubbio che dovrà esserci un cambiamento importante: quanto meno la tutela reale – anche se continuerà ad essere contemplata e non solo come sanzione del licenziamento nullo o discriminatorio – interverrà a rapporto di lavoro inoltrato (in nome, appunto, della logica della protezione crescente ‘’in relazione all’anzianità di servizio’’). Per capire, dunque, come finirà questa vicenda bisogna aspettare. Nel frattempo però sarebbe consigliabile non cantare anticipatamente vittoria. E fare tesoro della prima riforma Poletti. Il contratto a termine ‘’liberalizzato’’ rimane ancora la modalità di assunzione più conveniente. 

E, a nostro avviso, lo rimarrà anche in seguito. La delega emendata prevede, poi, un giro di vite sui contratti flessibili (non era così nell’emendamento Ichino). Questo è certamente un successo di principio della sinistra. Al centro destra è già capitato – ai tempi della legge Fornero – di sopravvalutare qualche giro di valzer (poi rivelatori inadeguato) intorno al totem dell’art.18 e di non accorgersi che gli stavano sottraendo la c.d. flessibilità in entrata.

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