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“Il 2019 anno nero per le grandi operazioni M&A”

Parla con FIRSTonline Gianmarco Tosti, Country manager Willis Towers Watson Italia, società globale di consulenza e brokeraggio: “La colpa è delle incertezze geopolitiche e commerciali. L’instabilità politica italiana? Incide poco” – La società ha lanciato un nuovo algoritmo d’avanguardia per la gestione del rischio.

“Il 2019 anno nero per le grandi operazioni M&A”

Il 2019 sarà un anno nero per le grandi operazioni di M&A, quelle da oltre 100 milioni di dollari di valore. Parola di Willis Towers Watson, una delle principali società di consulenza e brokeraggio a livello globale, quotata al Nasdaq e presente anche in Italia con 450 dipendenti: secondo gli ultimi risultati del Quarterly Deal Performance Monitor, redatto in partnership con la Cass Business School, il mercato globale M&A ha vissuto, per la prima volta, una performance negativa per sette trimestri consecutivi. “Quest’anno, finora, sia il volume che il numero delle operazioni sono in contrazione, e non ci sono segnali di un’inversione di tendenza”, commenta con FIRSTonline Gianmarco Tosti, Country manager Willis Towers Watson Italia: “Il motivo di questo trend negativo? Più psicologico che altro: si nota l’impatto delle incertezze geopolitiche e commerciali, come Brexit e i dazi Usa-Cina. Questo non favorisce un clima di fiducia tra gli investitori e smorza la propensione a grandi investimenti”.

I dati del Monitor sono incontrovertibili: il volume delle operazioni del secondo trimestre di quest’anno è il più basso dal 2009, con 144 operazioni finora completate. Solo guardando all’Europa, il volume è il più basso dal 2013 e per la prima volta in cinque anni, nel secondo trimestre del 2019 non sono state completate grandi operazioni (quelle valutate oltre 10 miliardi di dollari). In questo scenario di incertezza, quanto pesa la situazione italiana, vista da fuori? “L’Italia – sostiene il country manager italiano di un gruppo presente in 140 Paesi nel mondo, con un fatturato totale da 8,6 miliardi – è Paese di eccellenze, ma che vive da troppi anni il problema della crescita economica, che non garantisce equità sociale, come dimostra il grande divario tra Nord e Sud. Siamo tuttavia un mercato sempre di grande interesse, perché rappresenta una manifattura di prim’ordine e ha un sistema finanziario evoluto, e nel bene e nel male ha mantenuto una certa stabilità politica. Ci sono Paesi che crescono più di noi ma più instabili politicamente, come alcuni Pesi emergenti extra Ue ad esempio”.

Tra le attività principali di Willis Towers Watson, c’è quella di fornire soluzioni per la gestione del rischio. Innanzitutto a livello tecnologico, visto il dilagare delle difficoltà legate alla cybersecurity: secondo un recente studio, condotto su 467 aziende di diversi settori industriali in 17 Paesi, le perdite subite dalle aziende a causa degli attacchi informatici sono ammontate, in media, a 4,7 milioni di dollari nell’ultimo anno fiscale, con più di un’azienda su dieci che ha perso oltre 10 milioni di dollari. “La prevenzione è importante – spiega Tosti -, perché un’altissima percentuale di rischi cyber ha origine dall’azione di una persona, come ad esempio aprire un file sbagliato. Deriva talvolta dal semplice fatto di non conoscere bene le tecnologie e la nostra consulenza agisce per questo su tre assi: formazione del personale, protezione assicurativa e rinforzo delle strutture IT dell’azienda”.

Per prevenire e misurare questi – ma anche altri – rischi, Willis Towers Watson ha lanciato il Connected Risk Intelligence, un sistema di algoritmi che utilizzano Big Data ma anche dati storici delle aziende clienti e che aiutano a prevenire e gestire in maniera sempre più sofisticata i rischi finanziari. “E’ l’evoluzione del software IGLOO – racconta il manager italiano -, che già mettiamo a disposizione delle compagnie assicurative nostre clienti, tra cui figurano anche quelle maggiori italiane. Ora lo applichiamo pure agli altri clienti corporate, con l’obiettivo di indirizzarli verso la scelta più corretta, in quel sottilissimo confine tra l’accettazione del rischio e la sua assicurazione. Cioè siamo in grado di consigliare se assicurare un rischio e fino a che punto farlo, a quale livello di franchigia”. Non solo i cyber-rischi, come detto: anche quelli legati ai cambiamenti climatici, uno dei paradigmi del momento tanto sul piano politico quanto su quello finanziario, visto che a livello globale sempre più investimenti sono dirottati sull’economia sostenibile.

Come prevenire dei fenomeni che per loro natura sono altamente imprevedibili? “L’obiettivo è ridurre il più possibile la volatilità, e per questo abbiamo un team di ingegneri altamente specializzati, in grado di fare una mappatura dei rischi legati ad eventi accidentali ma sempre più frequenti come alluvioni, uragani, siccità. Per alcuni di questi eventi esistono coperture assicurative facilmente reperibili: le stesse compagnie assicurative si stanno riorganizzando, considerando un trend di costi sempre maggiori a fronte delle coperture per gli eventi catastrofali legati ai cambiamenti climatici. E’ un tema serio, che va affrontato e risolto a livello politico e globale”, chiude Tosti.

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