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Huawei: la Cina la difende, le tlc Usa volano

Dopo l’escalation della tensione tra Usa e Cina su Huawei, l’amministrazione americana concede tre mesi di tempo prima della messa al bando del colosso asiatico – Le nozze tra Sprint e T-Mobile danno nuovo slancio alle telecom americane – Crolla invece l’high tech

Huawei: la Cina la difende, le tlc Usa volano

“I politici americani sottovalutano la nostra forza: non sarà facile fare a meno dei loro chip, ma abbiamo scorte sufficienti”. Così ieri sera ha detto Ren Zengfei, il presidente di Huawei, intervistato dalla tv cinese. L’ex ufficiale dell’esercito cinese, ha affermato che la società è tecnologicamente all’avanguardia ed è in vantaggio su tutte le altre nella telefonia 5G: nel giro di qualche anno, sanzioni o non sanzioni, si vedranno gli effetti del suo primato. È questa la risposta di Pechino alla decisione Usa di vietare i rapporti con il colosso cinese, culminata nella decisione di Google di escludere Huawei dal servizi più comuni, compresa Gmail, una mossa che segna un salto di qualità nel duello tra i Grandi: la guerra commerciale è diventata guerra tecnologica senza esclusione di colpi, dai costi per ora imprevedibili. Non solo per i due grandi.

Nell’attesa di vedere come andrà a finire, le autorità Usa hanno concesso a sorpresa 90 giorni di tempo prima di imporre la messa al bando. Trattative sono inoltre in corso con Google per cercare di trovare una soluzione, ha dichiarato il fondatore del colosso cinese Ren Zenghfei.

I listini cinesi per ora tengono botta: le Borse della Cina rimbalzano dopo due giorni consecutivi di ribasso, indice CSI 300 dei listini di Shanghai Shenzhen +1,9%, Hong Kong +0,3%, Taipei +0,6%.

Washington ha precisato in serata che i divieti su Huawei diventeranno esecutivi solo tra tre mesi. “Un rinvio che non vale molto”, ha commentato Ren.

DEBOLE TOKYO IN ATTESA DI TRUMP

In Asia, salgono la maggior parte dei mercati azionari L’indice BSE Sensex dell’India, stamattina +0,5% a 39.550 punti, è sui massimi della storia dopo che i sondaggi hanno anticipato il successo di Modi alle elezioni. Il dato definitivo sarà annunciato giovedì.

Fa eccezione Tokyo (-0,3%), che si accinge a ricevere la visita di Donald Trump che assisterà anche ai campionati di sumo.

Deboli ieri i mercati Usa, stressati dalla prospettiva di un brusco calo dell’industria dei semiconduttori. Dow Jones -0,33%, S&P 500 -0,67%, Nasdaq -1,46%.

TRACOLLANO I CHIP: STM -9,7%. FRANANO APPLE E TESLA

L’indice Sox (Philadelphia Semiconductor Index) ha chiuso in calo del 4% ai minimi da tre mesi. Qualcomm, specializzata nei chip per il mondo della telefonia, è tra le peggiori del settore con un calo del 5%. In Europa pagano un alto prezzo Infineon (-5%) e, soprattutto, Stm, che ha lasciato sul terreno il 9,7%.

Frana Apple (-3,5%) anche per il rischio di ritorsioni cinesi: dall’inizio de mese il titolo perde quasi il 15%.

Tracolla Tesla: -4,7% sotto i 200 dollari, prezzo che non vedeva dalla fine del 2016. Non va meglio all’auto più tradizionale: Ford ha annunciato il taglio di 7 mila posti di lavoro nel mondo.

NOZZE D’ORO TRA SPRINT E T-MOBILE

A contenere le perdite è stato il settore Tlc. Sprint Corp. ha messo a segno un balzo del 23% che trascina l’intero settore Telecomunicazioni. T-Mobile Usa guadagna il 5,2%. Le due società hanno ottenuto il via libera del Presidente dell’Ente regolatore delle Telecomunicazioni Usa per la proposta di fusione da 26 miliardi di dollari.

Donald Trump, in un’intervista alla sua rete preferita, a Fox News, ha detto di essere a suo agio in questa situazione. I dazi annunciati da entrambe le parti, a suo dire, fanno molto più male alla Cina, più debole perché il bilancio commerciale è tutto spostato verso gli Stati Uniti. La Cina potrebbe anche mandare la trattativa per le lunghe, indebolendo Trump in vista della partenza della campagna elettorale: Joe Biden, l’ex vice di Obama, secondo i sondaggi è in vantaggio su tutti i contendenti del proprio campo, ma anche sullo stesso Trump che ha già ordinato indagini sui rapporti dello sfidante con Pechino.

SALE IL PETROLIO: L’IRAN AUMENTA LA PRODUZIONE DI URANIO

Il petrolio Brent stamattina è in rialzo dello 0,3% a 72,2 dollari il barile: l’Iran ha incrementato la produzione di uranio arricchito, a seguito della propria decisione di non rispettare più i limiti che si era dato nel 2015. L’agenzia stampa Tasnin ne ha dato conto stanotte, citando un alto dirigente dell’agenzia statale dell’energia atomica.

A Piazza Affari Eni -0,2%, Saipem -1,3% e Tenaris-0,3%

MILANO TIENE NONOSTANTE L’EFFETTO CEDOLE

La guerra a Huawei ha dominato la scena anche in Europa. D’altronde, come scrive Limes, il Vecchio Continente è forse il campo di battaglia principale della sfida: “Dal punto di vista geopolitico, l’Europa rappresenta per Pechino la quadratura di un cerchio d’indubbio fascino. La Cina non può e non vuole attaccare la leadership tecnologica americana direttamente. Il mercato americano è difficile da penetrare, pertanto spostarsi verso l’Europa, che ha comunque economie dinamiche, un tenore di vita elevato e fame di tecnologia, è diventato un obiettivo primario”.

Piazza Affari ha retto al colpo: il calo, al netto degli effetti del Dividend day (71 società hanno staccato la cedola) si è ridotto allo 0,20% circa.

L’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 2,68% a quota 20.540 punti, di cui il 2,55% per effetto delle cedole. In rosso anche l’indice Mid Cap (-2,01%) e lo Star (-1,45). Molto peggio gli altri mercati azionari europei, Dax di Francoforte -1,6%, Cac40 di Parigi -1,4%. Londra arretra di mezzo punto.

LO SPREAD SALE A 280, NUOVE LITI NEL GOVERNO

Volumi sottili per il mercato obbligazionario a pochi giorni dal voto europeo, nonostante le nuove tensioni nel governo. Il premier Giuseppe Conte, rispondendo al sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti che lo ha descritto come non più “super partes”, ha detto che è “gravissimo” mettere in discussione la sua imparzialità.

Lo spread si è attestato a 280 punti base dai 278 di venerdì. Il tasso del decennale è in area 2,70%, da 2,67% la seduta precedente.

TIM, MENO RICAVI MA ANCHE MENO DEBITI

Gli effetti delle novità Usa sulle tlc si è fatta sentire anche in Europa: l’indice Eurostoxx di settore è stato ieri l’unico a chiudere in terreno positivo nel Vecchio Continente. Ma l’euforia non ha contagiato Tim -0,7% in attesa dei conti approvati dal consiglio ieri sera. Il trimestre si è chiuso con ricavi in contrazione (-4,6% a 4,47 miliardi), indebitamento in lieve calo (25,08 miliardi) e un flusso di cassa positivo per 514 milioni. Stamane si terrà la conference call con l’ad Luigi Gubitosi.

ENEL E ITALGAS GUIDANO LE UTILITIES

Nel listino italiano si sono salvati i titoli difensivi, a partire dalle Utility: Enel +1%. La controllata argentina Empresa Distribuidora Sur S.A. (“Edesur”) ha sottoscritto con lo Stato nazionale argentino due accordi che consentono di risolvere alcuni contenziosi pregressi e ancora pendenti, con un impatto positivo sull’Ebitda consolidato del 2019 di circa 180 milioni di euro.

Bene anche Italgas (+1,5%) e Snam (-0,4%).

FCA, PER BANCA AKROS È ACCUMULATE

Fiat Chrysler (-0,88%) ha staccato la cedola straordinaria da 1,3 euro per azione. Sul titolo Banca Akros ha aggiustato il target price a 14,7 euro da 16 euro, confermando ad accumulate il rating.

UNICREDIT, PROVE DI ACCORDO SU COMMERZBANK

Tra le banche, Intesa Sanpaolo +0,6%, Ubi Banca +0,3%, Unicredit -2,4%, Mediobanca -0,2% (Banca Mediolanum ha incrementato lievemente la quota a 3,36%) e Banco Bpm -1% (HSBC taglia il target price a 2 euro). Generali +1%.

Al di fuori del paniere principale da segnalare i balzi in avanti di Fiera Milano (+4,5%), Rai Way (+4%) ed Erg (+3%).

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