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Corsa alle terre rare, anche l’Europa scende in campo: ecco cosa sono e perché sono importanti

La Cina continua ad avere quasi il monopolio di queste materie indispensabili per l’industria tecnologica, ma l’Occidente sta cercando di colmare il divario. Vediamo a che punto siamo

Corsa alle terre rare, anche l’Europa scende in campo: ecco cosa sono e perché sono importanti

Anche l’Europa è a caccia di terre rare: un gruppo di elementi metallici di fondamentale importanza nella componentistica di materiali di altissima tecnologia. Dall’economia rinnovabile a quella aerospaziale passando per le auto elettriche e la fibra ottica: le terre rare sono fondamentali per l’economia di oggi e di domani. Gli stati membri dell’Ue sopperiscono al fabbisogno di questi elementi in larga misura attraverso le importazioni, soprattutto dalla Cina – il principale fornitore – che negli anni ha saputo mantenere, con massicci investimenti pubblici, una vasta rete di raffinazione delle materie prime, portando oggi molto produttori del pianeta ad esportarvi i loro minerali. Un primato che ha permesso per anni di aumentare i prezzi e anche di imporre quote di esportazione su molti di questi prodotti – nell’ultimo anno la Cina ha aumentato i prezzi del 50-90% – ma anche di avere un significativo impatto sull’ambiente: estrarle è particolarmente inquinante, sia per le sostanze utilizzate che per i rifiuti che produce.

Ma la corsa verso le terre rare riguarda tutti i grandi protagonisti sullo scacchiere geopolitico. Chi li possiede sarà in grado di guadagnare posizioni di grandissimo vantaggio nei confronti del resto del mondo. E chi ne è privo, invece, rischia di trovarsi in una posizione di totale dipendenza economica quanto politica. Come abbiamo già visto per quella energetica, ma sarebbe ancora peggio. E nessuno vuole replicare il disastro gas. Per questo l’Europa ha deciso di recuperare “terreno” sulle terre rare ma non solo scavando. L’Ue punta a identificare progetti strategici lungo tutta la filiera anche nel recupero e riciclo della materia prima: dagli scarti della produzione e dai rifiuti industriali.

Cosa sono le terre rare?

Si tratta di 17 elementi della tavola periodica: ovvero cerio (Ce), disprosio (Dy), erbio (Er), europio (Eu), gadolinio (Gd), olmio (Ho), lantanio (La), lutezio (Lu), neodimio (Nd), praseodimio (Pr), promezio (Pm), samario (Sm), scandio (Sc), terbio (Tb), tulio (Tm), itterbio (Yb) e ittrio (Y).

Sono fondamentali per la produzione di tutto quello che riguarda i settori più innovativi e green dell’industria del futuro, ad esempio: auto elettriche, rinnovabili, sviluppo digitale ma anche nel settore medico e perfino in quello petrolchimico, come nel processo di raffinazione del petrolio.

Tantissimi settori per cui la domanda di questi preziosi metalli è destinata a salire, anche per raggiungere l’obiettivo di sostituire gli idrocarburi e raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050.

Dove si trovano le terre rare?

Le riserve mondiali di Terre rare si trovano in tutto il mondo, ma sono diffuse soprattutto in Cina, Brasile e Russia. In realtà i minerali di cui si parla sono molto presenti nel sottosuolo, il problema è la lavorazione necessaria per estrarli, separarli e rendere economicamente sostenibile tutto il processo.

Prima della Cina, gli Usa erano il leader mondiale dell’estrazione e dell’utilizzo delle terre rare, ma l’elevato impatto sull’ambiente derivante dall’attività estrattiva portò a leggi restrittive che di fatto ne limitarono sia l’estrazione che la raffinazione. Tra i maggiori produttori, la Cina è seguita da Australia, Russia, Brasile, Vietnam, India e una serie di Paesi africani. Prima della scoperta in Svezia, le riserve di terre rare già individuate erano stimate in 120 milioni di tonnellate, di cui 45 milioni in Cina, 22 in Vietnam, 21 in Brasile, 12 in Russia e 7 in India.

Terre rare, maxi-giacimento in Svezia: svolta per l’Europa?

Nel profondo nord della Lapponia svedese, nella città di Kiruna, è stata scoperta la più grande “miniera” d’Europa. Secondo le prime stime, le riserve ammontano a oltre un milione di tonnellate. In particolare, sono stati trovati scanio, lantanio e niodemio, minerali essenziali per la produzione di “magneti”, componenti primari per i motori elettrici e per le turbine eoliche. Se le stime venissero confermate, la miniera potrebbe soddisfare l’intera domanda di magneti per i prossimi anni. Il problema è sempre lo stesso: l’enorme difficoltà di lavorazione e estrazione del minerale puro, laboriosa e altamente inquinante. Motivo per cui vi vorranno anni prima che la miniera svedese sia operativa.

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