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Bankitalia – Economia lombarda, più ombre che luci: si salva solo l’export (che però rallenta)

“Non c’è alcuna ripresa nell’anno in corso – ha spiegato Giuseppe Sopranzetti, dg di Bankitalia in Lombardia, presentando il Rapporto annuale sull’economia regionale -: solo l’export fa vedere il bicchiere mezzo pieno” – La Lombardia si conferma regione locomotiva d’Italia ma continua a soffrire: a picco industria e credito, lavoro stabile, bene la raccolta.

Bankitalia – Economia lombarda, più ombre che luci: si salva solo l’export (che però rallenta)

La metafora del 2013, che sostituisce quella più nefasta delle “foglie morte in autunno” utilizzata un anno prima, è di uomo che cammina in precario equilibrio su una corda, con grande fretta di percorrerla rapidamente per evitare di cadere nel precipizio. L’economia lombarda, che rappresenta oltre un quinto del Pil nazionale (e un valore ancora maggiore quanto ad importanti voci come attività bancaria ed export), continua ad arrancare, rischia ancora di cadere, ma fa di tutto per orientarsi a una lenta ripresa.

Il percorso, come emerge dal rapporto annuale sulle economie regionali presentato oggi dalla Banca d’Italia a Milano, è ancora lungo e ad oggi, analizzando il 2012 e l’inizio del 2013, tuttora caratterizzato più da ombre che da luci. “Non c’è alcuna ripresa nell’anno in corso – spiega pragmaticamente Giuseppe Sopranzetti, dg di Bankitalia in Lombardia – e l’unico dato dell’economia reale positivo, che ci consente di vedere il bicchiere mezzo pieno anche se ha pure lui rallentato, è quello dell’export, che continua a sostenere l’attività della regione”.

Mentre infatti cala la produzione industriale (soprattutto delle piccole imprese, dopo l’illusorio sussulto di fine 2012), il credito alle aziende e alle famiglie continua a ridursi, crolla il settore delle costruzioni (-5,7%, -0,6% nel 2011), i fallimenti delle imprese sono quasi raddoppiati rispetto al 2008, l’occupazione risulta stabile ma la disoccupazione in netto calo (-7,9% nel IV trimestre 2012, -8,7% nel primo del 2013) a causa della maggiore offerta di lavoro, i servizi e l’innovazione reggono ma perdono terreno, l’unico elemento che continua a trainare la locomotiva d’Italia sono le esportazioni.

Le quali però a loro volta, e per la prima volta dall’inizio della recessione, rallentano sensibilmente, e soprattutto vengono salvate solo ed esclusivamente dalla domanda dei Paesi extra-Ue: nel 2011 lo scambio di beni con l’estero cresceva del 10,8%, nel 2012 solo del 3,7%, e per giunta col segno negativo nella parte finale dell’anno. L’export verso la Ue è sceso dell’1,4 % sul 2011, risentendo soprattutto dei cali registrati in Germania e in Francia (salgono invece nei Paesi fuori dalla moneta unica), mentre le vendite nei paesi esterni all’Unione sono cresciute del 10,1%, trainate soprattutto da Stati Uniti (dato quasi raddoppiato rispetto al 2011) e Svizzera. Stabile il Giappone, mentre arrivano segnali non troppo incoraggianti dal florido mercato dei Bric: le vendite di beni in Russia e Brasile sono aumentate del 5,7 e dell’1,9%, ma in Cina e India sono per la prima volta diminuite del 6 e del 3,3%.

Dato ancora più preoccupante se si pensa che le esportazioni di beni fuori dall’Europa costituiscono ormai quasi la metà del totale regionale. Più rassicurante invece il dato sullo scambio di servizi alle imprese, che in Italia continua a crescere anche se è ancora lontano rispetto a quello dei beni e rispetto alla media dei competitor europei: in Lombardia, nella media 2009-2011, le esportazioni di servizi alle imprese sono state il 40,3% di quelle italiane, quasi il doppio del peso della regione sul Pil nazionale nello stesso periodo (21%), e anche la loro incidenza sul Pil regionale è ben superiore ai valori medi nazionali (3,9% contro 2%).

E se l’economia reale stenta a riprendersi, non meglio va l’attività bancaria: in concomitanza con le tensioni che hanno caratterizzato i mercati del debito sovrano e con la debolezza dell’attività economica, nello scorcio del 2011 i finanziamenti bancari alla clientela lombarda hanno iniziato a rallentare, fino a contrarsi a partire da ottobre 2012 (l’ultimo dato di marzo parla di un -1,2%). Nei primi mesi del 2013 – per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008-09 – si è ridotto il credito bancario indirizzato alle famiglie consumatrici della regione (-0,1% a marzo, 0,4% nel 2012), ma ancora peggio va per le imprese: dopo la crescita al 2% del 2011, nel 2012 il credito erogato dalle banche e dalle società finanziarie al settore produttivo è diminuito del 3,1% (tendenza confermata nel 2013).

La novità tuttavia è che si segnala una riduzione, seppure più contenuta, anche nei confronti delle aziende ritenute finanziariamente solide. L’unico dato che può far vedere il bicchiere mezzo pieno, come l’export nell’economia reale, è quello della raccolta e del risparmio: la provvista al dettaglio presso la clientela residente nella regione ha mostrato un progressivo recupero nel corso del 2012 (+7,2% nel 2012; -0,3% nel 2011). Su tale andamento hanno influito sia la dinamica dei depositi, aumentati dell’8,3%, sia quella delle obbligazioni bancarie, cresciute del 4,8%. Nel primo trimestre dell’anno in corso la provvista complessiva ha continuato a incrementarsi (4,2% a marzo), sostenuta dall’espansione dei depositi della clientela (7,8%). Anche il risparmio finanziario delle famiglie consumatrici investito in titoli e tenuto in custodia presso le banche è lievemente aumentato (2% nel corso del 2012), dopo il calo registrato nel 2011.

Più ombre che luci, dunque, ma ancora una volta la conferma che nessuna regione come la Lombardia è in grado di trainare l’Italia: “E’ da segnalare – ha detto ancora Sopranzetti – l’abilità imprenditoriale con la quale si è riusciti a mantenere in piedi l’export. In un contesto di crisi internazionale, con la domanda interna e il mercato europeo in crollo, sono stati bravi gli imprenditori lombardi a trovare questa ancora di salvezza”. Basterà per non precipitare nel burrone?

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