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Agroalimentare da record: l’export italiano ora vale 61 miliardi trainato da vino, pasta e ortofrutta

Il market share italiano è cresciuto da dieci anni a questa parte e nell’ultimo quinquennio è aumentato il grado di penetrazione nei primi 20 mercati di riferimento

Agroalimentare da record: l’export italiano ora vale 61 miliardi trainato da vino, pasta e ortofrutta

Il 2022 ha segnato un nuovo record per le esportazioni agroalimentari italiane che hanno sfiorato 61 miliardi di euro, in crescita del 14,8% rispetto al 2021: è quanto emerge dall’ultimo rapporto ISMEA. Negli ultimi dieci anni il valore delle esportazioni di cibi e bevande è quasi raddoppiato (+81%), con le spedizioni aumentate in valore al ritmo di quasi il 7% all’anno

Il market share dell’Italia è cresciuto da dieci anni a questa parte portandosi al 3,25% nel 2021, dopo il livello minimo di 2,8% nel 2012. Un aumento solo apparentemente modesto, trattandosi del peso di un singolo paese sugli scambi alimentari di tutto il mondo. Il settore non solo si è rivelato più dinamico, ma anche più resiliente quando, nel 2020, è riuscito comunque a mettere a segno una crescita (+3,2%), in controtendenza rispetto al resto dell’economia (-9,1% la contrazione dei flussi in uscita complessivi).

La bilancia commerciale italiana del settore, da sempre strutturalmente deficitaria, è risultata in costante miglioramento nell’ultimo decennio, tanto da invertire il segno nel biennio 2020-2021, generando un surplus di 3,1 miliardi e di 3,9 miliardi. Nel 2022 il saldo commerciale è tornato, invece, a essere negativo (-1,6 miliardi) a causa della forte crescita delle importazioni (+27,2% per 62,4 miliardi), spinta dai rincari delle commodity agricole. Sia per le esportazioni che per le importazioni è soprattutto l’”effetto prezzo” a pesare, con tassi di crescita dei flussi in valore che in entrambi i casi risultano molto più consistenti di quelli in volume.

Agroalimentare da record: boom di vino, pasta e ortofrutta fresca

Una caratteristica delle esportazioni agroalimentari italiane è la propria concentrazione merceologica: dei 24 principali comparti che compongono i flussi di scambio complessivi, appena sei di essi (bevande, derivati dei cereali, latte e derivati, preparazioni di ortaggi e frutta, frutta, e altre preparazioni alimentari) catturano più di due terzi del valore complessivo e pesano singolarmente più del 5% sul totale. Quelli che nel periodo 2017-21 sono cresciuti di più sono: altre preparazioni alimentari (+9,1% medio annuo); derivati dei cereali (+7,8%); latte e derivati (+8,2%). Inferiore alla media è stata invece la crescita di frutta (+1,2%), ortaggi (+4,1%) derivati ortofrutticoli (+4,9%) e carni (+2,5%).

A un livello più disaggregato, un gruppo di venti prodotti distintivi del Made in Italy, con quasi 28 miliardi di euro, rappresenta il 53% del valore totale dell’export agroalimentare nel 2021. I primi cinque in termini di valore sono vini in bottiglia, paste alimentari secche, tabacco lavorato, formaggi stagionati e prodotti della panetteria e pasticceria (specificamente rappresentati soprattutto dai dolci da ricorrenza e dalle pizze).

Nel 2022 si evidenzia una performance positiva per tutti i principali comparti e categorie, con le uniche eccezioni di mele e uva da tavola. I vini in bottiglia raggiungono 5,2 miliardi di export (+6,6%), grazie all’aumento dei valori medi unitari che compensa largamente la riduzione dei volumi (-2,3%). Le esportazioni in valore delle paste alimentari aumentano del 38,4% rispetto al 2021 e quelle dei vini spumanti del 19,4%. Crescono in misura consistente anche le esportazioni di caffè torrefatto e di prodotti da forno. 

I principali prodotti importati

Il dettaglio merceologico delle importazioni, in coerenza con il ruolo dell’Italia di paese trasformatore in campo agroalimentare, riguarda in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. In particolare, caffè non torrefatto, mais, olio extravergine di oliva, bovini vivi, frumento tenero, soia, olio di palma raffinato e olio greggio di girasole sono stati i prodotti maggiormente importati, tutti in consistente crescita.

I principali “clienti” del Made in Italy agroalimentare

Nell’ultimo quinquennio è aumentato il grado di penetrazione dei prodotti italiani nei primi 20 mercati di riferimento a livello globale, sebbene ci sia stato un calo sul mercato cinese, che è il principale importatore mondiale. Più nel dettaglio il made in Italy agroalimentare può contare su una penetrazione più elevata (oltre l’8% nel 2021) nei mercati dei tradizionali partner europei, e a seguire nel Regno Unito, in Polonia e in Spagna. Uno share superiore alla media (3,25%) si registra nel 2021 anche in Giappone, Belgio, Russia e Usa.

Le esportazioni agroalimentari italiane evidenziano una spiccata concentrazione anche sul fronte geografico, con i primi 20 paesi di sbocco che assorbono più dell’80% delle vendite e con circa la metà di questa quota dovuta ai primi tre “clienti”: Germania, Francia e Usa, che assorbono congiuntamente più del 37% dell’export nazionale. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani rimane l’UE che, con 34,9 miliardi, assorbe circa il 57% delle esportazioni. Ma la domanda da parte dei paesi fuori dal continente europeo si fa sempre più dinamica, con USA, Giappone, Canada, Russia, Cina e Australia che insieme concentrano oggi quasi il 21% del valore del nostro export agroalimentare.

Inoltre, è da segnalare il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo le spedizioni verso Giappone e Russia (in quest’ultimo caso, per l’irrigidimento delle relazioni commerciali conseguenti all’attuale situazione geopolitica).

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