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Sorpresa Nokia: torna all’utile grazie al 5G

Nel 2019 il colosso finlandese torna in attivo per la prima volta dal 2015. Si accende la battaglia per il 5G: Vodafone annuncia che non userà apparecchi Huawei sulla rete core in tutta Europa.

Sorpresa Nokia: torna all’utile grazie al 5G

Il risiko del 5G impazza e trova un nuovo protagonista. La tlc finlandese Nokia, finita in crisi negli ultimi anni (solo nel 2018 aveva accumulato perdite per 340 milioni di euro), è tornata a sorpresa all’utile nel 2019 e prevede che il trend di crescita proseguirà anche quest’anno. Era dal 2015 che non chiudeva il bilancio in attivo: l’anno scorso i profitti sono stati pari a 7 milioni di euro, il fatturato è aumentato del 3,3% a 23,3 miliardi di euro e l’utile operativo si è attestato a 1,13 miliardi di euro, in crescita dell’1%. La svolta è arrivata nell’ultimo trimestre dell’anno, tra ottobre e dicembre, quando cioè Nokia ha triplicato l’utile netto a 563 milioni e ha registrato un utile per azione di 0,15 euro, superando le aspettative degli analisti. I quali però ipotizzavano una cedola di 0,11 euro, che invece non verrà proposta dal cda.

Il motivo della rinascita? L’irruzione nella contesa del 5G, nella quale il dominio della cinese Huawei, pur avvantaggiata da un’alta specializzazione e da prezzi concorrenziali, non è più così scontato. Nokia infatti ha annunciato di aver firmato 66 contratti per il 5G (contro i 79 di Ericsson e i 65 di Huawei) e per il 2020 prevede ulteriori investimenti in questo settore, confermando un margine operativo di circa il 9,5%. A sostenere il colosso finlandese in questa battaglia che si annuncia ancora più serrata nel 2020 sono soprattutto gli Usa, che hanno bannato Huawei, ossessionati dai timori di spionaggio digitale e dall’eventualità di venire sconfitti nella “guerra tecnologica”, e anche annunciato un piano da oltre 2 miliardi per sostenere le imprese Usa e anche quelle europee, come appunto Nokia, Ericsson e Samsung, nell’installazione dell’infrastruttura che supporta l’intelligenza artificiale.

Un po’ più morbida, ma sempre nella direzione di una diversificazione e di un approccio multi-vendor, la posizione dell’Unione europea, mentre il Regno Unito del sovranista Boris Johnson ha sì autorizzato l’ingresso di Huawei nello sviluppo della rete ultraveloce, ma ponendo dei paletti: il gruppo cinese non avrà accesso alla copertura di siti militari o nucleari, e nemmeno al “core” della rete, cioè alla sua infrastruttura centrale, ma soltanto accessi “periferici”, e comunque potrà controllare al massimo il 35% dei suoi componenti tecnici, come le antenne. Lo stesso Nick Read, CEO della britannica Vodafone, nel commentare i risultati finanziari ha detto, recependo le nuove linee guida della Commissione europea, che “Huawei sarà fuori dalle core network 5G in tutta Europa”.

Una decisione che, secondo Read, avrà un imopatto non secondario:  “Il procedimento di rimozione – ha spiegatoil Ceo Vodafone – richiederà cinque anni, data la complessità delle operazioni, e costerà circa 200 milioni di euro”. La scelata potrebbe anche comportare ritardi sul lancio della quinta generazione mobile. In Italia per ora non cambia molto, nel senso che Vodafone già oggi non utilizza apparecchiature Huawei sulla rete core 5G.

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