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Oggi le Borse sperano nelle promesse dei ministri dell’eurozona di rafforzare il fondo salva-Stati

Dopo il giovedì nero dei mercati di tutto il mondo, le Borse oggi sono in ripresa grazie alla risposta dell’Europa nel corso del G20 – T-bond superstar – Gli hedge vendono anche le materie prime – Spread sempre ai massimi – Su Edison si rinvia – Il caso Seat e la corsa all’ingiù Mediaset-L’Espre.

Oggi le Borse sperano nelle promesse dei ministri dell’eurozona di rafforzare il fondo salva-Stati

I MINISTRI DELL’EUROZONA AL G20:
RAFFORZEREMO IL FONDO SALVA-STATI

Nel corso della riunione del G20 in corso a Washington, i ministri dell’eurozona hanno promesso una risposta forte alla crisi e al rischio debito. La promessa è quella di attuare rapidamente e di ulteriormente rafforzare il fondo salva-Stati per fronteggiare il rischio sovrano che sta colpendo tutta l’area e mette in crisi la stabilità finanziaria. I future indicano una risposta positiva dei mercati all’annuncio dell’eurozona.

ASIA, NON SI FERMA LA FRANA DEI LISTINI
SOTTO TIRO ANCHE L’IMMOBILIARE CINESE

Rallenta, ma non si ferma la discesa dei listini asiatici. L’indice Msci Asia Pacific ha accusato un calo del’1%, sull’onda di nuove perdite per Hong Kong -1,9%. In settimana il listino Hang Seng è arretrato dell’8%. Sotto tiro i colossi della tecnologia: Lenovo e Foxconn, produttrice degli iPad, perdono il 4,8%. Altrettanto marcata la discesa del coreano Kospi -4,8%. e dei colossi minerari: Bhp Billiton perde il 2,5% a Sidney, Aluminum Corporation of China cede il 6,1%. In forte calo i titoli immobiliari alla Borsa di Shangai. Il mercato di Tokyo è chiuso per festività.

DOPO LA FED, WALL STREET VEDE L’ABISSO: -3,5%
CROLLA L’ORO, DOLLARO E T BOND SUPERSTAR

Il day after di Wall Street è stato un incubo. I mercati finanziari di Wall Street hanno replicato l’andamento dei listini asiatici e del Vecchio Continente, sfiorando a poche ore dalla chiusura il tetto dei 500 punti di perdita per il Dow Jones. In chiusura l’indice arretra del 3,5% con una perdita secca di 391 punti. Fa meglio, ma non di molto, lo Standard & Poor’s 500 (-3,19%). Anche il Nasdaq arretra del 3,25%. Solo dieci titoli sui 500 dello Standard & Poor’s hanno chiuso con il segno più. All’origine del calo, che ha colpito tutti e dieci i settori del listino, c’è innanzitutto lo shock per l’allarme sullo stato dell’economia lanciato dalla Fed. Nello statement della banca centrale si dice esplicitamente che “l’uscita dalla crisi richiederà ancora anni”.

I più ottimisti (pochi) sperano ancora in un terzo quantitative easing per novembre; la maggior parte degli operatori, al contrario, si dice convinta che la banca centrale non ha più munizioni da spendere. O le tiene in riserva nel caso precipiti la situazione greca, o si profila un effetto devastante di credit crunch. In ogni caso, l’operazione Twist ha già prodotto un risultato: il Tbond a dieci anni è scivolato all’1,72%. Ma nessuno finora è stato tentato dalla voglia di uscire dal rifugio dei titoli di Stato (pur retrocessi da Standard & Poor’s) per acquistare titoli azionari con un dividendo atteso 3-4 volte superiore.

Intanto, a segnalare lo stato di crisi dell’economia reale, c’è l’arretramento del greggio, scivolato a 80,30 dollari al barile. Perde di più l’oro -3% a quota 1738 dollari l’oncia. Una reazione sorprendente per il bene rifugio per eccellenza. Ma solo fino ad un certo punto. Gli acquisti di oro erano legati all’abbondante liquidità in circolazione fino a pochi mesi fa. Ora, di fronte ad una violenta e brusca caduta dell’offerta di denaro, gli hedge funds vendono l’oro. Intanto l’euro, in crisi nera, è scivolato contro dollaro sui minimi degli ultimi 8 mesi a 1,342,

LO SPREAD BTP/BUND SI MANTIENE SOPRA QUOTA 400
CROLLA IL MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI BANCARIE

Lo spread Btp/Bund ha toccato nel corso della giornata un massimo di 413 punti, il dato più alto di sempre. Poi, solo grazie agli interventi della Bce, la forbice si è ristretta fino a quota 395. Il fenomeno non è legato solo all’aumento dei rendimenti dei Btp 10, che per tutta la giornata hanno oscillato attorno al 5,7%, ma alla corsa degli investitori ad acquistare i Bund tedeschi il cui rendimento, sul decennale, è sceso all’1,68%, minimo storico. Le emissioni delle principali banche italiane sono state scambiate più o meno allo stesso livello,senza troppe distinzioni tra istituto e istituto, in area 500 punti base (sul tasso swap), ovvero 50 punti base in più della vigilia.

Il mercato reagisce con le vendite anche alla decisione della Bce di cautelarsi, dimezzando dal 10 al 5% la quota di bond bancari senior accettata come collaterale a garanzia dei finanziamenti concessi agli istituti di credito. Il mercato delle obbligazioni bancarie, intanto, è precipitato verso lo zero. Finora, nel corso di settembre sono state annunciate operazioni per 2,6 miliardi contro 6,2 miliardi di agosto. A gennaio, il mese più ricco per la raccolta, c’erano stati collocamenti per 65,55 miliardi

PARIGI IN GINOCCHIO: SOCGEN E AGRICOLE PERDONO IL 9%
PRENDE IL VOLO BPM, ARIA DI GUERRA SULLA GOVERNANCE

La tempesta non ha risparmiato nessuno. Piazza Affari ha chiuso con un ribasso del 4,52%. Meglio di Francoforte -4,96%e, soprattutto, di Parigi -5,25% condizionata dalla frana dei Socgen e del Crédit Agricole che hanno lasciato sul terreno più del 9%. Baudoin Prot, ad della Société, manda una vigorosa lettera di smentita al Financial Times che aveva rivelato una missione in Medio Oriente per raccogliere capitali ad Abu Dhabi e dintorni. “Non stiamo cercando soldi – scrive – il nostro capitale è adeguato”.

Ma il mercato non gli crede. Nessuno osa più contestare l’allarme lanciato da Christine Lagarde, neo direttore generale del Fmi, che per prima aveva sottolineato la necessità di intervenire sul capitale delle grandi banche di sistema europee. Per disporre di un cuscnetto del 5% a fronte degli investimenti in titoli di Stato dell’area euro, le aziende di credito tedesche hanno bisogno di iniezioni di capitali per 127 miliardi di euro, afferma una ricerca di un istituto specializzato di Berlino. Ottima la tenuta di Intesa -1,5% e di Mediobanca -0,06% dopo il downgrading di Standard & Poor’s. Massiccia la perdita per Unicredit -6,23% e Banca Mps -5,7%.

L’Unione Europea, sulla base degli stress test della scorsa estate, ha chiesto l’aumento di capitale di 16 istituti, tra cui il Banco Popolare. Nella lista, ormai “invecchiata”, non figura alcuna banca francese. Vanno controcorrente i titoli della Banca Popolare di Milano +4,48%. Si annusa aria di battaglia per la nuova governance di piazza Meda- I sindacati nazionali hanno espresso il loro appoggio all’ingresso di Matteo Arpe nelle vesti di consigliere delegato.

Al contrario, il presidente Massimo Ponzellini assieme a una parte dei sindacati interni è alla ricerca di altri possibili partners, tra cui l’Investindustrial di Andrea Bonomi. Sul fronte della governance, il consiglio di martedì dovrà confrontarsi su una bozza largamente rivista rispetto a quella già caldeggiata da Ponzellini, dopo i rilievi della Banca d’Italia. In calo anche i petroliferi (Stoxx del settore -3,8%). Tenaris crolla in ribasso dell’8,87%, Eni scende del 5,28%, Saipem -8,11%.

MEDIASET E L’ESPRESSO SI CONTENDONO LA MAGLIA NERA
EDISON; A2A CONGELA IL LODO ZUCCOLI, DECISIONE RINVIATA

A Milano i ribassi sono diffusi su tutto il listino. Fra le perdite maggiori si evidenziano quelle di Fiat -4,55%, Fiat Industrial -5,73 e della controllante Exor -6,41%. Forti perdite anche per Pirelli -5,4% e Prysmian -4,4%. Pesante la caduta di Mediaset -6,98 %. Ma l’ammiraglia del gruppo che fa capo al presidente del Consiglio perde meno del nemico L’Espresso –7,41% ad un nuovo minimo dell’anno. Anche Mondadori -4% perde colpi al pari di TiMedia -3%. Non chiude in terreno positivo nemmeno Cairo Communications (-0,56%) nonostante abbia preannunciato una raccolta in forte crescita proprio grazie a La7.

La proposta italiana per Edison, da sottoporre al confronto con Edf, non c’è ancora. Ci vorranno nuove riunioni del consiglio di sorveglianza e di gestione ddi A2A, fissati rispettivamente per il 27 e il 28 settembre per decidere se puntare sull’accordo di marzo o sul lodo Zuccoli, cioè l’acquisto di tutta Edipower. L’operazione sarebbe finanziata da A2A, senza chiedere “aiuto” ad Acea o a una fantomatica cordata italiana. Ma la proposta incontra forti perplessità sia da parte degli altri soci di Delmi, che del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, cioè uno dei soci di riferimento di A2A. Sempre la settimana prossima ci sarà l’incontro tra il ministro Paolo Romani e Henri Proglio,ad di Edf.

SEAT, RESPINTA LA PROPOSTA DEI BONHOLDERS
RISANAMENTO SPREME 75 MILIONI DALLE BANCHE

Fumata nera per Seat. La proposta dei possessori del bond su un possibile scambio debito-equity è stata per ora respinta dai private equity a cui fa capo la quota di controllo. Le negoziazioni sono in corso e coinvolgono il bond da 1,3 miliardi di euro, che scadrà nel marzo 2014. I bondholder propongono di scambiare obbligazioni per 1 miliardo in azioni e lasciare intatti bond per 300 milioni, estendendo la scadenza dopo il 2017 e alzando la cedola oltre la soglia attuale dell’8%. Il credit crunch vale, ma non per tutti. Il cda di Risanamento ha deliberato di sottoscrivere con Intesa Sanpaolo, Unicredit , Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano un contratto per una linea di credito per firma per un importo massimo di 75,8 milioni di euro. Mica poco, vista la situazione della liquidità che affligge le banche.

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