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L’Istat vede rosa: l’economia migliorerà nei prossimi mesi

Secondo l’Istituto di statistica, proseguono i segnali positivi dalle imprese manifatturiere, aumentano i consumi delle famiglie e si confermano i segnali di rafforzamento dell’inflazione

L’Istat vede rosa: l’economia migliorerà nei prossimi mesi

Segnali di miglioramento per l’economia italiana. Anche se a gennaio l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato una diminuzione legata al peggioramento del clima economico, solo in parte attenuato dal miglioramento del clima personale e corrente, la fiducia delle imprese è migliorata in tutti i principali comparti a eccezione del commercio al dettaglio e l’indicatore anticipatore segnala prospettive di miglioramento dell’attività economica per i prossimi mesi. Lo rileva l’Istat nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, nella quale passa in rassegna i principali temi della congiuntura.

1) PROSEGUONO SEGNALI POSITIVI DALLE IMPRESE MANIFATTURIERE

A novembre – ricorda l’Istat – la produzione industriale al netto delle costruzioni ha registrato un miglioramento rispetto al mese precedente (+0,7%). Nella media del trimestre settembre-novembre l’indice è aumentato dello 0,9% su base congiunturale trainato dalla robusta crescita dell’energia (+7,5%), mentre i beni di consumo durevoli e i beni strumentali hanno segnato una diminuzione (rispettivamente -1,0% e -0,6%). Nella media del trimestre settembre-novembre, l’indice del fatturato dell’industria è aumentato dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti a sintesi di una variazione lievemente negativa sul mercato interno (-0,1%) e di un miglioramento delle vendite sui mercati esteri (+0,7%). La crescita trimestrale ha beneficiato del contribuito positivo di tutti i comparti dell’industria ad eccezione dei beni di consumo durevoli (-0,9%). Nello stesso periodo, gli ordinativi hanno registrato una riduzione significativa (-2,3%), guidata prevalentemente dalla contrazione della componente estera (-5,0%).

A novembre gli scambi con l’estero hanno mostrato segnali di ripresa: le esportazioni sono cresciute (+2,2% rispetto al mese precedente) sostenute dalla crescita dell’interscambio sia con l’area Ue sia con i paesi extra-Ue. Le importazioni hanno mostrato un aumento più contenuto (+1,7%) a causa della flessione degli acquisti di beni di consumo durevoli (-3,1%). A dicembre è proseguita l’intensificazione dei flussi commerciali con i paesi extra-Ue, con una dinamica più sostenuta delle importazioni (+6,5%) rispetto alle esportazioni (+2,5%). Gli acquisti di energia e di beni strumentali hanno evidenziato una marcata crescita rispetto al mese precedente (rispettivamente +14,4% e +8,2%).

A novembre 2016, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha segnato un aumento del 2,0% rispetto al mese precedente. Nella media del trimestre settembre-novembre, tuttavia, l’indice ha registrato una pesante flessione congiunturale (-1,8%).

Nel secondo trimestre 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i dati sui permessi di costruire segnalano, per la prima volta in 5 anni, un aumento della superficie utile abitabile per le nuove abitazioni (+9,1%), mentre per il comparto non residenziale si è registrata una nuova caduta (-7,5%). Nel terzo trimestre 2016, l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Nello stesso periodo, secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, il numero di compravendite di unità immobiliari residenziali è cresciuto del 17,4% in termini tendenziali.

2) AUMENTANO CONSUMI FAMIGLIE, I NODI DELL’OCCUPAZIONE

Nel terzo trimestre 2016, i consumi delle famiglie italiane sono aumentati dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, favoriti dall’incremento del reddito disponibile e del potere di acquisto. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 9,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Nel quarto trimestre 2016, l’occupazione è rimasta stabile dopo la crescita consistente registrata nei primi due trimestri e il lieve calo in T3. Tuttavia gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono diminuiti rispetto al terzo trimestre (-0,3%, -39 mila unità), a fronte di un aumento dei dipendenti a termine (+1%, +25 mila unità) e degli occupati indipendenti (+0,2%, +8 mila unità). Sempre nel quarto trimestre, la ripresa dell’occupazione ha riguardato unicamente gli ultracinquantenni (+1,3%), mentre è stata registrata una riduzione degli occupati per tutte le altre fasce di età.

Nel comunicato riferito ai dati di dicembre, l’Istat ha diffuso per la prima volta un’analisi dell’effetto della componente demografica sulle variazioni tendenziali dell’occupazione per classe di età. Al netto degli effetti demografici, la cui manifestazione più consistente è l’aumento della popolazione con 50 e più anni, a dicembre la performance occupazionale è risultata, su base tendenziale, positiva in tutte le classi di età. In particolare, l’occupazione per la fascia di età 15-49, al netto del calo demografico, risulterebbe positiva (+76 mila unità).

Il tasso di disoccupazione è salito nel corso del trimestre dall’11,8% (ottobre) al 12% (novembre e dicembre), tornando così ai livelli di inizio 2015. L’aggregato delle persone in cerca di occupazione è aumentato in modo significativo (+2,6% rispetto al terzo trimestre): l’incremento è stato registrato per entrambi i sessi e per tutte le classi di età ed è avvenuto a fronte di una diminuzione complessiva degli inattivi (-0,6%). I dati relativi al terzo trimestre del 2016 aveva-no già evidenziato una diminuzione della fascia di inattivi più vicini al mercato del lavoro (le forze di lavoro potenziali, -5,7% rispetto al terzo trimestre del 2016) e dei cosiddetti “scoraggiati” (cioè degli inattivi che hanno smesso di cercare lavoro perché ritengono di non trovarlo, -10,2% la variazione tendenziale percentuale).

Queste tendenze avvengono a riflesso dell’intensificarsi delle azioni di ricerca di lavoro. Nella media del 2016 la retribuzione oraria è cresciuta dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Rimane comunque elevata la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo per il totale dell’economia (50,5%).

3) PREZZI, SI CONFERMANO SEGNALI RAFFORZAMENTO INFLAZIONE

A gennaio 2017 si confermano i segnali di rafforzamento dell’inflazione al consumo emersi nei mesi finali dello scorso anno, sostanzialmente legati alle condizioni del quadro esterno. In assenza di rilevanti fattori di spinta di natura endogena, la componente di fondo si attesta su ritmi di crescita storicamente bassi. Dopo l’aumento registrato a dicembre (+0,5% su base annua), l’indice dei prezzi per l’intera collettività (NIC) risulta in accelerazione su base tendenziale (+0,9% la variazione più alta da settembre 2013). La risalita risente dei rincari degli alimentari freschi causati da fattori climatici avversi e del progressivo recupero dei prezzi dei beni energetici.

Escludendo gli ultimi due raggruppamenti, la dinamica dei prezzi si conferma ancora contenuta, e nuovamente in rallentamento, attestandosi a +0,5%, un livello analogo a quello medio del 2016. I prezzi alla produzione dei prodotti industriali destinati al mercato interno stanno gradualmente incorporando i rialzi degli input importati dall’estero, ma i beni di consumo non alimentari continuano a mantenere una dinamica annua lievemente negativa (-0,2%). Le aspettative indicano che il processo di crescita dei prezzi dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi, tuttavia l’orientamento degli operatori economici appare diverso: mentre per i consumatori le attese di rincari si rafforzano significativamente, tra gli imprenditori che producono beni per il consumo finale prevale ancora una certa cautela negli aumenti dei propri listini.

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