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L’Africa tra luci e ombre. Nuova opportunità di investimento?

Gli investitori hanno nei mesi scorsi venduto sui timori del rallentamento cinese e per il calo dei prezzi delle commodity. Ma per alcuni l’Africa si sta preparando a una nuova era grazie alla massiccia fase di investimenti infrastrutturali in corso, anche se la crescita sarà memo brillante.

L’Africa tra luci e ombre. Nuova opportunità di investimento?

Non è immune dal calo dei prezzi delle materie prime. E anche lì si fa sentire il rallentamento della Cina, che è il primo partner commerciale della maggioranza dei Paesi. Negli ultimi tempi gli investitori sono stati più venditori che compratori sui listini ma c’è chi scommette sulla nuova era che seguirà all’ondata di nuovi investimenti in corso. Ferrovie, aeroporti, centrali elettriche permetteranno all’economia di diversificare e crescere.

MERCATO AD ALTO CONFLITTO. MA LA CINA RILANCIA

Le controindicazioni non mancano: dai conflitti che lacerano il territorio all’instabilità politica e al terrorismo, dalla mancanza di trasparenza alla scarsità di capitali liquidi. Eppure il Continente è diventata una destinazione hot per aziende e  investitori mondiali in cerca di possibili alti ritorni. Secondo il Corporate Council dell’Africa, a luglio 2015 erano 180 le grandi aziende che hanno messo nel mirino l’Africa (da Boeing a Caterpillar, da Wal-Mart a General Electric). Nel frattempo gli investimenti diretti esteri (IDE) sono cresciuti di sei volte, guidati principalmente dagli scambi intra-regionali.

Gli investitori sono attirati da un’economia che negli ultimi 20 anni è quadruplicata, il Pil è quasi due volte quello della Cina nel 2000 e secondo alcune previsioni crescerà di un altro 50% in cinque anni. La stima al 2050 vede il Pil a quota 3.444 miliardi di dollari. D’altra parte la stessa Repubblica Popolare Cinese, è emerso a fine 2015 nel Forum per la cooperazione Cina-Africa, vuole consolidare la sua presenza nel Continente, e ha annunciato che stanzierà un piano di finanziamenti pari a 60 miliardi di dollari, incentrato prevalentemente sui seguenti settori: industrializzazione, modernizzazione agricola, implementazione delle infrastrutture, servizi finanziari, tutela ambientale, sviluppo del commercio e degli investimenti, riduzione della povertà, salute pubblica, scambi culturali, e cooperazione in ambito della sicurezza. Proprio le grandi riforme strutturali sono per gli esperti un fattore di traino positivo per l’Africa e permetteranno una nuova fase di crescita nel Continente. 

MULTIPLI AI MINIMI DA 10 ANNI. LA CLASSE MEDIA, UN MIRAGGIO?

Per chi crede negli investimenti africani, i multipli di Borsa sono attraenti: i mercati africani scambiano sui livelli più bassi da dieci anni a questa parte. Questo perché gli investitori sono usciti in massa dalle Borse africane sull’onda del calo dei prezzi delle commodity, il rallentamento della Cina e più in generale il mutamento della fiducia negli emergenti. Nel 2015 l’Msci Africa index ha perso il 19%. Le più penalizzate sono statele economie legate alle materie prime come la Nigeria, uno degli indici che nel 2016 ha fatto peggio a livello mondiale.  

Per alcuni si tratta però di una penalizzazione in blocco che non tiene in conto che l’Africa è un’area molto variegata, caratterizzata da ritmi di crescita e caratteristiche delle economie nazionali molto diverse tra loro, con opportunità nella nascente classe media e nei consumi interni. Oggi in Africa, ci sono 750 milioni di consumatori sopra la linea di povertà, e il numero di consumatori dovrebbe crescere di 500 milioni nei prossimi 15 anni. “Nel 2050 oltre un terzo della popolazione mondiale vivrà in mercati di frontiera”,    spiegano gli esperti di Silk Investilk Invest, Sgr indipendente specializzata nelle strategie di investimento rivolte ai mercati di frontiera e al Continente nero con 300 milioni di dollari di masse gestite. “Si stima – dice Silk Invest – che questo numero raggiungerà la metà della popolazione globale in meno di un secolo. Alcuni esempi sono la Nigeria, l’Etiopia, il Pakistan e il Bangladesh, che ospiteranno 200 milioni di persone ciascuno. Le principali opportunità legate alla crescita della classe media si trovano nel continente africano”. Per questo la strategia di Silk Invest è investire in aziende legate esclusivamente ai consumi domestici e sulla crescita della popolazione della classe media, escludendo le commodity.

Positivo anche Erik Renander, Gestore del fondo HI Africa Opportunities di Hedge Invest Sgr, che in una nota di qualche tempo fa ha sottolineato: “Gli investitori stanno vendendo e non sono più interessati. Sfortunatamente, si perderanno la prossima, sorprendente fase di crescita. Il prossimo driver è già in campo. L’Africa vedrà la più grande crescita nelle infrastrutture della sua storia”. Per Renander i futuri economisti scriveranno di come “l’effetto combinato di nuove ferrovie, aeroporti, centrali elettriche, porti e fibra a banda larga abbia abbassato il costo di fare impresa in Africa e permesso alle economie di diversificarsi e crescere. Al momento il sentiment è negativo, ma la nuova era di crescita per l’Africa è in fase di costruzione e a breve sarà pronta.”. 

Nel breve però non si può ignorare che il Fmi a gennaio ha messo in guardia sulle prospettive economiche: nel 2016 l’Africa crescerà di circa il 4%, ben sotto il trend degli ultimi dieci anni e solo poco sopra il +3,5% del 2015.

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