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Harari: la Silicon Valley sta rovinando la democrazia

Il futurologo israeliano Yuval Noah Harari, pur essendo venerato nella Silicon Valley, è convinto che la rivoluzione tecnologica guidata dalle grandi compagnie californiane sia un pericolo per la democrazia e che in futuro si formerà un’elite dominante e una classe di persone inutili e irrilevanti – Ecco perchè

Harari: la Silicon Valley sta rovinando la democrazia

La Valle dei paradossi e delle distopie 

Il paradosso, cioè un ragionamento corretto che ha, però, in sé una contraddizione eclatante, sembra proprio essere la nuova razionalità che modella le menti dei protagonisti del ciberspazio. Il principio di contraddizione sembra essere diventato il motore del modo di pensare dei tecnologi, degli imprenditori e delle persone che stanno cambiando il mondo. 

Prendiamo il caso dell’intellettuale israeliano Yuval Noah Harari. Ci stiamo occupando molto di questo, anche troppo, brillante intellettuale, le cui tesi sembrano le più adatte a darci un quadro d’insieme del punto in cui è arrivata l’evoluzione umana e delle sfide che l’attendono. Nella sua indagine, che inizia con l’affermazione dell’homo sapiens e arriva fino ai robot, Harari è arrivato a maturare una posizione estremamente critica nei confronti di quello che sta succedendo nella Silicon Valley. Non perde occasione per affermare quanto pernicioso sia quel modo di pensare, soprattutto per il suo agnosticismo verso le conseguenze dei modelli tecnologici ed economici praticati nella Valle. Le conseguenze della tecnologia, per usare una famosa locuzione di Martin Heidegger — che ha scritto qualcosa di definitivo su questo tema –, sono tutt’altro che tecnologiche, poiché la tecnica, secondo il pensatore tedesco, è sussumibile nella metafisica. 

Per certi versi, le profezie di Harari sul futuro dell’umanità, plasmata sul modello tecnologico della Valle, sembrano affette dalla sindrome di Cassandra. Non è infatti un mistero che Harari ritenga la Silicon Valley l’incubatore di una montagna di rovine distopiche a cui sta andando incontro l’umanità. Harari è convinto che la Silicon Valley stia minando la democrazia e costruendo un mondo in cui la democrazia è un ”per di più”. È qualcosa che sta succedendo già da adesso perché, con i mastodontici meccanismi d’influenza delle menti di miliardi di persone, le grandi compagnie tecnologiche stanno distruggendo l’idea a fondamento della modernità e dell’illuminismo, quella di un individuo sovrano guidato nelle sue azioni dal libero arbitrio. Ha scritto in proposito: 

“Se gli umani sono animali hackerabili e se le nostre scelte e opinioni non riflettono il nostro libero arbitrio, quale dovrebbe essere il ruolo della democrazia? Come vivi quando ti rendi conto che il tuo pensiero potrebbe essere plasmato dal governo, che il tuo amigdala potrebbe funzionare per Putin e che la prossima idea che si affaccia nella tua mente potrebbe essere il prodotto di qualche algoritmo che ti conosce meglio di quanto tu conosca te stesso?”.

È preoccupato anche per altre cose. Soprattutto per la tenuta dell’assetto sociale costruito intorno alla democrazia, primo fra tutti il lavoro. La rivoluzione tecnologica guidata dalla la Silicon Valley richiede pochi lavoratori. Si sta creando così una nuova ristretta classe dominante, quella che possiede i dati, e una grande “classe inutile” brulicante e furiosa, che fornisce i dati. Quest’ultima è l’equivalente di quel popolo degli abissi, della omonima e ben poco conosciuta opera di Jack London. 

Nonostante queste opinioni, di cui il futurologo israeliano non fa certo mistero, succede che Harari è oggi il pensatore più in auge nella Silicon Valley. È venerato come una star. La giovane classe imprenditoriale della Valle lo ascolta, lo invita e lo corteggia in ogni occasione. Il suo primo libro “Sapiens, breve storia dell’Umanità” occupa il nono posto della classifica dei libri preferiti da Mark Zuckerberg. Google lo ha chiamato a parlare si suoi tecnologici e i due fondatori, Larry Page e Serghey Brin, fanno spesso riferimento alle sue idee. Bill Gates ha scritto un articolo celebrativo di 1000 parole su Homo Deus e si è prefisso di raccomandarlo, già a colazione, a Melinda Gates, inserendo 21 Lezioni per il 21° secolo, l’ultimo libro di Harari, tra i cinque migliori libri del 2018. 

Com’è successo che CEO, tecnologici e imprenditori si sono innamorati della loro Cassandra? È questa la domanda che si è posta la giornalista Nellie Bowles, che copre la Silicon Valley per molte testate tra cui il “New York Times”, accompagnando lo storico israeliano in un tour di conferenze e incontri tenuto nella Silicon Valley lo scorso autunno. Proponiamo di seguito il resoconto su questo tour nella Valle delle distopie.

In viaggio con Yuval 

Se quella di una piccola élite dominate e di un popolo degli abissi è la straziante visione di Harari e la conseguenza di quello che egli chiama il dataismo, perché i tecnologi della Silicon Valley lo amano così tanto da elevarlo a filosofo massimo del loro tempo? 

“Una possibilità è che il mio messaggio non li stia minacciando, e così lo fanno proprio”, dice Harari un po’ perplesso. “Per me, ciò è ancor più preoccupante perché, forse, mi manca ancora qualcosa.” 

Quando Harari ha visitato la Bay Area quest’autunno per promuovere il suo ultimo libro, l’accoglienza è stata incedibilmente gioiosa. Reed Hastings, amministratore delegato di Netflix, gli ha organizzato una cena. I capi di X, l’appartata divisione di ricerca di Alphabet, gli hanno aperto le porte che in genere sono ben serrate. Bill Gates ha recensito il libro sul “New York Times” scrivendo “affascinante… uno scrittore così stimolante”. 

Sono interessato a capire come la Silicon Valley possa essere così infatuata di Yuval. È folle che sia così popolare, lo stanno invitando a parlare ovunque, quando quello che Yuval sta dicendo mina i fondamenti dei loro modelli economici. Ha detto Tristan Harris, ex responsabile etico di Google e co-fondatore del Center for Human Technology. 

Una spiegazione potrebbe stare nel fatto che la Silicon Valley, a un certo livello almeno, non è per niente ottimista sul futuro dell’America. Più il caos domina a Washington, più il mondo tecnologico è interessato a creare un’alternativa che potrebbe non essere di democrazia rappresentativa. I tecnologici sono molto diffidenti nei confronti dei programmi di regolamentazione e incuriositi dalle forme alternative di governo a quello attuale. C’è addirittura una corrente separatista: i capitalisti di ventura chiedono la secessione della California o la sua frammentazione in stati- aziende. E quest’estate, Mark Zuckerberg, che ha raccomandato Harari nel suo club del libro, ha manifestato la sua ammirazione per l’autocrate Cesare Augusto. “Fondamentalmente — ha detto Zuckerberg al “New Yorker” — con mano decisa e dura, Cesare Augusto ha assicurato 200 anni di pace mondiale”. 

Harari, che ha un dottorato di ricerca a Oxford, è un filosofo israeliano di 42 anni, professore di storia all’Università ebraica di Gerusalemme. La sua fama attuale inizia nel 2011, quando ha pubblicato un libro ambizioso: una storia globale della specie umana. Ne è nato Sapiens: A Brief History of Humankind, pubblicato per la prima volta in ebraico. Il libro non ha aperto nuovi orizzonti alla ricerca storica, né la sua tesi — che gli umani sono animali e il loro dominio è un incidente — sembra una ricetta in grado di garantire il successo. Ma il tono disinvolto e il modo dolce in cui Harari ha saputo collegare le varie discipline ne fanno una lettura molto piacevole, anche se il volume si chiude con la previsione che il processo dell’evoluzione umana potrebbe essere al suo capolinea. Tradotto in inglese nel 2014, il libro ha venduto più di otto milioni di copie e ha reso Harari una celebrità intellettuale. 

Sapiens è seguito Homo Deus: A Brief History of Tomorrow, che ha delineato la sua visione di ciò che viene dopo la fine dell’evoluzione umana. In esso, parla del Dataismo, un nuovo paradigma organizzativo basata sul potere degli algoritmi. Il futuro per Harari è quello in cui dominano i big data, l’intelligenza artificiale supera l’intelligenza umana e alcuni umani sviluppano capacità divine. 

Harari durante il recente TedTalk dedicato al fascismo. 18 minuti di assoluta genialità. Guarda qui il video del Ted Talk di Harari con i sottotitoli italiani. Dopo il passato e il futuro oggi ha scritto un libro sul presente: 21 Lezioni per il 21° secolo. È pensato per essere letto come una serie di avvertimenti. Ha intitolato suo recente TED Talk Perché il fascismo è così seducente — e in che modo i nostri dati potrebbero alimentarlo. 

Le sue analisi avrebbero potuto trasformarlo in una “persona non grata” nella Silicon Valley. Invece, ha avuto il piacere di scoprire di essere molto popolare e amato dalla gente del posto. La faccenda alla fine la vede come un’opportunità: “Se fai in modo che le persone inizino a riflettere molto profondamente e seriamente sui problemi che sollevi — dice — alcune delle conclusioni che trarranno potrebbero non essere quelle che si vuole che traggano”. 

Il “mondo nuovo” è il mondo della Valle?

Harari ha accettato che mi unissi a lui e al suo compagno durante il suo tour nella Valle. Un pomeriggio, l’ho osservato mentre parlava nella sede di X a Mountain View. Mi è apparso un uomo timido, magro, occhialuto, con una spolverata di capelli bianchi. Ha un che della civetta: un aspetto meditativo, non muove molto il corpo e spesso guarda di traverso l’interlocutore. La sua faccia non è particolarmente espressiva, ad eccezione di un sopracciglio birichino. Quando incroci i suoi occhi, nella sua espressione c’è un qualcosa di circospetto, come se volesse indagare se anche tu sia pienamente consapevole del male che sta per colpire il mondo. 

Dopo il suo incontro con i tecnologici di Google, Harari ha portato la conversazione su Aldous Huxley, uno di suoi autori preferiti. I contemporanei di Huxley sono rimasti inorriditi dal romanzo “Il mondo nuovo”, che descrive un regime sociale di controllo delle emozioni e di apparente eliminazione del dolore. Di primo acchito i lettori che leggono il libro, osserva Harari, possono pensare che tutto vada bene in quel mondo coraggioso. “Tutto appare così bello e perfetto e invece siamo di fronte a uno scenario intellettualmente inquietante perché è davvero difficile spiegare cosa c’è che non va. È la stessa sensazione che si ha di fronte alla visione dei tecnologici della Silicon Valley”. 

Per esempio è interessante, dice Harari, che a differenza dei politici, le aziende tecnologiche non hanno bisogno di una stampa libera, dal momento che controllano già i mezzi di comunicazione. Si è però rassegnato al dominio globale dei tecnologi, dopo la presa d’atto di quanto siano peggiori i politici. Dice: 

Ho incontrato un certo numero di questi giganti dell’high-tech e, generalmente, sono delle brave persone. Non sono l’unno Attila. Nella lotteria dei leader umani, potrebbe capitare di molto peggio. 

Alcuni dei suoi fan tecnologici gli si rivolgono parlando dell’ansia che gli procura il loro lavoro. “Alcuni sono molto spaventati dall’impatto di ciò che stanno facendo”, dice Harari. 

Tuttavia, l’entusiasmo nei confronti del suo pensiero non lo mette del tutto a proprio agio: 

È una regola empirica della storia che se vieni così tanto coccolato dall’élite, non sarai più capace di farle paura”, dice Harari. “Possono assorbirti. Puoi diventare uno dei loro tanti gingilli intellettuali. 

Le prove dell’entusiasmo dell’élite tecnologica per l’acume di Harari non sono difficili da trovare. “Sono attratto da Yuval per la sua chiarezza di pensiero”, ha scritto in una e-mail Jack Dorsey, il capo di Twitter e Square, lodando un particolare aspetto della riflessione di Harari. 

E Reed Hastings, capo di Netflix, ha scritto: “Yuval è l’intellettuale anti-Silicon Valley — non porta un telefono e passa molto tempo a meditare. Vediamo in lui quello che vorremmo davvero essere”. Ha quindi aggiunto: “Nel suo nuovo libro le riflessioni sull’IA e sulle biotecnologie estendono la nostra comprensione delle sfide e dei problemi che dovremo affrontare”. 

Alla cena organizzata in onore di Harari, Hastings ha co-ospitato accademici e leader del settore che hanno discusso i rischi del dataismo e il modo in cui le biotecnologie prolungheranno la durata della vita umana. (Harari ha scritto che la classe dominante vivrà più a lungo della “classe inutile”.) “I suoi libri hanno la capacità di riunire le persone intorno a un tavolo e di farle riflettere e questo è il contributo più grande” ha detto Fei-Fei Li, un esperto di intelligenza artificiale che lavora a Google. 

L’irrilevanza dei più 

Alcuni giorni prima, Harari aveva parlato a San Francisco a 3.500 persone. L’evento consisteva in un dialogo con Sam Harris che si è presentato in un completo grigio ben inamidato con dei vistosi bottoni bianchi. Harari sembrava ben meno a suo agio in un completo largheggiante che gli si accartocciava intorno al corpo, le mani intrecciate sul ventre e sprofondato nella sedia. Però, mentre parlava della meditazione — Harari trascorre due ore ogni giorno e due mesi all’anno in silenzio — ha conquistato la platea. In un luogo in cui l’auto-miglioramento è fondamentale e la meditazione è uno sport competitivo, la pratica di Harari gli conferisce lo status di eroe. 

Durante la conferenza ha affermato che il libero arbitrio è un’illusione e che i diritti umani sono solo una storia che ci raccontiamo. I partiti politici, ha aggiunto, potrebbero non avere più senso. Ha proseguito sostenendo che l’ordine mondiale liberale si è basato su finzioni come “il cliente ha sempre ragione” e “segui il tuo cuore” e che queste idee non funzionano più nell’età dell’intelligenza artificiale, quando i cuori possono essere manipolati dalla tecnologia. 

Tutti nella Silicon Valley sono concentrati sulla costruzione del futuro, ha continuato Harari, mentre la maggior parte delle persone del mondo non sono neppure abbastanza utili per essere sfruttate. Harari precisa così il suo pensiero al riguardo: 

Una persona fuori da quel ristretto circolo percepisce sempre più la propria irrilevanza nello scenario globale. Ed è molto peggio essere irrilevanti che essere sfruttati. La classe inutile è straordinariamente vulnerabile. Se un secolo fa si scatenava una rivoluzione contro lo sfruttamento in fabbrica avveniva nella consapevolezza della rilevanza del proprio ruolo di lavoratori nella società e dell’economia. La logica era: non possono eliminarci tutti perché hanno bisogno di tutti noi. 

Oggi è meno chiaro il motivo per cui l’élite dominante non dovrebbe eliminare la classe inutile. “Siete totalmente sacrificabili”, è la nuova ratio del dataismo. Questo è il motivo, secondo Harari, per il quale la Silicon Valley è così impegnata nel promuovere il concetto di reddito universale di base, oppure l’idea di trasferire delle risorse alle persone indipendentemente dal fatto che lavorino o meno. Il messaggio nascosto è: “Non abbiamo bisogno di te. Ma siamo gentili, quindi ci prenderemo cura di te”. 

Stile di vita e influenza 

Per il proprio soggiorno nella Valle, Harari, insieme al suo coniuge, Itzik Yahav — che è anche il suo manager –, ha affittato una piccola casa a Mountain View. Una mattina li ho trovati a preparare farina d’avena. Harari ha osservato che, con l’aumento della sua notorietà nella Silicon Valley, i tecnologi hanno iniziato a interessarsi anche del sul suo stile di vita. 

La Silicon Valley è stata una specie di incubatore di nuovi stili di vita legati alla controcultura, alla meditazione e allo yoga. Dice. “Il fatto che io pratichi queste discipline è una delle cose che mi ha reso più popolare e interessante alle persone che vi abitano”. Mentre parla, indossa una vecchia felpa su dei pantaloni di jeans. La sua voce è silenziosa e, facendo un largo gesto con la mano, rovescia un contenitore di posate. 

Harari è cresciuto a Kiryat Ata, vicino a Haifa. Suo padre lavorava nell’industria delle armi. Sua madre, già dipendente delle poste, ora lavora per il figlio gestendo la sua corrispondenza; riceve circa 1.000 messaggi a settimana. 

Harari non usa la suoneria al mattino e si alza spontaneamente tra le 6:30 e le 8:30. Medita un’oretta e quindi prende una tazza di tè. Lavora fino alle 4 o 5 del pomeriggio, poi fa un’altra ora di meditazione, seguita da una passeggiata di 60 minuti, che a volte è una nuotata, e poi si mette in TV con Yahav 

I due si sono conosciuti 16 anni fa attraverso il sito di incontri Check Me Out. “Non siamo grandi adepti dell’innamoramento”, dice Harari. “È stata più una scelta razionale quella che ci ha spinto a metterci insieme”. 

Yahav è diventato il manager di Harari. Nel periodo in cui gli editori di lingua inglese non erano troppo convinti della riuscita commerciale di Sapiens (il suo primo libro) — ritenendolo troppo serio per il lettore medio e non abbastanza serio per gli studiosi — Yahav ha insistito per andare avanti e ha ingaggiato Deborah Harris, un agente letterario di Gerusalemme. Un giorno, mentre Harari era a meditare, Yahav e la Harris hanno venuto il libro alla Random House di Londra. 

Oggi c’è un team di otto persone, con base a Tel Aviv, che lavora sui progetti di Harari. Il regista Ridley Scott e il documentarista Asif Kapadia stanno adattando “Sapiens” per una serie televisiva, e Harari sta lavorando ad alcuni libri per bambini per raggiungere un pubblico più ampio. 

Yahav era solito meditare, ma recentemente ha smesso. “Ero troppo frenetico”, dice mentre ripiega il bucato. “Non ho potuto beneficiare dei vantaggi della meditazione attraverso una pratica regolare”. Harari rimane invece impegnato nella meditazione. 

“Se dipendesse solo da lui, sarebbe come un eremita, impegnato a scrivere tutto il giorno, senza neppure tagliarsi i capelli”, dice Yahav, guardando il coniuge 

La coppia è vegana e Harari è particolarmente sensibile nei confronti degli animali. “Nel mezzo della notte”, dice Yahav, “quando c’è una zanzara, lui la prende e l’accompagna fuori”. 

Essere gay, ammette Harari, ha aiutato il suo lavoro, gli ha dato una prospettiva differente. Ha infatti messo in discussione i principi dominanti della stessa società ebraica in cui è cresciuto, una società che è molto conservatrice nei confronti dell’omosessualità. “Se la società ha sbagliato l’approccio all’omosessualità, chi garantisce che non abbia sbagliato anche tutto il resto?”, Dice. 

“Se fossi un superumano, il mio super-potere sarebbe il distacco”, aggiunge Harari. La coppia guarda molta TV. È il loro hobby principale e l’argomento principale di conversazione. Yahav dice che è l’unica cosa da cui Harari non riesce a distaccarsi. 

Hanno appena finito di vedere Dear White People dopo essere andati in sollucchero per la serie australiana Please Like Me. Quella sera, avevano in programma di incontrare i dirigenti di Facebook nella sede della società e poi di guardare lo spettacolo di YouTube Cobra Kai. Quando Harari lascerà la Silicon Valley, entrerà in un ashram appena fuori Mumbai, in India, per 60 giorni di assoluto silenzio. 

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