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Decreto Pa, governo: stop a quota 96 per pensioni scuola e a limite 68 anni per primari e accademici

Via libera in commissione al decreto Pa emendato dal governo – Soppresso l’articolo che sbloccava 4mila pensionamenti nella scuola a quota 96, ovvero con le regole in vigore prima della riforma Fornero – Stop anche all’anticipo della pensione da 70 a 68 anni per professori universitari e primari – Tornano le penalizzazioni per chi lascia prima dei 62 anni.

Decreto Pa, governo: stop a quota 96 per pensioni scuola e a limite 68 anni per primari e accademici

La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato il decreto sulla Pubblica amministrazione nella versione emendata dal governo. Dopo il via libera dell’Aula di Palazzo Madama, quindi, il provvedimento dovrà tornare alla Camera per il via libera definitivo. Le modifiche rispetto al testo originario sono quattro e riguardano il capitolo previdenza. Ecco le novità:  

1) soppressione dell’articolo che sbloccava 4mila pensionamenti nella scuola a quota 96, ovvero con le regoli in vigore prima della riforma Fornero (la commissione ha approvato tuttavia anche un ordine del giorno che impegna il governo a valutare una soluzione per i pensionamenti della scuola in un prossimo provvedimento); 

2) stop all’anticipo della pensione da 70 a 68 anni per professori universitari e primari; 

3) ripristino delle penalizzazioni per i dipendenti pubblici che lasciano il lavoro prima dei 62 anni; 

4) cancellazione dei benefici per le vittime del terrorismo.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, aveva anticipato gli emendamenti in mattinata, spiegando che le quattro norme sono state soppresse poiché non è stato possibile trovare le coperture finanziarie. “Dobbiamo correre”, ha detto il ministro, che ha definito “ragionevole” il ricorso alla fiducia anche al Senato, “visto che è già stata messa alla Camera”. Nel pomeriggio si svolgeranno le votazioni sulle pregiudiziali di costituzionalità, poi, dopo le 20, l’Aula potrebbe iniziare la discussione generale sul decreto. 

La quota 96 era stata fortemente criticata dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che aveva avvertito l’Esecutivo dell’impossibilità di tagliare le tasse qualora la politica avesse continuato a dirottare altrove le risorse recuperate con i tagli alla spesa. Il parere decisivo è stato però quello della Ragioneria di Stato, che aveva messo in luce l’insufficienza delle coperture.

Diversa l’opinione di Giorgio Pagliari (Pd), relatore del decreto: “Ho un diritto-dovere – ha detto – di precisare la mia posizione rispetto agli emendamenti soppressivi presentati dal Governo a causa, e solo a causa, dei rilievi della Ragioneria generale dello Stato sulla mancanza di copertura. In ragione dell’art. 81 Costituzione, la scelta è vincolata: non c’era e non c’è, purtroppo, margine discrezionale”. 

Forti critiche arrivano anche dai sindacati per la cancellazione delle norme sulle pensioni. “C’è qualcosa che non va se ogni volta che s’interviene per sanare palesi ingiustizie nei confronti dei lavoratori scatta il contrordine: non è accettabile”, ha commentato Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil. Le ha fatto eco il suo omologo alla Uil, Antonio Foccillo, definendo “grottesca e paradossale la decisione del governo”. Per il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, invece, “se la riforma Fornero fosse stata discussa con il sindacato non ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo pasticcio di questi giorni, con gli emendamenti presentati dal governo con l’avallo di tutte le forze politiche e poi precipitosamente ritirati dallo stesso governo”.

Di tutt’altro avviso un addetto ai lavori come Giuliano Cazzola: “Dobbiamo ringraziare Daniele Franco e la Ragioneria generale dello Stato – ha commentato l’ex parlamentare e esperto di previdenza –, che hanno resistito alla demagogia della Camera (dove sono stati approvati gli emendamenti-canaglia) e alla protervia del governo dei Puffi, impedendo un ulteriore saccheggio della riforma delle pensioni del ministro Fornero con norme prive di adeguata copertura. Era del tutto pretestuoso, in particolare, voler contrabbandare come esodati 4mila insegnanti che hanno un lavoro stabile e sicuro. La Ragioneria dello Stato è un pezzo autorevole, qualificato e competente della Pubblica Amministrazione. A questa Istituzione, che ancora  una volta ha garantito il rispetto delle regole di bilancio, il Paese è debitore di una parte importante della sua libertà”.  

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