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Bufera sulle banche dopo le trimestrali. Intesa limita i danni: sì al dividendo no alle aggregazioni

Pioggia di vendite in Borsa sui titoli bancari – Mediobanca, Mediolanum e Banco popolare i più colpiti – Il nuovo ceo di Intesa sanpaolo traccia le linee del nuovo corso del gruppo: priorità al dividendo, nessun consolidamento in Italia e in Europa, riduzione delle filiali e semplificazione delle strutture centrali

Bufera sulle banche dopo le trimestrali. Intesa limita i danni: sì al dividendo no alle aggregazioni

Le vendite colpiscono in Borsa le banche che lasciano sul terreno tra i 2 e i 5 punti percentuali, molto più del comparto europeo (comunque in calo). Nel pomeriggio il peggior titolo bancario è Banco Popolare che perde oltre il 5% dopo i conti e con il focus del mercato sull’asset quality e sul capitale in vista degli stress test europei, seguito da Mediolanum -4,2% e Unicredit -3,85%. Mediobanca cede il 3,6% dopo essere stata sospesa al ribasso. Unicredit, su cui pesa il report prudente degli analisti di Citi (che si aspetta un’ulteriore pressione per il business italiano), perde il 3,6%. Nella giornata della diffusione dei conti trimestrali Intesa Sanpaolo limita le perdite nel pomeriggio e perde il 2,4%. Anche Ubi Banca, unico titolo a muoversi in territorio positivo nella mattinata, scivola in negativo. Il titolo era balzato dopo che i risultati, nonostante l’utile in flessione, sono riosultati maggiori delle attese degli analisti.

Anche Intesa ha oggi presentato i conti del terzo trimestre che hanno evidenziato un utile netto leggermente superiore al consensus. I profitti si sono attestati a 218 milioni di euro, in calo del 47,3% sullo stesso periodo dello scorso anno ma in miglioramento rispetto ai 116 milioni del trimestre precedente. Sui nove mesi, gli utili sono scesi del 62,1% a 640 milioni. Il neo ad Carlo Messina (arrivato al timone di Intesa dopo l’uscita anticipata di Cucchiani), in una nota sui risultati, ha affermato che la “distribuzione dei dividendi continua a essere una priorita”. “Gli accantonamenti sin qui effettuati – ha aggiunto – sono in linea con quelli dello scorso anno, nel quale erogammo complessivamente 832 milioni di euro. La distribuzione del dividendo resta in ogni caso soggetta al contesto esterno e alle norme e provvedimenti delle autorità di controllo”.

Nella conference call con gli analisti del pomeriggio Messina ha ribadito che Intesa Sanpaolo non è interessata a prendere parte a nessun tipo dio consolidamento né in Italia né in Europa. Ca’ De Sass è al lavoro sul prossimo business plan che verrà presentato in primavera e che è realizzato “coinvolgendo le 94mila persone del gruppo” e che sarà “focalizzato sulla creazione di valore con il conseguimento nel medio periodo di un rendimento superiore al costo del capitale per il gruppo e per ciascuna business unit”. Per il quarto trimestre, la banca rileva che ”rimarrà prioritario preservare la sostenibilità dei risultati da conseguire. Oltre che sugli obiettivi reddituali, l’attenzione sarà concentrata sul proseguimento delle azioni finalizzate al rafforzamento della solidità patrimoniale e all’ulteriore miglioramento del profilo di rischio e liquidità”. In quest’ottica, Intesa è interessata alla rivalutazione delle quote di Bankitalia solo se questo comporta un beneficio in termini di capitale di migliore qualità. Nel frattempo è già partito il lavoro sulla riorganizzazione della banca dei territori. La banca sta già lavorando sulla semplificazione delle strutture centrali, semplificazione della rete, semplificazione delle entità giuridiche, semplificazione della copertura territoriale. Intesa Sanpaolo punta a ridurre le filialia 3.800 entro giugno 2014, con accorpamenti di circa 1.300 filiali, di cui 900 già realizzati e una significativa riduzione del numero delle banche locali dalle attuali 16. Inoltre è prevista la riduzionea 2 da 7 delle società prodotto che operano nel credito industriale, nel leasing e nel factoring. A livello di strutture centrali, è prevista la riduzione del numero di riporti diretti al responsbaile di divisione da 22 a 6, (esclusi i sette direttore regionali). Un’operazione, come ha precisato Messina nella conference call, che darà un contributo significativo non solo sul fronte della riduzione dei costi ma anche sul fronte dell’aumento dei ricavi, con la riallocazione di personale a supporto di attività a contatto con la clientela.

Infine, per Messina è probabile un nuovo Ltro anche se il manager si dice preoccupato del fatto “che le banche possano diventare dipendenti da questo strumento”.

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