Condividi

SuperPopolare, Fca e moda mandano in tilt la Borsa

Si capovolge l’orientamento dei mercati sulla SuperPopolare e sia il Banco Popolare che la Bpm incassano pesanti perdite dell’ordine rispettivamente del 6,5% e del 5,5% – Male anche Fca e i titoli della moda (da Ferragamo a Yoox) – Soffre Unicredit per lo stallo al vertice – Rimbalza invece Mediaset (3%) sulla scia di possibili sorprese su pubblicità e costi – Rcs sopra il valore dell’Opa – Bene anche Tenaris – Rallenta il petrolio.

SuperPopolare, Fca e moda mandano in tilt la Borsa

Una rondine non fa primavera. I mercati europei sembravano sulla via della ripresa, sulla scia soprattutto del rialzo del petrolio, giunto ai massimi da novembre 2015 (con Wti e Brent vicini ai 50 dollari al barile), ma proprio la frenata del greggio, unita all’avvio debole di Wall Street, hanno fatto girare in negativo tutti i listini del Vecchio continente da metà giornata in poi. Il Ftse Mib, che in mattinata era arrivato a guadagnare oltre l’1% trascinato dal rimbalzo di Mediaset e di alcune banche, ha poi repentinamente invertito la rotta perdendo l’1,34% sotto i 17.500 punti. Un po’ meglio le altre Borse: Londra alla fine si salva +0,2%, Francoforte -0,6%, Parigi -0,3%.

Tre i principali fattori di ribasso della Borsa milanese: il crollo della SuperPopolare, con Banco Popolare e Bpm che perdono rispettivamente il 6,5 e il 5,5%; le difficoltà della galassia Agnelli, in particolare di Fca che lascia sul terreno oltre il 6,5% (è il peggior titolo del paniere principale) penalizzata dalla giudizio “underperform” di Exane Bnp Paribas; e il calo del settore del lusso, in particolare di Salvatore Ferragamo e di Yoox Net-A-Porter che perdono entrambe poco meno del 4%.

Al netto della speculazione che è alla base della volatilità dei mercati, a sua volta enfatizzata dagli scambi superveloci, i segnali negativi che giungono da Wall Street sono legati soprattutto ai timori che la Federal Reserve possa alzare i tassi di interesse già il prossimo giugno. Oggi, in effetti, l’attesissimo dato sull’inflazione ad aprile è risultato in crescita dello 0,4%, ossia al passo più rapido da oltre tre anni, trascinato su dal rimbalzo del rimbalzo della benzina. Influenza la Borsa statunitense anche la mossa di Soros che ha voltato le spalle a Wall Street puntando sul bene rifugio per eccellenza, l’oro, all’indomani della scelta opposta di Buffett che ha acquisito quasi 10 milioni di azioni di Apple.

A Milano i titoli in controtendenza sono davvero una manciata: tra questi spicca decisamente Mediaset, che chiude avanzando del 3,02% dopo una settimana – quella trascorsa dalla pubblicazione della trimestrale – in cui il Biscione aveva ceduto in tutto il 5,4%. A convincere gli investitori sono le probabili novità positive in arrivo dai fronti della pubblicità e del taglio dei costi.

Fuori dal paniere principale prosegue anche il rally di Rcs che già ieri, spinto dall’annuncio dell’Opa di Investindustrial e dei soci storici, aveva guadagnato oltre il 16%: nella seduta di oggi il titolo del gruppo editoriale aggiunge un altro 3,1% stabilizzandosi sopra la soglia dell’offerta di acquisto (0,715 contro 0,70 proposti da Bonomi e da alcuni soci).

Lo spread Btp Bund si assesta sotto la soglia dei 140 punti base, mentre l’euro conferma una tendenza lievemente rialzista nei confronti del dollaro statunitense: oggi 1 euro vale 1.133805 USD. Il petrolio, come detto, rallenta la sua corsa ma resta comunque non lontano da quota 50 dollari al barile: il Brent è poco sopra i 49, il Wti poco sopra i 48.

Commenta