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Se il leader gioca in difesa

Al via l’incontro del Governo con le parti sociali. Sindacati scettici sul discorso di Berlusconi, ieri, al Parlamento. Al tavolo c’è anche Tremonti. A deludere è l’atteggiamento difensivo del premier, che appare riottoso ad ascoltare e ad aprire un dialogo davvero operativo. Si avverte la mancanza di una leadership autentica.

Se il leader gioca in difesa

In Italia va tutto benino. Famiglie e banche hanno patrimoni solidi e solidi sono pure i “fondamentali” dell’economia. Chi afferma il contrario è un rompiscatole e nei mercati, si sa, prevalgono gli speculatori. La ricetta per rassicurare i dubbiosi? Ci vuole pazienza. Si vedrà, se mai, dopo le vacanze.

È sembrato questo, in sostanza, il messaggio lanciato ieri al Paese, in uno dei momenti in cui è massimo il disorientamento, dal Presidente del Consiglio. Una guida riluttante. Un leader in difesa, che, quasi controvoglia, è sceso dal Palazzo per dare qualche spiegazione. A colpire, nelle pieghe di un monologo privo di concretezza e di coraggio, è soprattutto l’atteggiamento del premier, stanco e compassato. Un leader che non c’è: si discolpa, alza le spalle, sbuffa di fronte alle critiche. Continua a muoversi, in altre parole, all’interno del più classico degli alibi: la teoria del complotto (gli speculatori, l’opposizione disfattista).

Cosa accadrà oggi, nell’atteso confronto con le parti sociali, quando si tratta di passare dalla stanca retorica delle Aule (col gioco delle parti, inscenato perfino ieri, tra maggioranza e opposizione) alla discussione sul terreno operativo, con i principali attori dell’economia? I segnali non sono dei più promettenti. Il Paese ha bisogno di un leader credibile, lo si ripete da mesi, forse da anni. Ma cosa significa “credibile”, in particolare alla luce della montante sfiducia verso la classe dirigente italiana? Umile innanzitutto, dunque capace di rimboccarsi le maniche. E soprattutto di mettersi davvero in ascolto, per progettare con imprese, sindacati e realtà sociali un percorso serio e subito operativo.

Questo dovrebbe essere l’esito dell’incontro odierno, dove la leadership, lungi dal rapportarsi con diffidenza alla società civile, dovrebbe esserne finalmente espressione e guida. Ma siamo anni luce lontani da questo clima di armonia democratica. L’esecutivo, lo si è visto anche ieri, continua a barricarsi dietro la manovra economica approvata nelle scorse settimane, come se ormai, inserito il pilota automatico, si potessero chiudere gli occhi. E intanto, a fornire una stridente parodia delle risposte di cui è capace la politica nei momenti di urgenza, a corollario di una delle peggiori crisi di scollamento tra Palazzo e Paese (dove l’opposizione ha le sue gravissime responsabilità), è la stucchevole sceneggiata dei parlamentari, che, bontà loro, rinunciano a cinque settimane di vacanza, per restare in ferie soltanto un mesetto abbondante.

È uno spettacolo che indigna, rispetto a cui un esecutivo serio dovrebbe avere uno scatto d’orgoglio. A maggior ragione, dall’incontro di oggi con le parti sociali non ci si può accontentare del rito mediatico del confronto e di una rediviva spolverata di concertazione. Se questo clima di torpore agostano prevalesse anche all’appuntamento odierno col Paese, sarebbe davvero una grande occasione sprecata. E un vuoto imperdonabile.

Pubblicato in: News

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