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Nomine: Tria blinda il Tesoro, Di Maio e Salvini si litigano la Rai

Il ministro delle Finanze non fa concessioni sulle tre figure chiave del suo ministero e conferma Franco alla Ragioneria – La partita ora si sposta sulla Rai, in vista dell’assemblea di venerdì – Girandola di nomi in corsa: sono tre per la figura di ad, ma la contesa si allarga sulla guida dei Tg. Ecco i nomi

Nomine: Tria blinda il Tesoro, Di Maio e Salvini si litigano la Rai

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si prende la sua rivincita sull’asse Di Maio-Salvini e dopo aver ceduto sul nome dell’ad di Cassa Depositi, blinda le posizioni chiave del Tesoro incaricate di gestire la politica economica del Paese, a cominciare dalla prossima legge di Bilancio.

TRIA NON ARRETRA SUL TESORO

Il consiglio dei Ministri del 25 luglio ha infatti nominato il tris di funzionari che affiancheranno Tria a Via XX Settembre: oltre alla nomina di Alessandro Rivera alla direzione generale del Mef – già nota e pietra di scambio per la guida di Cdp assegnata a Fabrizio Palermo – alla Ragioneria dello Stato viene confermato Daniele Franco, da anni tra le figure cardine del Tesoro che M5s e Lega avevano provato a mettere in dubbio dopo le polemiche sulla relazione tecnica del decreto Dignità. Ex Bankitalia, Franco continuerà ad avere l’ultima parola sui provvedimenti del Governo: il Ragioniere è infatti colui che, dopo aver verificato la presenza delle necessarie coperture finanziarie, dà il via libera ai testi che poi vengono inviati al Presidente della Repubblica per la firma definitiva. Senza la bollinatura di Franco dunque, Mattarella non potrà firmare (art.81 della Costituzione).

Alla guida del dipartimento fisco del ministero dell’Economia, altra figura cruciale cui spetterà l’onere di occuparsi della flat tax, viene confermata Fabrizia Lapecorella che entrerà a far parte anche del cda di Cdp.

SI CHIUDE LA PARTITA SU CDP

Dopo la lotta all’ultimo sangue sulla poltrona dell’ad, andata dopo numerosi rinvii a Fabrizio Palermo, gradito al M5s con il benestare della Lega, l’assemblea degli azionisti di Cassa Depositi e Prestiti ha nominato il cda che rimarrà in carica per i prossimi tre esercizi.

Siederanno nel board oltre a Palermo e Tononi (presidente designato dalle Fondaizoni), anche Luigi Paganetto (designato alla carica di Vice presidente), Fabrizia Lapecorella, Fabiana Massa Felsani, Valentino Grant (in quota Lega), Francesco Floro Flores, Matteo Melley e Alessandra Ruzzu (questi ultimi voluti dalle Fondazioni).

SI PUNTA TUTTO SULLA RAI

Chiusa una partita cruciale, ne rimane aperta un’altra altrettanto importante: quella sulla Rai, in vista dell’assemblea convocata dal Mef per venerdì 27 luglio. E anche in questo contesto le frizioni interne al governo non mancano. La tensione sta tutta nella frase pronunciata da Tria alla vigilia del vertice serale di martedì a Palazzo Chigi con il Premier Conte e i due vicepremier. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle parole di Matteo Salvini che aveva parlato di “casting” per la scelta dei vertici, il ministro dell’Economia ha lanciato un chiaro messaggio a leader leghista: “Se c’è la necessità di qualcuno di incontrare i candidati per rafforzare le proprie convinzioni, questo non significa che condizioni le scelte del ministro competente”. Spetta infatti al Mef l’ultima parola sulle due nomine chiave – presidente e direttore generale – della Tv pubblica.

Nel corso della riunione di ieri sembra però che i tre ministri siano riusciti a stringere il campo. Tre i nomi in corsa per poltrona di dg: in pole position c’è Fabrizio Salini, ex La7 e Fox, fortemente sponsorizzato da Di Maio (non sembra dispiacere nemmeno a Tria). In alternativa rimangono Andrea Castellari di Viacom International e Marcello Ciannamea, direttore dei palinsesti Rai e consigliere di Auditel.

Più complicato il gioco-forza sulla presidenza che, come previsto nei piani iniziali, dovrebbe invece andare al Carroccio. In questo caso però sembra perdere terreno l’ipotesi di Giovanna Bianchi Clerici, che potrebbe ricevere il No di Forza Italia e Pd, ma anche di una larga parte dei pentastellati, soprattutto quelli “in quota” al presidente della Camera Roberto Fico. Il secondo nome circolato negli ultimi giorni è invece quello di Gianmarco Mazzi, già direttore artistico del Festival di Sanremo ed ex socio di Lucio Presta, titolare di un’agenzia di spettacolo che ha nel suo carnet molti dei i principali conduttori televisivi. Ma sarebbero tornati in pista anche Giovanni Minoli e Fabrizio Del Noce.

Si va verso la chiusura dunque? Non c’è da scommetterci perché gli occhi (e le mani) dei due partiti di maggioranza sono tutti rivolti verso i Tg. Nonostante gli slogan sui “partiti fuori dalla Rai”, tra Lega e 5s sembra essere scontro vero sui direttori dei telegiornali. Di Maio, in base alle percentuali fuoriuscite dalle urne lo scorso 4 marzo, non ha alcuna intenzione di rinunciare alla direzione del Tg1, dove vorrebbe piazzare una figura però da lui considerata di “garanzia” come Milena Gabanelli. La Lega però non intende rinunciare al telegiornale della rete ammiraglia, convinta di aver già fatto anche troppe “concessioni” agli alleati di governo. Il sogno di Salvini sarebbe poi quello di portare in Rai Mario Giordano, epurato da Mediaset, magari “accontentandosi” del Tg2, mentre per il Tg3 si parla di Federica Sciarelli (voluta dai grillini) o Paolo Corsini, attualmente caporedattore dei telegiornali di Rai Parlamento.

 

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