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Moody’s taglia il rating della Spagna: da A3 a Baa3

Tra i fattori chiave che hanno portato al downgrade da parte dell’agenzia di rating c’è la decisione di Madrid di chiedere prestiti per 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche.

Moody’s taglia il rating della Spagna: da A3 a Baa3

I problemi della Spagna non sono ancora finiti. Dopo il downgrade deciso nelle scorse settimane da Egan-Jones, che aveva tagliato il rating della Spagna da “B” a “Ccc+”, su Madrid si è abbattuta anche la scure di Moody’s. L’agenzia di rating ha tagliato il rating spagnolo da “A3” a “Baa3”, con la possibilità di ulteriori tagli al termine della revisione che dovrebbe concludersi “entro un periodo massimo di tre mesi”.

Come si legge nella nota dell’agenzia, tra i fattori chiave che hanno portato al downgrade c’è la decisione di chiedere prestiti per 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche, cosa che “aumenterà ulteriormente il debito del Paese, già cresciuto in modo drastico” durante la crisi. Moody’s prevede che il rapporto debito-prodotto interno lordo crescerà al 90% circa quest’anno e continuerà ad aumentare “fino alla metà del decennio”.

“Stabilizzare il rapporto debito-Pil sarà una questione chiave per le autorità spagnole, richiedendo anni di consolidamento fiscale”, si legge nella nota di Moody’s, in cui si sottolinea che “come conseguenza, la posizione fiscale e del debito spagnolo non è più in linea con una valutazione in territorio A”.

Tra gli altri fattori alla base della decisione di Moody’s sono citati anche “l’accesso ai mercati finanziari molto limitato” e “la continua debolezza dell’economia spagnola”, che accresce la debolezza finanziaria del governo e ne aumenta la vulnerabilità.

Secondo Moody’s “questa situazione è insostenibile” e “in assenza di sviluppi positivi che aumentino la fiducia degli investitori – per esempio una ripresa della crescita o rapidi progressi nel raggiungimento degli obiettivi di consolidamento fiscale, cose che non appaiono probabili nel contesto attuale – è probabile che il governo sia limitato nella capacità di rifinanziare il debito che arriva a maturazione”.

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