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Lo scontro Trump-Fed sui tassi manda in tilt le Borse

“Alla Fed sono impazziti” urla il Presidente americano e Nasdaq, Dow e S&P crollano – Pesanti gli effeti ribassisti anche sugli altri listini – Piazza affari ai minimi dell’anno – Lusso e auto nell’occhio del ciclone

Lo scontro Trump-Fed sui tassi manda in tilt le Borse

“Alla Fed sono impazziti. Stanno facendo un grosso errore”. Donald Trump è più infuriato con Jerome Powell, l’uomo che lui ha scelto per guidare la Banca centrale, che con la Cina. A giustificare la rabbia del presidente è stato il brusco tonfo dei listini favorito, se non scatenato, dall’intervento di Powell, che ieri a fronte di nuovi segnali di tensione sui prezzi ha parlato della possibilità di arrivare ad un livello di tassi di interessi sufficiente a frenare la forza dell’economia americana che rischia di andare troppo su di giri. Un colpo basso per il presidente, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni mid term. Per giunta un’indicazione che arriva in un momento assai delicato per le esigenze del Tesoro Usa da oggi alle prese con la massiccia offerta di titoli di debito in un’asta che potrebbe registrare la diserzione dei compratori cinesi.

Le tensioni sui tassi hanno scatenato la danza dell’Orso nelle Borse di tutto il pianeta.

CROLLA IL NASDAQ , PER S&P IL CALO PEGGIORE DAL VOTO 2016

Ieri sera Wall Street, alla vigilia della campagna delle trimestrali ha vissuto una giornata da incubo: il Nasdaq ha lasciato sul terreno più del 4%, nella sua giornata peggiore dal giugno 2016. Dow Jones -3,3%. L’indice S&P500 ha perso il 3,2%: negli ultimi cinque giorni, tutti al ribasso, l’indice ha accusato il calo peggiore dall’elezione di Trump.

I mercati stanno così prezzando il sorpasso dei rendimenti delle obbligazioni, saliti ai massimi da sette anni, rispetto ai dividendi delle Borse.

I future su Wall Street segnalato stamane che la tempesta non si è ancora esaurita. Ma nelle ultime ore le vendite sulle obbligazioni si sono placate, il rendimento del decennale degli Stati Uniti è sceso a 3,15%.

Il dollaro si indebolisce su euro a 1,156.

JAMES MURDOCH SOSTITUIRÀ MUSK IN TESLA

Sul fronte societario, in attesa dei conti delle grandi banche in arrivo domani, tiene banco un’indiscrezione del Financial Times: James Murdoch, il figlio del magnate momentaneamente il più ricco disoccupato del pianeta, sarà il prossimo ceo di Tesla in sostituzione di Elon Musk colpito dal cartellino rosso della Sec.

TONFO DI TOKYO. LO YUAN AD UN PASSO DA QUOTA 7 SUL DOLLARO

Non meno forte la reazione dei mercati asiatici. A Tokyo l’indice Topix lascia sul terreno il 3,5%, con punte superiori al 4% tra i tecnologici. Lo yen si apprezza per il sesto girono consecutivo. Taiwan, la più legata al tech, perde il 6%. Seoul -4%, Mumbai e Sidney -2,5%.

Giù anche i listini cinesi: Hong Kong -3,8%, indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -4%.

Il cambio dollaro yuan prosegue l’avvicinamento a quota 7, stamattina a 6,93 nonostante il monito del segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin. Ieri le autorità cinesi hanno lasciato intendere, attraverso un articolo firmato da un ex consulente della banca centrale, che potrebbero tollerare un cambio anche oltre quota 7, un avvertimento alla Casa Bianca sui rischi dell’offensiva sui dazi.

BRUSCO CALO ANCHE PER IL PETROLIO. SAIPEM -2,5%

Il timore di una frenata dell’economia, provocata dal rialzo tassi, ha ripercussioni anche sul petrolio, il Brent stamattina tratta in Asia a 81,6 dollari il barile, in calo del 2%, ieri ha chiuso con un ribasso del 2%.

A Piazza Affari ieri Saipem -2,5% anche se Barclays ha alzato il target a 6,6 euro. Eni -0,7%.

In questa cornice continua lo psicodramma della manovra italiana. Ma l’aumento sostenuto dei tassi ed il rallentamento della congiuntura stanno ad in dicare che i numeri, già traballanti, andranno presto rivisti.

PIAZZA AFFARI AI MINIMI DELL’ANNO

L’onda lunga delle vendite ha investito ieri anche le Borse europee. Ma Piazza Affari non è stata il fanalino di coda dei listini europei. Le tensioni interne sulla manovra sono passate in secondo piano di fronte al clima pesante che si è diffusa da Wall Street all’Europa, innescato dai timori per il confronto con la Cina e le tensioni sui tassi. E così è svanito l’effetto positivo dell’aumento a sorpresa della produzione industriale ad agosto (anche in Italia) che aveva lasciato sperare a metà seduta in un rimbalzo delle quotazioni. Le Borse sono così scivolate verso il basso. In questo clima ha preso il via sui listini europei una brusca rotazione settoriale. Ne ha fatto le spese il lusso che, secondo il report di Morgan Stanley curato da Krupa Patel “non è più di moda”. Salgono così le Tlc (+2%, Telecom Italia +1,3%) e le Banche (+0,4%). Scendono Tech (-4,3%), Materie di base (-4,2%), Chimici (-3,3%), Industriali (-3%) e Automotive (-3%).

L’indice FtseMib (19.720, -1,70%) ha annullato il tentativo di rimbalzo messo a segno alla vigilia tornando sui minimi dell’anno.

Pesanti le altre Borse: Parigi (-2,11%) paga le vendite sul lusso, Francoforte (-2,19%) quello sull’auto. Madrid-1,09%. Londra -1,27%.

REUTERS: TRIA SE NE ANDRÀ DOPO LA MANOVRA

Scrive Fitch: “Vediamo rischi considerevoli per i target della manovra, specie dopo il 2019″. Di qui il rischio concreto che in occasione della revisione del rating, che arriverà nel primo trimestre 2019, il giudizio sull’Italia, oggi BBB- outlook negativo, venga declassato per i nuovi obiettivi di deficit. La nota dell’agenzia è arrivata in serata, proprio mentre a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte riceveva i vertici delle società partecipate per una cabina di regia sugli investimenti.

Sprezzante, al solito, la reazione dei due vicepremier: “È bene che ci bocci chi ha promosso i governi precedenti” ha detto Luigi Di Maio. E Matteo Salvini se l’è presa con i “soliti burocrati”. In mattinata il ministro dell’Economia Giovanni Tria in Parlamento aveva assicurato che il governo “farà di tutto per recuperare la fiducia dei mercati”. Ma secondo Reuters è sempre più probabile che Tria lasci l’incarico di ministro entro pochi mesi. “Tria vuole andare via, a prescindere dal fatto che noi siamo stufi di lui, ma prima di gennaio non succederà nulla – ha detto all’agenzia un esponente della maggioranza – Prima bisogna approvare la legge di Bilancio in Parlamento”.

LO SPREAD SCENDE A 294 PUNTI. OGGI ASTA A RISCHIO PER IL BTP

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno è stata una giornata positiva per i titoli del debito. Lo spread decennale è sceso in chiusura a 294 punti base dal picco di stamattina oltre quota 300. Il rendimento del decennale scende al 3,49% da 3,60%. Progressi ci sono stati anche sulla parte corta della curva: il rendimento del Btp 2 anni è sceso a 1,35% da 1,52%.

Il Tesoro, per collocare tutti i 6 miliardi di Bot 12 mesi offerti, ha dovuto accettare un rendimento dello 0,949%, massimo da ottobre 2013, più che raddoppiato rispetto allo 0,436% dell’asta precedente di settembre. E’ il tasso di interesse più alto da cinque anni a questa parte (a maggio il rendimento era negativo). La richiesta ha sfiorato i 10 miliardi, per un rapporto domanda/offerta dell’1,63%, in calo rispetto a 1,91 dell’asta precedente.

Data le premesse, si legge nella nota di Unicredit, “l’asta di oggi rappresenta un importante test dell’appetito degli investitori” scrive Unicredit. Oggi è infatti in agenda l’offerta di Btp a 3-7-15/20 anni per altri 2,5 miliardi massimi. Anche qui è previsto un forte incremento dei rendimenti. In chiusura, sul mercato grigio, il nuovo tre anni è stato scambiato al 2,37%, oltre un punto percentuale sopra l’1,20% dell’asta di metà settembre (in offerta c’era il vecchio benchmark aprile 2021 cedola 0,05%): si tratterebbe di un massimo d’asta da ottobre 2013.

“IL LUSSO NON È PIÙ DI MODA”. MONCLER -10%

In Piazza affari hanno tenuto banco ieri la discesa del lusso e quella dei titoli dell’auto.

A far scattare le vendite sul settore luxury è stato un report di Morgan Stanley diffuso a ridosso della conference call sui risultati di Lvmh. In Piazza Affari ne ha fatto le spese soprattutto Moncler (-10%), la peggior blue chip di giornata. Ma la società dei piumini, che comunque vanta una performance del 45% da inizio anno, non è l’unica ad aver accusato il taglio del rating sul settore dei beni di lusso a Underweight da Neutral. A Milano sono in pesante perdita anche altri nomi eccellenti del made in Italy: Ferragamo -4,3% e Tod’s -2,3%. Brunello Cucinelli -9%. La bufera si è scatenata nel giorno della conference call sui risultati di Lvmh (-4,7%) nonostante le vendite del 3° trimestre abbiano soddisfatto le attese degli analisti con una crescita organica del 10%; Kering -3,7%, Richemont -1,4%.

Morgan Stanley, dopo aver sottolineato il rischio di una frenata del mercato cinese (che assorbe un terzo delle vendite del lusso) osserva che in questa fase di rallentamento della crescita dei profitti sono da preferire le azioni “value” rispetto ai titoli “growth”. I titoli del Lusso “sono vulnerabili a una generale sottoperformance” rispetto alle azioni “value” scrivono gli analisti di Morgan Stanley guidati da Krupa Patel.

FERRARI NEL MIRINO, SCENDE ANCHE L’AUTO

Ferrari, icone del lusso ma anche del mondo a quattro ruote ha patito sia il declassamento del luxury che le tensioni sul fronte dell’automotive: la Rossa ha così lasciato sul terreno l’8%.

L’indice Stoxx scende del 2,76%. A Francoforte le perdite dei grandi dell’auto sono state tutte superiori al 2%. Porsche -2,8%.A Milano Fiat Chrysler ha perduto il 5,55%, Brembo il 5,86%.

Pesante anche la tecnologia: Stm -5,77% che si allinea alla discesa del settore tecnologico.

TENGONO LE BANCHE. CARIGE “A RISCHIO FALLIMENTO” PER FITCH

Una volta tanto i bancari non sono stati nell’occhio del ciclone: tonici nella prima parte di seduta, hanno rallentato nel finale in linea con l’andamento generale. L’indice del settore è stato in pratica invariato Bper Banca ha conservato nel finale un guadagno del 2,18%. Unicredit+0,33% e Intesa +0,53%. Ubi Banca-1,01%.

Ancora in sofferenza Banca Carige (-5,77%): Fitch ha tagliato il rating di lungo termine di Banca Carige da ‘B-‘ a ‘CCC+’ ponendo tale livello sotto ‘rating watch’ negativo. Il downgrade riflette l’opinione per cui “il fallimento della banca è ormai una possibilità reale”.

A Fineco Bank (-4,63%) tocca la maglia nera nel risparmio gestito, generalmente poco mosso. Ma il titolo è l’unico ad avere un saldo da inizio anno positivo per quasi il 20%.

Positiva nel listino anche Maire Tecnimont (+0,27%). conserva il segno positivo nel finale. Barclays ha rafforzato il giudizio Overweight portando il prezzo obiettivo a 5,60 euro da 5,50 euro.

Frana Astaldi (-17,47%) che ha smentito divergenze in Cda e nel collegio sindacale e prevede di convocare una riunione del board dopo la pronuncia del tribunale sulla richiesta di concordato preventivo.

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