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Liberiamoci da Internet: ecco le app per sfuggire alla tecno-info-dipendenza

Di fronte all’invadenza della Rete e del computer, si stanno diffondendo sul mercato app che permettono di liberta’ da Internet da un minuto a otto ore come il programma Freedom oppure Self-Control, Isolator e Anti-Social – Dopo aver staccato la spina da Twitter e da Facebook e aver vinto la apnea da email Peter Sagal ha scritto un’opera teatrale

Liberiamoci da Internet: ecco le app per sfuggire alla tecno-info-dipendenza

Fermate Internet, voglio scendere. Sono sempre di più le persone al mondo che usano un computer per lavorare. Una scatola magica che ha rivoluzionato il modo di scrivere. Abbinato a Internet consente di ottenere informazioni e di comunicare con gli altri a una velocità fino a poco tempo insperata. La Rete, tuttavia, porta con sé sempre nuovi strumenti di comunicazione e di scambio di informazioni come Facebook, Twitter o YouTube. Si tratta di vere e proprie “distrazioni digitali” che bloccano il flusso di pensiero e interrompono il ritmo di lavoro. Ottime scuse per procastinare un incarico noioso o complicato, risucchiano minuti se non ore preziose alle nostre giornate. Per non parlare dei motori di ricerca. Alzi la mano chi è andato su Google per cercare una semplice informazione, come un indirizzo o una data, e non si si è poi ritrovato venti minuti (o un’ora) più tardi, in forza di qualche misterioso flusso di coscienza, a seguire un video su YouTube che non c’entra proprio nulla con la ricerca iniziale. Per fortuna, se una tecnologia ci schiavizza, ce ne è una (o più d’una) pronta a liberarci. Sono ormai presenti sul mercato diverse applicazioni create proprio per combattere la distrazione. Hanno nomi accattivanti come Freedom, Self-Control, Isolator e Anti-Social. Possono essere scaricate facilmente e hanno la funzione di bloccare l’accesso alla posta elettronica, a Youtube e ai social media, per un certo numero di ore al giorno, consentendo alle persone la massima concentrazione quando ne hanno più bisogno.

NUOVE APPLICAZIONI – Non c’è niente da fare, la facilità e l’eccesso d’informazione ci stanno trasformando in esseri dalla capacità di concentrazione di un canarino. È un’epidemia che colpisce tutti, dai geeks delle nuove tecnologie alla mitica casalinga (informatizzata) di Voghera. Se ne sono accorti anche alcuni scrittori famosi come Nick Horby, Dave Eggars e Zadie Smith, che, dopo essere stati schiavi di una severa tecno-info-dipendenza, si sono convertiti a vari strumenti di auto-conteollo. Zadie Smith ne ha addirittura citato un paio tra i soggetti da ringraziare per la buona riuscita del suo ultimo libro. L’idea è simile a quella dei programmi di controllo che consentono ai genitori di scegliere cosa i figli possono (e non possono) vedere alla tv. In questo caso, si tratta di programmi che gli adulti, non fidandosi di se stessi, si auto-impongono. Le applicazioni, si diceva, sono molteplici. Alcuni programmi semplicemente coprono gli ‘alert’, le insidiose vignette che avvertono che una email è arrivata o una persona è pronta a parlare via Skype; altri disattivano solo alcuni specifici siti Internet, come Facebook; altri tagliano fuori completamente dall’accesso a Internet. Con 300mila utilizzatori in tutto il mondo, uno dei programmi più radicali, Freedom, consente ‘libertà’ da Internet da un minuto fino a otto ore di fila. Per riottenere l’accesso bisogna far ripartire il computer, un meccanismo atto a togliere la voglia di barare. Il programma è stato ideato da Fred Stutzman, uno studente di scienze informatiche all’Università di North Carolina il cui tentativo di autodisciplina – scrivere le sue tesine in un bar senza accesso a Internet – è fallito miseramente quando il locale ha pomposamente pubblicizzato di essere diventato una zona wireless. “Stando semplicemente online, si corre il rischio di essere ‘risucchiati’ dalla Rete in qualsiasi momento – commenta Stutzman. – Ci stiamo muovendo verso un’era in cui sarà impossibile sfuggire alla ‘nuvola.’ L’unico modo per combattere l’esposizione è a livello personale”.

Stutzman usa regolarmente il suo prodotto: “Ora sono molto più rilassato – afferma – e faccio molto di più che nel passato. Se uso Freedom per un giorno, riesco a scrivere fino a 3mila parole di una tesina”.

PARZIALE ATTENZIONE CONTINUA – Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un’esagerazione, ma c’è chi prende la dipendenza da Internet molto sul serio. Linda Stone, ex executive di Microsoft ed Apple che studia i deficit cognitivi legati all’uso del computer, ha usato il termine di ‘parziale attenzione continua’ lo status mentale della maggior parte degli utilizzatori di computer, proprio a indicare l’attenzione intermittente di cui molti soffrono. Recentemente ha persino scoperto una condizione medica che ha definito “apnea da email”. È una malattia per la quale qualcuno trattiene addirittura il fiato e si dimentica di respirare mentre legge un messaggio di posta. Stone sostiene che programmi informatici come Freedom sono un importante passo in avanti perché sono un’ammissione che qualcosa non vada. Peter Sagal, il conduttore del popolare programma radiofonico americano “Wait Wait…Don’t Tell Me!”, paragona la decisione di utilizzare strumenti di auto-controllo alla frequentazione di una riunione di Alcolisti anonimi. Dopo aver passato una quantità incredibile di ore tra Twitter e Facebook, ha deciso di staccare (parzialmente) la spina. “Con il tempo guadagnato – ha dichiarato – ho scritto un’opera teatrale “Mile 22” poi rappresentata sui palcoscenici di Chicago”.

La parola d’ordine, allora, in un’era sempre più tecnologica, è liberare il proprio tempo e scatenare la creatività di fronte a un foglio (di carta o da computer) completamente bianco.

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