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La politica italiana è inondata di talk show che strillano senza ragionare: all’estero non è così

Sul Corriere della Sera Aldo Grasso s’infuria contro la claque dei talk show: ha ragione, ma sono i talk show stessi, che spesso in altri Paesi non esistono, l’anomalia della politica italiana e del confronto pubblico. Come diceva Brecht…..

Nella commedia di Bertolt Brecht, ‘Vita di Galileo’, uno studente del grande scienziato,  Andrea, gli dice: «Infelice quel paese che non genera eroi”. “No”, risponde Galileo, “Infelice quel paese che ha bisogno di eroi”. O, se si vuole parafrasare la famosa battuta, come di solito avviene, “beato quel paese che non ha bisogno di eroi”.

Chi non vive in Italia non cessa di stupirsi, nelle sue visite nella penisola, della lunga vita di un’istituzione italiana: il talk show su argomenti politici e di varia umanità. Forse siamo talmente assordati dalla proliferazione di queste rumorose diatribe (corredate, come ci ha ricordato Aldo Grasso in un bellissimo commento sul Corriere della Sera del 15 settembre, di ubbidienti claque), da considerare normale questo modo di discutere. Una discussione che traligna in aggressione, in cui finisce con l’avere ragione chi strilla di più, in cui le linee diritte dei ragionamenti pacati vengono subito forzate nei rami storti delle contorsioni verbali, in cui grandi e ponderosi problemi vengono ridotti a slogan e formule, in cui alla fine ognuno rimane della sua opinione e nella sala si deposita solo un polverone destinato a volteggiare di nuovo nella prossima puntata. È strano come in un paese in cui la partecipazione al voto diminuisce e tradisce una crescente disaffezione alla politica ci sia invece questa affezione ai talk show: un tipo di trasmissione che all’estero non esiste o, quando esiste, viene fatta con ben altro stile: meno rumore, meno claque, più civiltà. Insomma, infelice il paese che ha bisogno di talk show Italian-style!

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