Condividi

La battaglia dell’auto: botte da orbi tra Marchionne e Volkswagen che ne chiede le dimissioni

Si arroventa lo scontro tra il ceo di Fiat e presidente dell’Acea (l’associazione dei costruttori di auto europei) e i tedeschi della Volkswagen – Dopo la dura denuncia di Marchionne della politica di sconti fuori mercato di Vw (“E’ un bagno di sangue”), i tedeschi reagiscono chiedendo le sue dimissioni dal vertice di Acea: sennò se ne andranno.

La battaglia dell’auto: botte da orbi tra Marchionne e Volkswagen che ne chiede le dimissioni

Scontro al calor bianco tra Sergio Marchionne e i tedeschi della Volkswagen. Tutta colpa della politica degli sconti fuori mercato praticata dai tedeschi per guadagnare quote di mercato ai danni dei concorrenti in una stagione di crisi profondissima dell’auto europea. Dopo la durissima denuncia sull’Herald Tribune di Marchionne che, in qualità di presidente dell’Acea (l’associazione dei costruttori europei di auto) aveva ieri sostenuto che l’aggressiva politica degli sconti di Vw “è un bagno di sangue sui prezzi e sui margini per il mercato”, oggi Vw ha replicato chiedendo le dimissioni dello stesso Marchionne dai vertici di Acea e minacciando, in alternativa, di lasciare l’organizzazione.

“Marchionne è insopportabile come presidente dell’Acea, gli chiediamo di dimettersi”. E’ quanto ha dichiarato il responsabile della comunicazione di Volkswagen, Stephan Gruehsem, rispondendo alle accuse lanciate dall’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, contro la politica commerciale della casa automobilistica tedesca. Gruehsem ha spiegato che, a seguito dei commenti di Marchionne “ancora una volta inqualificabili”, Volkswagen sta valutando l’uscita dall’Acea, l’Associazione delle case automobilistiche europee.

Non è la prima volta che Fiat e Vw battibeccano – illuminante il caso dell’Alfa che fa gola ai tedeschi – ma sulla guerra dei prezzi Marchionne ha dalla sua la stragrande parte dei costruttori europei che soffrono della sovracapacità produttiva del settore autobilistico. Vw pensa di trarne profitto praticando una politica commerciale che arriva a supersconti dell’ordine del 30% sul prezzo delle vetture di piccola cilindrata e dunque vendendo in perdita per spiazzare i concorrenti e rifarsi sulle vetture di grande cilindrata dove ha la leadership europea. Ma quella dei tedeschi è – come sull’euro – una politica miope che chiude gli occhi di fronte al vero problema sul tappeto da anni e più volte sollevato da Marchionne: la necessità che di fronte all’enorme sovraproduzione di auto che ogni anno restano invendute intrvengano le istituzioni e i governi europei con un piano concordato che non alteri il mercato e che eviti gravi ripercussioni sociali, come sta avvenendo in Francia. Questo non è un problema che nasce con la recessione, che certamente lo aggrava, ma un problema struttiurale dell’auto che richiederebbe una politica del settore di grande spessore che per ora non si vede, differentemente da quanto ha fatto Obama negli Usa.

Il risultato di questo disastro è il pessimo andamento dei conti della maggior parte delle case autobilistiche europee, tranne Vw. Peugeot, Ford Europa e Opel piangono e i francesi chiudono fabbriche. La Fiat presenterà i suoi conti martedì ma, se non ci fosse stata la Chrysler e in parte anche i buoni risultati di Ferrari e Maserati, il Lingotto sarebbe con l’acqua alla gola per la crisi del mercato europeo. Di qui la necessità di ragionare su interventi strutturali per l’auto, ma i tedeschi ancora una volta stanno rivelando una veduta corta.

Commenta