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Imprese, svolta Draghi: aiuti solo a quelle sane

Basta con gli aiuti a pioggia e niente soldi dei contribuenti alle aziende che erano di fatto fallite prima del Covid – Gli aiuti saranno selettivi e andranno solo alle imprese che hanno un futuro – Le novità nel prossimo decreto Ristori

Imprese, svolta Draghi: aiuti solo a quelle sane

Sugli aiuti alle imprese, il governo Draghi si prepara a una doppia svolta. Secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, il Presidente del Consiglio intende mettere in pratica l’impostazione illustrata l’anno scorso prima nel celebre articolo sul Financial Times, poi nell’intervento di dicembre al G30. In sostanza, l’obiettivo è concentrare gli aiuti sulle aziende che – una volta superato l’impatto della pandemia – saranno in grado di ripartire con le proprie forze. Niente da fare invece per le cosiddetteimprese zombie”, quelle che erano in crisi già prima dell’arrivo del Covid e che, senza gli aiuti pubblici, non riuscirebbero a rimanere sul mercato. A questo proposito, il nuovo ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha detto davanti all’Eurogruppo che “servono soluzioni più specifiche e mirate”.

Il cambiamento di filosofia porta con sé la seconda rivoluzione, che riguarda il metodo, ossia i criteri di assegnazione degli aiuti. Fin qui, il governo giallorosso ha smistato soldi a fondo perduto per restituire alle aziende circa il 20% del fatturato bruciato dal Covid, prendendo come riferimento la perdita su base annua registrata ad aprile 2020. Ora Draghi punta a stabilire criteri più uniformi e meno arbitrari, basati non più sul calo dei ricavi, ma sul rimborso dei costi vivi (come affitti, manutenzione e bollette), i più decisivi per la sopravvivenza delle imprese.

La doppia svolta negli aiuti alle imprese diventerà realtà con il prossimo decreto “Ristori”, che a questo punto andrebbe forse chiamato con un nome diverso, proprio per sottolineare le differenze rispetto ai precedenti provvedimenti.

La copertura finanziaria sarà garantita dall’ultimo scostamento di bilancio – il quinto – che è già stato autorizzato dalla Commissione europea e vale in tutto 32 miliardi, di cui 10 destinati alle imprese (almeno nell’impostazione del governo Conte 2). Risorse alle quali andranno probabilmente aggiunti i 4,5 miliardi chiesti dal settore del turismo invernale dopo la controversa chiusura degli impianti da sci decisa dal governo domenica scorsa.

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