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Facebook copia Twitter, ma non è l’inizio della fine

Per alcuni analisti l’idea copiata da Twitter dell’hashtag è indice dell’inizio del declino dell’impero di Zuckerberg – I numeri però sono ancora tutti dalla parte del social network più frequentato al mondo.

Facebook copia Twitter, ma non è l’inizio della fine

“Chi voleva iscriversi l’ha già fatto. E ora le persone vogliono provare qualcosa di nuovo”. Lo sostiene sul Guardian Ian Maude, esperto di nuovi media. Anche il giornalista americano David Kirkpatrick, autore di “Facebook , la storia”, è convinto che il declino sia dietro l’angolo. “Non sparirà nel breve periodo – spiega – ma potrebbe entrare in una fase di calo“.

In Italia c’è più d’un analista pronto a scommettere sull’indebolimento della posizione del primo social network del mondo. Uno di questi è Marco Camisani Calzolari, autore di “Fuga da Facebook”, che collega il calo finanziario del titolo alla scarsa trasparenza dei dati forniti dallo staff di Zuckerberg. “Facebook propone alle aziende di fare pubblicità sulla  base di statistiche che non sono verificabili – sostiene Calzolari – e ciò fa diminuire la fiducia degli investitori”.

Lo stesso scetticisimo proviene anche dagli Stati Uniti, dove le previsioni di crescita di Facebook e Twitter fino al 2014 in valori percentuali sono state tutte riviste al ribasso con una distanza tra i due di 10,4 punti base in favore della piattaforma di microblogging.

In questo clima, le novità introdotte recentemente da Facebook, prima fra tutte quella degli “hashtag“, hanno dato spazio alle ipotesi più maliziose, come ad esempio l’emulazione del concorrente diretto, sintomo della percezione dell’imminente declino e strumento per esorcizzarlo.

Più realisticamente però, l’impero di Zuckerberg, non solo è sempre primo al mondo con un totale di 1,1 miliardi di visitatori, ma sta ultimamente crescendo in quei paesi dove era meno popolare e dove un’eventuale migrazione di massa da questo o quel social network verso Facebook basterebbe da sola a contenere l’eventuale crisi nel resto del mondo.

Vincenzo Cosenza di Blogmeter fornisce una valutazione addirittura in controtendenza rispetto alle opinioni negative degli altri analisi. “Tutto sta nel network effect, ossia l’effetto che rende difficile lasciare la piattaforma perchè la sua utilità è aumentata grazie alla presenza dei propri amici”.

Non è quindi un caso che Google abbia deciso di fare ancora più serrata la battaglia proprio nel campo del “social”, preoccupata dal fattore “numero di utenti” su cui può contare Facebook e che difficilmente potrà essere migrato dalle parti di Big G. Il recente acquisto di Waze, l’applicazione israeliana di navigazione stradale, corrisponde infatti all’acquisto di un pacchetto consistente di utenti con la quale l’azienda di Sergey Brin e Larry Page credono di poter aumentare il tasso di socialità dei propri servizi. L’operazione, che ha un peso enorme all’interno delle strategie dei grandi dell’informatica, non è certo stata fatta pensando al declino di Facebook.

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