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Elezioni amministrative: si chiude oggi la campagna elettorale, 10 milioni gli italiani al voto

A due giorni dal voto il quadro sulle elezioni amministrative – Chiusa la campagna elettorale, quasi 10 milioni di italiani votano in 945 comuni – Berlusconi a Monza minimizza: “Elezioni non importanti politicamente” – Si sfaldano gli schieramenti tradizionali e proliferano le liste civiche – Il Movimento 5 stelle di Grillo cerca l’exploit

Elezioni amministrative: si chiude oggi la campagna elettorale, 10 milioni gli italiani al voto

Si chiude oggi, senza particolari sussulti, la campagna elettorale per le amministrative che, tra il 6 e il 7 maggio, chiameranno alle urne circa 9 milioni e mezzo di elettori, sparsi su 945 Comuni italiani, tra cui 26 capoluoghi.

I cittadini che voteranno non dovranno, però, semplicemente scegliere i propri amministratori comunali, ma anche fornire, più o meno indirettamente, più o meno consapevolmente, un’indicazione sulla direzione nella quale si sta muovendo il sentimento politico degli italiani, agitato dai recenti scandali, in quello che, de facto, è il primo test elettorale dopo la fine (?) del Berlusconismo e l’inizio del governo tecnico guidato da Mario Monti.

A proposito di Berlusconi, è storia di ieri la sua unica sortita all’interno della campagna elettorale. Durante un comizio a Monza l’ex premier ha cercato di minimizzare, pro domo sua, il valore politico di queste elezioni. “I cittadini – ha dichiarato – si domandano se valga ancora la pena di votare in un momento di parentesi della democrazia e con questo governo provvisorio”.

Appare chiaro, dunque, nelle sue parole, l’intento di sminuire l’importanza del risultato di queste elezioni, che per il Pdl non si preannuncia particolarmente positivo, e anche quello di prendere le distanze dal governo Monti.

Ma questo, in effetti, sembra un comportamento comune a quasi tutti i partiti, che fanno cattivo viso a buon gioco, se così si può dire, scaricando sul governo tecnico la responsabilità delle riforme scomode, ma, ahinoi, necessarie, nel tentativo di mantenere intatta la propria (im)popolarità.

Nel quadro generale delle amministrative, per quanto complesso, si possono notare ed analizzare una serie di linee di tendenza. Spicca, su tutte, lo sfaldamento degli schieramenti tradizionali, con le grandi coalizioni che, in molti comuni, si presentano divise e concorrenti, in una lotta fratricida che, sia a destra che a sinistra, rischia di scontentare tutti.

Anche Bersani, che da un punto di vista numerico ha meno da perdere (dei 26 capoluoghi al voto solo 8 erano amministrati dal centro-sinistra), corre il rischio di trovarsi a dover gioire per vittorie che potrebbero, però, indebolire seriamente la sua posizione. Sia a Palermo, dove c’è anche l’incognita Orlando, che a Genova, infatti, il candidato espresso dalle primarie non era quello voluto dai vertici.

L’altro aspetto significativo della questione, mentre il Terzo Polo cerca il suo posto nel mondo negli spazi vuoti, è il proliferare incontrollato delle liste civiche, sintomo ulteriore dello sfaldamento dei partiti storici, e dalla distanza sempre più ampia che separa alcune categorie di cittadini dalla politica tradizionale, che, ad oggi, risulta sempre più inutile, e che pare aver dimenticato la sua natura originaria di visione d’insieme volta ad informare organicamente uno stato, riducendosi sempre più ad una dimensione di mero sofismo .

Ed è proprio cavalcando, con i suoi eccessi di populismo, quest’onda lunga che si presenta alle elezioni quella che si annuncia come la vera novità nello scenario politico italiano, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, accreditato da alcuni sondaggi di un 7% che potrebbe significare sorpasso alla Lega, attesa al nord ad un banco di prova importante sulla sua tenuta dopo gli scandali, come terza forza tra i partiti italiani.

Genova, Palermo, Verona, L’Aquila, attesa alla sua definitiva ricostruzione. Questi, e molti altri, saranno i tavoli principali di una partita che, aldilà delle dichiarazioni di Berlusconi, non può e non deve essere politicamente ridimensionata e dalla quale i partiti dovranno per forza di cose trarre delle indicazioni, se vogliono sopravvivere all’alta marea.

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