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Diario del terremoto: le testimonianze degli imprenditori all’assemblea di Confindustria Modena

Rapidità, regole certe e capitali: di tanto hanno bisogno le aziende della “bassa” modenese colpite dal terremoto per ripartire – Ne hanno parlato oggi quattro imprenditori, in occasione dell’assemblea di Confindustria di Modena, che ha confermato con il 98% dei consensi il presidente Pietro Ferrari.

Diario del terremoto: le testimonianze degli imprenditori all’assemblea di Confindustria Modena
Vainer Marchesini, presidente di Wam Group
I nostri capannoni hanno tenuto, ma le strutture hanno perso il 70% della loro resistenza originaria. Cosa accadrà quando andremo dentro? Che fare adesso? Abbiamo bisogno di risposte, Per mettere a posto 30-35mila mq ci vogliono ingenti capitali. Ma noi, come tutti, siamo già provati dalla crisi e oggi il fatturato manca, mentre i costi corrono. Servono soldi subito da parte dello Stato e a fondo perduto. C’è un grosso rischio di desertificazione industriale della nostra zona. Abbiamo bisogno di risposte rapide, mentre misuriamo il tempo fra una scossa e l’altra. Facciamo sì che la burocrazia non uccida più del terremoto.

Giuliana Gavioli, direttore generale di B.Braun Avitum Italy

Noi facciamo parte del distretto biomedicale, dove 5 aziende su 150 aziende sono multinazionali come la mia. La prima scossa ne ha danneggiato il 70%, la seconda scossa l’85%. Si pensi che di 45mila pazienti in dialisi in Italia, Mirandola ne serve 20 mila serviti. Siamo in emergenza sanitaria. La mia impresa fa anche un prodotto per malattie rare, è l’unico che c’è ed è bloccato in magazzino. Dobbiamo tirarlo fuori. E poi c’è un’emergenza in più: come tenere in loco le multinazionali? Ci vuole un segnale velocissimo e concreto per non farle andare via. Perdere 15 giorni significa perdere il distretto. Io sto lottando con la proprietà per non delocalizzare, ma dopo la scossa di ieri sera faccio più fatica. Ci vogliono subito i pagamenti della PA e stiamo parlando di 500 milioni di euro. E poi ci vogliono tecnici preparati che ci dicano cosa fare e con quali vincoli. I miei colleghi giapponesi mi hanno detto  ‘cosa vuoi che sia una scossa del sesto grado?’. Per noi è stata grave invece, cosa devo dire alla proprietà, cosa deve fare per restare a Mirandola?

Nicoletta Razzaboni, titolare di Cima

La mia è una piccola impresa con 85 dipendenti. Abbiamo uno stabilimento inagibile, mentre uno era agibile, dopo la visita del genio civile di venerdì scorso. Purtroppo dopo a scossa di ieri sera non sappiamo più se quel giudizio è valido. Chiediamo tempestività e certezze, ma le istituzioni si contraddicono: la Regione dice una cosa e la Protezione Civile un’altra. Invece gli investimenti saranno enormi e dobbiamo sapere come costruire. Fino ad oggi abbiamo visto gesti poco concreti, la sospensione delle tasse fino a settembre è parsa una presa in giro. In tre mesi come possiamo ricreare le condizioni per pagare le tasse?

Roberto Fabbri, presidente di Abk Group, azienda ceramica a Finale Emilia

Abbiamo avuto danni ingentissimi ai macchinari e al magazzino centralizzato. Prima della seconda scossa avevamo già trasferito l’amministrazione ed eravamo in contatto coi clienti per ripartire. Poi la seconda scossa ha aggravato la situazione, sono venuti due tecnici il 2 giugno. Ma ora non so più se quel via libera è valido. Abbiamo bisogno di chiarezza, di regole certe e di soldi. L’azienda è fatta di capitale e persone. Ora abbiamo bisogno di aiuti, moratoria, finanziamenti. La burocrazia non sia di ostacolo.

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