Condividi

Chef e ristoratore italiano di successo in Giappone: la storia di Elio Orsara

“FARE IMPRESA ALL’ESTERO SI PUO'”, il progetto digitale di Assocamerestero, ha portato alla ribaltala storia emblematica di Elio. E. Orsara, chef italiano e proprietario di un ristorante in Giappone dove ha portato l’eccellenza dellaproduzione agrolimentare calabrese: faparte del netwoork della Camera di Commercio Italiana in Giappone

Chef e ristoratore italiano di successo in Giappone: la storia di Elio Orsara

Elio E. Orsara, che appartiene al network della Camera di Commercio Italiana in Giappone, è uno chef calabrese di successo e proprietario di un ristorante, di un forno e di una società di catering.In Giappone esporta vino e olio italiani e qui ha avviato una produzione di salami, formaggi e prodotti tipici calabresi, insieme ad un’attività di e-commerce. E’ un’altra emblematica storia del progetto di comunicazione digitale “Fare impresa all’estero si può” di Assocamerestero. Ecco la sua storia di ristorazione in Giappone e di come ha creato la Kioi Corporation K.K, che è proprietaria del ristorante “Elio Locanda Italiana” e “Elio Catering Service” ma non solo…

“Tutta la mia attività – spiega Orsara – è cominciata durante il periodo della bolla, nei primi anni ’90, quando molti grandi chef italiani sono stati chiamati in Giappone; è proprio in quel momento che la qualità della cucina italiana nel Paese nipponico ha iniziato a crescere… Il cliente giapponese si è infatti sempre distinto nel volere mangiare bene, preferendo una cucina di alta gamma e Tokyo è oggi, senza dubbio, la capitale nel settore della ristorazione di alta qualità. Dopo il diploma di scuola alberghiera e alcune esperienze come chef in Inghilterra, Spagna e Stati Uniti, sono rientrato in Italia, dove ho lavorato presso il Golf Club Monticelli (Como). Lì ho accettato l’offerta di una trasferta giapponese per conto del colosso nipponico Daiei. Dal 1991 al ’93 sono stato responsabile dell’apertura e gestione di cinque ristoranti italiani legati al grande gruppo industriale, a cui hanno fatto seguito l`apertura per il gruppo Takano del ristorante Bellavista a Shinjuku e, nel 1994, la collaborazione con Reinhardt Reitmeier per il lancio del marchio Illycaffè sul mercato nipponico”.

” La prima impressione che ho avuto della ristorazione italiana in Giappone quando sono arrivato -racconta lo chef calabrese – è che la cucina del Belpaese fosse principalmente costituita da ‘family restaurant’ e non da ‘fine dining’ perché era stata importata nel Paese del Sol Levante, dopo la seconda Guerra mondiale, dagli italo-americani. A questo volevo rimediare e, finalmente, nel 1996, ho aperto il mio ristorante ‘Elio Locanda Italiana’ a Kojimachi (Tokyo). Da quel momento, ho iniziato numerose collaborazioni su diversi progetti. Nel campo dell’industria alimentare, ho sviluppato nel 2008, in collaborazione con l’azienda Natori, una nuova linea di prodotti alimentari per la grande distribuzione ispirata alle tradizioni nostrane, ‘Il buon salame del sud Italia’. Come consulente, ho seguito, tra l’altro, l`apertura dell’Armani Caffè a Hong Kong, la progettazione e gestione del ristorante del padiglione italiano dell’Expo 2005 ad Aichi e l’apertura del pop-up store Lamborghini Christmas Cafè a Omotesando”.

Orsara passa poi ad elencare le altre attività che ha creato e portato avanti da 15 anni a questa parte: “Nel 2009 ho iniziato la mia attività di import di prodotti alimentari calabresi, culminata con la creazione di un’azienda ‘sorella’ e l`apertura nel 2010 del sito di ecommerce di prodotti genuini italiani VERA@ITALIA. Nel 2011, pochi mesi dopo il grande terremoto del Tohoku, ho inaugurato quella che può essere considerata una seconda sede: ‘Elio Antica Forneria’, un ristorante più casual rispetto alla ‘Locanda’, caffe`, enoteca e panetteria artigianale. Quattro anni fa, finalmente, ho potuto realizzare uno dei miei sogni: ho aperto il primo caseificio in Giappone per la produzione di formaggi tipicamente calabresi utilizzando il miglior latte biologico locale, la ‘Fattoria Bio Hokkaido’. Per realizzare questo sogno ho dovuto superare ostacoli immensi, basti pensare che mai prima di allora in Giappone era stata concessa ad uno straniero la licenza per lavorare il latte fresco. Per installare inoltre i macchinari (tutti rigorosamente italiani) sono dovuti venire in Giappone ingegneri dall’Italia e questo non è stato ben tollerato dal sistema tradizionale della distribuzione nipponica, che ha cercato di bloccare e boicottare la mia attività. Alla fine sono però riuscito a creare una piccola colonia di casari calabresi che, nelle campagne di Sapporo, producono formaggi della regione italiana con latte biologico locale. Infine ho deciso di iniziare la produzione di salami, sempre utilizzando la tecnica, i macchinari e il know how italiano, ma i maiali giapponesi. Per quanto riguarda la commercializzazione,  produco vino e olio in Italia che vengono importati in Giappone mentre, dal lato della produzione giapponese, i prodotti ‘Fattoria Bio Hokkaido e ‘made in Hokkaido by Italians’ sono ben avviati e si trovano in molti supermercati high-level, mentre per quanto riguarda i salumi di ‘Antica Salumeria’ dobbiamo ancora darci molto da fare e lavorare sodo”.

Questo ‘portatore’ della tradizione agroalimentare italiana in Giappone fa poi qualche considerazione sulle difficoltà di fare impresa nel paese nipponico: “Il Giappone è un paese difficile. Proprio quando, anche dopo tanti anni, si crede di averlo capito, ci si rende conto che non si è compreso nulla. Bisogna infatti essere sempre cauti e ricordarsi che è caratterizzato dall’essere un’isola; senza la piena fiducia della gente non si conclude nulla perché, a volte, quest’ultima vale quasi più della bontà del prodotto. Dopo che, però, con tanta fatica, si riesce ad ottenere questa fiducia, il Paese del Sol Levante offre opportunità illimitate. Nel settore della ristorazione c’è molta concorrenza dalla Francia per quanto riguarda la cucina e i vini, dal Cile per le particolari agevolazioni commerciali di cui gode in Giappone, ma i principali competitor rimangono Australia e Cina”.

“Tra i miei progetti per il futuro, vorrei creare un ponte tra Calabria e Giappone per esportare tutti i fantastici prodotti di questa regione ma anche far crescere il turismo giapponese in Calabria” continua Elio Ermanno Orsara che aggiunge: “In particolare mi piacerebbe aprire un negozio di alimentari a Tokyo, un agriturismo e produrre verdure Bio”.  La conclusione è sul lato più emozionale del fare impresa all’estero: “L’aspetto psicologico più importante è la sicurezza di rappresentare il miglior prodotto e di offrire qualcosa di speciale, che gli altri non possiedono. E’ inoltre sempre fondamentale comprendere bene la cultura del Paese che ci ospita e possedere entusiasmo, testardaggine e mente aperta”.

Martina Saldi, Sales & Communication Manager della Camera di Commercio Italiana in Giappone – ICCJ, spiega come siano “molti anni che la ICCJ supporta le realtà imprenditoriali in Giappone ed Elio Ermanno Orsara, ad oggi uno dei più grandi esponenti della cucina calabra nel paese nipponico, fa parte del nostro network. La sua azienda ci richiede servizi come l’organizzazione di seminari di cucina per il network giapponese e la degustazioni di prodotti tipici e artigianali. La promozione della cultura e della cucina italiana sono infatti tra le attività più importanti della Camera e per questo motivo, ogni anno, organizziamo concorsi ed eventi sull’argomento. L’aspetto fondamentale e più positivo nell’azione da noi svolta in supporto al cliente è la fidelizzazione del network che riconosce in noi e nei ristoratori italiani in Giappone una ‘seconda casa’”. E, alla fine, anche in un Paese complesso come il Giappone, i risultati arrivano.

Commenta