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Brexit: governo dice No al secondo referendum, la petizione è fasulla

Osborne e Johnson frenano sull’uscita dalla Ue. Il Consiglio dei Ministri britannico, riunitosi oggi per la prima volta dopo lo storico referendum su Brexit, ha escluso la possibilità di indire una seconda consultazione popolare – Nel frattempo si sgonfiano i numeri della petizione: le firme vere sarebbero solo 300mila.

Brexit: governo dice No al secondo referendum, la petizione è fasulla

Non c’è più via d’uscita, ciò che è fatto e fatto. Il Consiglio dei Ministri britannico, riunitosi oggi per la prima volta dopo lo storico referendum consultivo che ha sancito la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ha escluso la possibilità di indire una seconda consultazione sulla Brexit. Contemporaneamente, a Londra ora sembra prevalere l’attesa e la volontà di rallentare l’uscita dall’Unione europea.


In questa direzione vanno infatti le parole pronunciate lunedì mattina dall’attuale cancelliere dello Scacchiere britannico (figura che equivale al ministro delle Finanze e del Tesoro) George Osborne, che nel suo primo discorso post referendum, ha ribadito l’intenzione di “agire con calma”, nonostante i principali Stati Membri dell’Unione Europea abbiano ribadito negli ultimi giorni la necessità di un’uscita veloce allo scopo di prevenire un possibile effetto contagio.

A proposito dell’attivazione o meno dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che darebbe formalmente inizio al processo di Brexit, Osborne non sembra avere intenzione di rispettare le richieste degli ormai ex alleati: «Solo il Regno Unito può attivare l’articolo 50, e dal mio punto di vista dovremmo farlo solo quando ci sarà una chiara visione su quali nuovi accordi cercheremo con i nostri vicini europei. E il premier Cameron ha già spiegato che toccherà al suo successore, in autunno». Il Regno Unito mira dunque a prendere tempo. A questo punto bisognerà vedere se Bruxelles sarà disposto a concederlo.

Stessa musica, ascoltando le parole dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson, paladino del “leave”, che al Daily Mail ha dichiarato: “Non c’è una grande fretta di lasciare l’Unione europea”. “Non ci sarà una finanziaria di emergenza – ha proseguito – le pensioni della gente sono al sicuro, i mercati sono stabili. Sono buone notizie”.

Il no del governo al secondo referendum, invece, è stata anticipata dal canale televisivo Channel 4, è arrivata stamattina e sarà annunciata ufficialmente da David Cameron durante il discorso ai Comuni previsto per il pomeriggio. 

Il no del Governo inglese si è reso necessario a causa della petizione firmata da due milioni di persone che chiedeva l’annullamento del voto del 23 giugno e l’indizione di un nuovo referendum sulla fuoriuscita dall’UE. Ricordiamo che, in base alla legge britannica, il Parlamento è tenuto a prendere in considerazione le iniziative firmate da più di 100mila cittadini.

In realtà, dopo il clamore suscitato nel corso degli ultimi giorni dalla petizione, oggi “lo storico risultato” sembra essere stato notevolmente ridimensionato. I media inglesi hanno ricostruito la genesi della proposta, presentata prima del voto e con obiettivi differenti da quelli ufficializzati dopo la vittoria del “Leave”. Nelle ore e nei giorni seguenti al referendum l’adesione è cresciuta in maniera esponenziale. Il problema è che esse, in base alle ultime indiscrezioni, non hanno alcuna attendibilità. I numeri sarebbero stati notevolmente gonfiati ricorrendo ad un “trucco informatico”: dei bot diffusi dal sito 4chan. Grazie ad alcuni codici pubblicati sul celebre sito americano, il successo della petizione sarebbe stato alterato. Oggi la clamorosa scoperta: molte delle firme digitali presenti nel “documento” sarebbero false.

Analizzando i numeri, circa 50mila sottoscrizioni proverrebbero addirittura da Città del Vaticano e da molte altri Paesi, compresi la Corea del Nord, il South Georgia e le isole Sandwich.

In base a quanto scritto dal quotidiano Repubblica: “Il sistemino, basato sul software Mooter, consente infatti di inserire automaticamente nuovi nomi, evitando i sistemi di sospensione degli indirizzi IP, fino a 100mila al secondo”. Il tutto sarebbe confermato dal fatto che il Comitato di controllo delle petizioni popolari, avrebbe già eliminato 80mila firma. In base ai calcoli dunque, le firme “vere” dovrebbero essere circa 300mila, una cifra di gran lunga inferiore rispetto a quella circolante nel weekend.

Testo aggiornato lunedì 27 giugno alle 17,10.

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