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Bassanini: “Con Sblocca-Italia la Cdp sempre più motore degli investimenti”. Occhio alle reti tlc

INTERVISTA A FRANCO BASSANINI, presidente della Cassa depositi e prestiti – “Lo Sblocca-Italia può moltiplicare la capacità della Cdp di investire nelle infrastrutture e nel sostegno dell’economia ampliando le garanzie dello Stato sui nostri bond come in Germania per la Kfw” – “Nelle tlc sarebbe logico un merger tra le reti di Telecom Italia e di Metroweb”.

Bassanini: “Con Sblocca-Italia la Cdp sempre più motore degli investimenti”. Occhio alle reti tlc

Tutti concordano sull’urgenza di rilanciare gli investimenti pubblici e privati per ridare fiato alla domanda interna e portare finalmente l’economia italiana fuori dal pantano letale della recessione e della deflazione e in molti guardano alla Cassa depositi e prestiti (CdP), che nel suo nuovo corso è diventata leader degli investitori di medio e lungo termine in Italia, come a una delle leve più sensibili per la ripresa. Ma il vertice della CdP, che è una spa controllata per l’80% dal Tesoro e per il 20% dalle Fondazioni bancarie, ha già chiarito nei fatti che la Cassa non è né una riedizione dell’Iri (Cdp investe nell’equity delle imprese ma non le gestisce) né, tanto meno, della Gepi (Cdp investe solo in imprese sane e con prospettive di redditività e di crescita ma i salvataggi non rientrano nei suoi compiti). Premesso tutto ciò, la Cdp può dare una mano all’Italia spingendo sul pedale degli investimenti? E sulle grandi reti infrastrutturali, che rappresentano il suo core business insieme al sostegno dell’economia, che cosa ha in mente di fare la Cassa? E’ quanto FIRSTonline ha chiesto al presidente della Cdp, Franco Bassanini.

FIRSTonline – Presidente, il Paese ha bisogno come il pane di nuovi investimenti per rilanciare, insieme ai consumi, la domanda interna: la Cdp può fare qualcosa di più rispetto a quanto già fa?

BASSANINI – Facciamo una premessa. Di fronte all’incrocio maledetto di recessione e deflazione il Governo Renzi-Padoan mostra di avere la piena consapevolezza che la crescita non viene dopo il risanamento della finanza pubblica ma ne è la condizione; e che gli investimenti per ridare competitività all’economia italiana (dalle infrastrutture alla ricerca, dalle nuove tecnologie al capitale umano) sono, insieme ai consumi e all’export, il cuore del rilancio. 

FIRSTonline – Non è una novità da poco, ma il problema di questo Governo è passare dagli annunci ai fatti e sugli investimenti non è che finora si sia visto molto: ne conviene?

BASSANINI – Non ci scordiamo che la scarsità di risorse pubbliche frena anche i progetti migliori e che basterebbe una risalita dell’inflazione verso i target della Bce per ridare fiato al Pil nominale e creare spazio finanziario per agli investimenti. Ma non voglio sfuggire al cuore della domanda e agli effetti sull’azione del Cdp. Aspettiamo con ansia il testo del decreto cosiddetto Sblocca-Italia, ma, se le intenzioni troveranno applicazione nelle norme del provvedimento, le novità saranno più d’una e gli effetti sugli investimenti non si faranno attendere. Ne cito una sola che è quella che ci riguarda più da vicino: il progetto di decreto approvato dal Consiglio dei ministri prevede alcune norme che, almeno in parte, equipareranno la Cdp alla potentissima Kfw tedesca.

FIRSTonline – E questo cosa comporterebbe per gli investimenti della Cdp?

BASSANINI – Un salto di qualità, perché permetterebbe alla Cdp di migliorare i suoi ratio e di aumentare la sua potenza di fuoco , arrivando ad immettere nell’economia italiana, nel triennio, risorse fino a 90 miliardi di euro con effetti di rilievo sui progetti infrastrutturali e sugli investimenti produttivi delle imprese sane.

FIRSTonline – Ma come fa lo Stato, che non ha più lacrime per piangere sulla finanza pubblica e che deve rispettare i parametri europei, a girarvi somme così importanti?

BASSANINI – No, non chiediamo fondi pubblici, non riceveremo fondi di dotazione; e nemmeno pensiamo lontanamente di essere esentati dal pagamento delle tasse e di non distribuire dividendi come invece avviene per legge per la Kfw tedesca. La novità che lo Sblocca-Italia può darci e che farebbe fare un salto di qualità alla potenza di fuoco della Cdp sul piano degli investimenti e dei finanziamenti all’economia è un’altra e cioè una più ampia garanzia dello Stato sulle emissioni di titoli con cui la Cassa raccoglie risorse e su alcuni interventi ritenuti di interesse generale. La Cassa potrebbe così migliorare i propri capital ratio e adeguare i propri profili di rischio ampliando significativamente il raggio degli interventi a favore dell’economia reale. 

FIRSTonline – Presidente, può scendere nel concreto e fare qualche esempio?

BASSANINI -Si potrebbero mobilitare maggiori risorse per il finanziamento delle Pmi, per la cartolarizzazione dei mutui, per i mini-bond e per il finanziamento delle infrastrutture. Ma CDP, assistita dalla garanzia dello Stato, potrebbe anche affiancare il Fondo centrale di garanzia assicurando che il circuito Bce-TLTRO -banche abbia effetti più certi sul credito alle imprese: le banche infatti più che problemi di liquidità hanno oggi problemi di rischi e assorbimenti di capitali

FIRSTonline – Ma tutti sanno che la Cdp è fuori dal bilancio dello Stato e non pesa sul debito pubblico e non rientra nemmeno dei parametri di Basilea 3 per le banche: perché allora non può fare subito quel che vorrebbe fare con le novità dello Sblocca-Italia?

BASSANINI – Molto stiamo già facendo. Il plafond per i finanziamenti alle imprese per esempio supera ormai i 20 miliardi. E tuttavia, se è vero che il debito di Cdp non rientra nel computo del debito pubblico e non è formalmente tenuta a rispettare i parametri di Basilea 3, è vero anche che CDP è soggetta a vigilanza speciale della Banca d’Italia e la sua solidità finanziaria è costantemente monitorata dalle agenzie di rating, che hanno un peso decisivo nel collocamento di obbligazioni CDP sui mercati finanziari.

FIRSTonline – Torniamo alle infrastrutture. In Italia i tempi per la realizzazione delle opere sono lunari e i costi molto più alti che nei Paesi vicini: tanti progetti ma pochi fatti. Anche in virtù dello Sblocca-Italia, l’azione di Cdp può diventare più efficace?

BASSANINI – Il finanziamento delle infrastrutture resta uno dei nostri core business; ma nelle attuali condizioni della finanza pubblica, sempre meno possiamo farlo finanziando le pubbliche amministrazioni e sempre di più occorre farlo tramite PPP e Project financing, dunque ricorrendo a capitali privati. Ma i privati investono, in un mondo globalizzato, dove ci sono le condizioni migliori. Occorre che l’intero Paese e la sua classe dirigente si rendano conto che tutto il quadro, normativo e non solo, deve cambiare per attrarre gli investimenti necessari per il rafforzamento e la modernizzazione della infrastrutture. Certo pesa anche la morfologia del Paese, ma sulla debolezza dei progetti infrastrutturali e sull’eccesso di costi impropri si può e si deve intervenire; e si deve assicurare la stabilità e la certezza delle norme: gli investitori hanno diritto che non cambi in peggio il quadro normativo sulla cui base hanno valutato la sostenibilità del loro investimento.

FIRSTonline – L’orizzonte italiano delle grandi reti sembra destinato a muoversi in tempi brevi: ci sono i progetti in fieri di privatizzazione-liberalizzazione di Fs e Poste ma, pur essendo di proprietà di un’impresa privata come Telecom, è difficile pensare che la rete fissa e le reti di nuova generazione a banda larga non siano asset che richiamano anche l’interesse pubblico e quello della Cdp in particolare.

BASSANINI –Ferrovie dello Stato e Poste non sono per noi all’ordine del giorno, il discorso potrebbe forse cambiare solo di fronte a progetti concreti di privatizzazione e di apertura del mercato, che il Governo chiede ai nuovi vertici di quei due gruppi. Ma non si dimentichi che CDP impiega risparmio delle famiglie (24 milioni di italiani) e deve farlo con prudenza, oculatezza e redditività. Quanto alle TLC , lo sviluppo della banda ultralarga, essenziale per la modernizzazione del Paese, è da sempre nel nostro radar: non è per caso che , attraverso il Fondo Strategico, la Cdp detenga il 46% di Metroweb. Penso che Metroweb utilizzerà gli importanti incentivi per gli investimenti nella banda ultralarga nelle grandi città e nei distretti industriali ora previsti dal decreto Sblocca-Italia per varare un nuovo più ambizioso piano di investimenti . Infine , è da anni che discutiamo con Telecom Italia della possibilità di progetti comuni per le reti di nuova generazione.

FIRSTonline – Però di fronte all’operazione di Telefonica su Gvt, che era ed è palesemente ostile verso Telecom Italia, Cdp non ha battuto colpo: perché?

BASSANINI – Noi interveniamo con finanziamenti o capitali di rischio quando ce ne sono le condizioni e quando le società interessate ce lo chiedono: così come non faremo mai salvataggi, parimenti non faremo mai scalate o interventi ostili. In più Cdp è interessata alle reti infrastrutturali, che in larga parte del Paese rappresentano un monopolio naturale, non ai servizi di telecomunicazione che sono affidati alla libera concorrenza del mercato.

FIRSTonline – Vuol dire che ogni discorso tra CdP e Telecom Italia è definitivamente tramontato?

BASSANINI – Dipenderà dalla nuova proprietà e dal management di Telecom. Noi siamo sempre disponibili a verificare la fattibilità del nostro sostegno a progetti infrastrutturali che modernizzino il Paese e assicurino un congruo ritorno per gli azionisti. Si vedrà, ma non tocca a noi fare il primo passo.

FIRSTonline – Ammesso e non concesso che si creino le condizioni per una nuova collaborazione, sarebbe difficile però spiegare che nelle tlc la CdP è presente con investimenti sia in Telecom che in Metroweb: non le pare?

BASSANINI – Verissimo. Nelle TLC sarebbe logico raccogliere tutte le forze e tutti i capitali attorno a un progetto comune di sviluppo e modernizzazione della rete, che assicuri a tutti gli operatori uguale trattamento (equivalence of output). In quest’ottica, sarebbe naturale un merger tra la rete di Telecom Italia e quella di Metroweb. Come è già stato pubblicamente detto sia da parte nostra che da parte di Telecom Italia, eventuali progetti comuni dovrebbero necessariamente comprendere questa soluzione.

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