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Autostrade, il piano di Atlantia non basta

La società cerca la pace col Governo mettendo sul piatto un ampio pacchetto di investimenti – Patuanelli favorevole all’ipotesi di una maxi-multa per chiudere il caso ma il M5S punta i piedi – Partita aperta, si tratta – Il 16 viene svelato il piano ed entro il 30 si decide per le concessioni.

Autostrade, il piano di Atlantia non basta

Sono giorni caldissimi per Atlantia, tra il dossier Alitalia, che rimane aperto anche dopo il dietrofront di Fs, la bagarre sulle concessioni alla controllata Autostrade e il nuovo piano industriale che sarà presentato la prossima settimana e che è particolarmente atteso, proprio in virtù del braccio di ferro col Governo sulla revoca. Secondo quanto scrive Il Messaggero, sarà il premier Giuseppe Conte, come anche in altre occasioni, a fare da mediatore tra le varie anime dell’esecutivo. Intanto però la holding della famiglia Benetton punta a convincere anche i più oltranzisti (e cioè il Movimento 5 Stelle, attraverso il suo capo politico Luigi Di Maio) a trovare un accordo presentando un piano particolarmente corposo, che dia un segnale di collaborazione garantendo grandi investimenti e controlli su oltre 350 viadotti in tutto il Paese.

Il documento non è stato ancora ufficializzato, ma stando alle indiscrezioni questo significa una spesa prevista – solo per gli interventi di manutenzione – di almeno mezzo miliardo, al quale va aggiunto un altro mezzo miliardo da mettere a bilancio per la ricostruzione del Ponte Morandi e per gli indennizzi alle famiglie genovesi. In più sono nell’aria investimenti di diversi milioni per un’efficace digitalizzazione del sistema di controllo, da effettuare in partnership con Ibm. Il totale dà oltre 1 miliardo, ma la sensazione è che non basterà, perché il ministro Paola De Micheli ha fatto intendere che si aspetta almeno ulteriori 700 milioni da mettere in campo, oltre che pedaggi calmierati per un periodo congruo. Questo sarà un altro terreno di scontro, poiché sulle tariffe Autostrade per l’Italia non ha invece fatto alcun riferimento ad abbassamenti, anche se ha dato un piccolo segnale di disponibilità quantomeno congelando l’aumento dei pedaggi su tutta la rete.

La partita è dunque ancora tutta da giocare: resta ancora in piedi l’ipotesi della revoca, ma prende sempre più corpo l’idea di una multa molto salata, che secondo i calcoli di Equita potrebbe anche superare i 3,5 miliardi, ma che servirebbe a chiudere una volta per tutte la faccenda, dando una giusta “punizione” ad Atlantia per la cattiva gestione ed evitando allo stesso tempo i 23,5 miliardi di indennizzo che il Governo dovrebbe riconoscere in caso di revoca. L’ipotesi comunque non convince troppo i mercati: unitamente alla notizia del downgrade di Fitch (da BBB a BB), porta il titolo in territorio negativo, in controtendenza con una seduta brillante per Piazza Affari. Il tempo intanto stringe: la deadline per la “trattativa” è il 30 gennaio, quando proprio in virtù della norma del Milleproroghe recentemente approvata, Atlantia potrebbe riconsegnare allo Stato le concessioni autostradali, ricevendo però come indennizzo il totale dei ricavi previsti dall’azienda da qui al 2038.

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