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Alt europeo alla manovra, spread ai massimi da 5 anni

Dopo la mazzata di ieri per il Ftse Mib e lo spread, Piazza Affari torna oggi a fare i conti con le durissime critiche della Commissione europea alla manovra di bilancio dell’Italia e alle prime vistose crepe nel Governo – Frena il Pil cinese: “solo” +6,5% – Verso il flop la “Davos del deserto” organizzata dal principe saudita Mohammed Bin Salman: pesa il caso Kashoggi.

Alt europeo alla manovra, spread ai massimi da 5 anni

Italia, Cina, Arabia Saudita. Tanti focolai di crisi mettono a dura prova la tenuta dei mercati alla vigilia di un weekend che si annuncia caldo assai. 

In cima alle preoccupazioni dei mercati c’è senz’altro l’Italia. In attesa del consiglio dei ministri di domani, chiamati a mettere l’ennesima pezza sulla claudicante alleanza gialloverde dilaniata dalle polemiche sul condono (già definita “la retromarcia di Roma”) il Bel Paese incassa la bocciatura di Bruxelles che contiene, come si legge nella lettera consegnata a Roma dal commissario Ue Pierre Moscovici, “deviazioni senza precedenti” e chiede una risposta entro lunedì alle 12, molto prima di quanto si attendesse (o sperasse) il premier Giuseppe Conte. Mario Draghi, intanto, ha sottolineato davanti al Consiglio Ue il rischio che comporta mettere in discussione nelle regole Ue. I mercati hanno così preso atto che la guerra tra la Ue è ormai scoppiata. Il risultato? Vola lo spread, salito a quota 328, ai massimi da 5 anni. Piazza Affari peggiora nel pomeriggio, accusando una perdita dell’1,9%. Intorno al 10 di novembre la Commissione europea presenterà l’aggiornamento delle stime di crescita per l’intera area euro. Nel documento ci sarà anche la nuova stima del deficit/Pil 2019 dell’Italia.

Non meno preoccupante lo stato di salute dell’economia cinese. La pubblicazione del pil di Pechino nel terzo trimestre ha confermato la frenata: “solo” +6,5%, il dato peggior dai giorni della crisi del 2008/09. Le previsioni dell’Accademia di Stato cinese per il 2019 sono ancora peggiori: +6,3%. Pesa la guerra dei dazi con gli Usa, ma non solo. A differenza di dieci anni fa, la Cina accusa un forte indebitamento che rende difficili manovre espansive. Va giù lo yuan, così come la Borsa di Shanghai. 

Rischia di finire in un clamoroso flop la “Davos nel deserto” indetta dal principe saudita Mohammed Bin Salman per la prossima settimana. Dopo le novità emerse sulla fine di Jamal Kashoggi, il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, ha cancellato la sua partecipazione. I prezzi del petrolio, intanto, continuano la discesa in linea con la previsione di un calo dei consumi, specie in Cina: il Brent è scivolato sotto gli 80 dollari. Nel giro di una settimana i prezzi sono scesi di 8 dollari. 

TIENE LA BORSA DI SHANGHAI. PETROLIO SOTTO 80 DOLLARI   

I listini reagiscono così al clima di tempesta. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen, è in rialzo dello 0,2%, non tanto distante dai minimi degli ultimi due anni toccati ieri. Poco mosso anche il cambio dollaro/yuan a 6,93, comunque sui minimi da quattro anni. A render possibile la tenuta è la rete di protezione alzata dalle autorità. la banca centrale cinese ha invitato gli investitori alla calma. La Commissione banche ed assicurazioni, ha anticipato il via libera ad una nuova serie di polizze e strumenti finanziari in grado di fronteggiare eventuali carenze di liquidità delle aziende. La Borsa del Giappone è in calo dell’1,1%, quella di Hong Kong dello 0,3%, quella della Corea del Sud dello 0,3%, quella dell’India dell’1,1%. 

SOFFRE IL NASDAQ, CORSA AI T-BOND 

L’aria di tempesta non ha ovviamente risparmiato Wall Street, già alle prese con la prospettiva di prossimi, forti rialzi dei tassi preannunciati dalla Fed. 

Nel pomeriggio le vendite sui listini hanno preso velocità: Dow Jones -1,3%, S&P 500 -1,4%. Peggio di tutti il Nasdaq -2,1%.  

Gli investitori hanno venduto azioni e comprato obbligazioni: il rendimento del bond decennale governativo si è allontanato da quota 3,20%, fino a 3,17%. 

Il dollaro si è apprezzato su euro, a 1,145, massimo degli ultimi due mesi. Resta su l’oro, a 1.227 dollari l’oncia. Il Brent tratta stamane a 79,4 dollari al barile. Debole ieri Eni -1,8%. Pesante il caso di Saipem -4,3%.   

NON SI SBLOCCA LA BREXIT. MILANO SCIVOLA A 19 MILA PUNTI 

A complicare la giornata dei mercati europei ha contribuito, oltre al caso Italia, anche l’incertezza sulla Brexit. L’Unione Europea ha offerto a Londra un prolungamento delle trattative per sbloccare il nodo Irlanda. Theresa May, paralizzata dai contrasti interni, non ha ancora risposto. 

L’azionario milanese ha chiuso in netto calo. Il Ftse Mib ha ceduto l’1,89% a 19.087 punti, segnando una netta accelerazione al ribasso nell’ultima parte della seduta. Deboli anche gli altri mercati con ribassi superiori all’1% per Francoforte e Madrid. A subire le conseguenze più pesanti è stato il mercato del debito investito da una pioggia di vendite dopo la notizia della lettera di Moscovici. 

PESA ANCHE IL CONCAMBIO DI BTP ITALIA 

Il rendimento del BTP a dieci anni si è spinto a 3,69%, livello mai visto dal febbraio del 2014. Lo spread con il Bund si allarga a 327 punti base, massimo dall’aprile del 2013. 

Ad appesantire il quadro ha contribuito l’emissione via sindacato di cinque Btp a medio-lungo nell’ambito del concambio con una tranche di 3,8 miliardi del Btp Italia scadenza aprile 2020. 

L’operazione dovrebbe aiutare ad alleggerire i rimborsi del 2020. Il Btp Italia 2020, dopo l’operazione odierna, ha un ammontare in circolazione di circa 16,7 miliardi. 

Sul fronte delle aste si sono invece attivate Francia e Spagna. La prima ha collocato 8 miliardi su tre Oat, Madrid invece ha assegnato 4,5 miliardi di quattro titoli.  

DI NUOVO SOTTO TIRO LE BANCHE 

In forte ribasso nel pomeriggio di ieri il comparto bancario, azzoppato dall’aumento dello spread. L’indice ha lasciato sul terreno il 3,3%. Patisce più di tutti Banco Bpm -5,7%. In forte ribasso anche le Big: Unicredit -3,4%, Intesa -3,3%. Sotto tiro anche Ubi -3,4% e Bper -2,16%.  

IL TITOLO PEGGIORE E’ BUZZI. IN FORTE CALO MEDIASET 

Il titolo peggiore di giornata è stato Buzzi Unicem -6,43% dopo il profit warning del concorrente Heidelbergcement, che controlla Italcementi. Deboli gli industriali: Pesante Stm 4,98%, ancora in ribasso il settore automotive: Fiat Chrysler -0,7%, Ferrari -2%. 

In forte calo Mediaset -4% in un settore bersagliato dalle vendite. Il presidente Fedele Confalonieri ha smentito le indiscrezioni sul possibile disimpegno della famiglia Berlusconi dal gruppo televisivo. Non mancano le note positive. Telecom Italia +0,7% approfitta del recupero del settore tlc in Europa.  

TENGONO IL LUSSO E LE UTILITIES   

Tengono le utilities, settore difensivo per eccellenza. Rimbalzano i titoli del lusso: sale Ferragamo +0,9% su cui Kepler Cheuvreux ha alzato il target price a 20,5 euro da 20 euro. Moncler +0,1% ha incassato la promozione a ‘buy’ da ‘hold’ di Jefferies. Ancora in calo Ovs -1,2%: nel corso della seduta ha segnato il nuovo minimo storico a 1,7050 euro. Diciannove delle ultime venti sedute si sono chiuse in calo. Il titolo ha perso oltre il 70% negli ultimi 12 mesi.

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