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Alberghi, anche il caro-energia mette in crisi il settore: fatturato in calo e posti di lavoro a rischio

Crescono le preoccupazioni per il settore alberghiero. Prima la pandemia, poi la guerra e ora i rincari dei prezzi energetici. L’allarme di Confindustria Alberghi: “Costi insostenibili”

Alberghi, anche il caro-energia mette in crisi il settore: fatturato in calo e posti di lavoro a rischio

E’ del settore alberghiero l’ultima apprensione per il caro energia, dopo quello delle imprese ambientali. Nel giro di poche settimane il costo di energia elettrica e gas necessari a mandare avanti le strutture italiane passerà dal 5% al 20%. Un costo insostenibile, dice la presidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo. Il sistema rischia il collasso, ancor di più in vista di due importanti scadenze: la Pasqua e la stagione estiva. Gli operatori vivono una specie di tempesta perfetta ( pandemia e guerra) a fronte di un fatturato di 9 miliardi e mezzo di euro nel 2020.

In un incontro alla Camera dei Deputati organizzato da Confindustria Alberghi e Assosistema e promosso dall’On. Maria Teresa Baldini di Italia Viva, è stato fatto il punto in relazione alla crisi energetica dopo l’invasione dell’Ucraina. Le prime sollecitazioni degli albergatori sono per il governo Draghi da cui dovrebbero arrivare provvedimenti per tutta la filiera. Innanzitutto l’innalzamento al 25% del credito di imposta per l’acquisto di energia elettrica (come stabilito per le imprese energivore); la proroga di un ulteriore trimestre dei crediti di imposta per acquistare energia elettrica e gas ma anche dell’IVA agevolata per le forniture energetiche, misure di azzeramento o riduzione degli oneri di sistema.

Le stime conseguenti al caro energia indicano perdite di fatturato nel secondo trimestre 2021 superiori al 50% rispetto al 2019. E non c’erano ancora gli effetti della guerra in Ucraina. Per il credito di imposta gli albergatori chiedono di essere trattatati al pari delle imprese energivore. Sono migliaia, infatti, le strutture di accoglienza con alti consumi di fonti fossili e che non sono ancora passate alle rinnovabili. La situazione denunciata sollecita anche una riflessione su un uso ancora tanto diffuso di fonti tradizionali nella ricettività italiana.

Settore alberghiero: posti di lavoro a rischio

A fare da sfondo ai disavanzi gestionali del mondo alberghiero ci sono anche 30 mila posti di lavoro a rischio. “Con oltre 32 mila strutture e un milione di camere e due milioni di posti letto l’industria alberghiera italiana è fra le prime per capacità in Europa”, ha detto Colaiacovo. A supporto anche i dati dell’Istat secondo cui prima della pandemia il settore occupava 220 mila lavoratori per un fatturato complessivo di 21 miliardi. Secondo le stime, le spese per l’acquisto dell’energia nel 2019 erano di 1,1 miliardi, ossia il 5% del fatturato. Poi è arrivato il Covid che ha “falciato il comparto” riducendo il fatturato di 12 miliardi (-54%). Nel 2021,inoltre, tra gennaio e dicembre il solo costo del gas è aumentato del 400%. Dopo tutto la domanda da parte di turisti e vacanzieri in questi primi mesi dell’anno è ancora bassa. E sarebbe forse necessario anche un coordinamento con le Regioni e il Ministero del Turismo per rivedere i prezzi dell’ospitalità e dei pernottamenti. “Noi non possiamo aumentarli”, dice Confindustria.

Quanto alla filiera, nell’incontro alla Camera, si è parlato anche delle lavanderie industriali, che gestiscono il materiale tessile degli hotel. Anche in questo caso ci sono numeri negativi. Secondo l’Osservatorio di Assosistema Confidustria a dicembre 2021 c’è stato un calo dell’attività dell’85%, a causa dell’impennata dei casi Covid, e la previsione per i primi tre mesi del 2022 non è incoraggiante, con un calo stimato del 65%. “Anche il nostro è un grido d’allarme”, ha detto il Vicepresidente di Assosistema Confindustria Marco Marchetti, in attesa che il governo si faccia sentire.

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