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A settembre torna a Torino la Pop Art di Warhol

Andy Wharol rivive a Torino in una mostra intitolata CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co e che ripercorre la storia della trasformazione della fotografia in opera d’arte, giunta al culmine negli anni ’60.

A settembre torna a Torino la Pop Art di Warhol

Dal 21 settembre al 13 gennaio a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia del capoluogo piemontese saranno esposte oltre 120 opere tra quadri, fotografie, collages, grafiche, che illustrano la varietà e la straordinaria vivacità di questa grande vicenda.

L’attività di CAMERA è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Eni, Reda, Lavazza, mentre la programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.

La Pop Art è stata un fenomeno mondiale, esploso negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Europa, e diffusosi rapidamente anche nel resto del mondo “che ha rivoluzionato – è l’opinione di Walter Guadagnini, direttore di CAMERA e curatore della mostra – il rapporto tra creazione artistica e società, registrando l’attualità in modo neutro, fotografico, adottando gli stessi modelli della comunicazione di massa per la realizzazione di opere d’arte. In questo senso, la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non solo una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca”.

L’affermazione della cultura Pop ha liberato energie sorprendenti anche all’interno del mondo dei fotografi, che si sono misurati direttamente non solo con il panorama visivo contemporaneo, ma anche con le logiche della trasformazione del documento in opera d’arte.

Basti pensare al celebre Andy Wharol le cui opere nella maggior parte delle loro rappresentazioni derivano da fotografie, come “Marilyn”, la serie delle “Sedie elettriche” e tutti i ritratti alle celebrità del tempo, e che ha scattato migliaia di fotografie, conferendo alla riproduzione meccanica della realtà un ruolo centrale nella definizione della sua poetica.

Ma si può anche ricordare come l’opera di Richard Hamilton “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing” del 1956, che sarà in mostra, unanimemente considerata come la prima opera compiutamente Pop della storia, sia un collage fotografico. Così come in Italia il più celebre rappresentante di questa tendenza, Mario Schifano, ha sempre operato attraverso e con la macchina fotografica.

Tra i protagonisti presenti in mostra si possono citare gli americani Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jim Dine, Ed Ruscha, Joe Goode, Ray Johnson, Rosalyn Drexler; gli inglesi Richard Hamilton, Peter Blake, Allen Jones, Joe Tilson, David Hockney, Gerald Laing, Derek Boshier; i tedeschi Sigmar Polke, Wolf Vostell; gli italiani Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Franco Angeli, Umberto Bignardi, Gianni Bertini, Claudio Cintoli, Sebastiano Vassalli e tanti altri.

Tra i fotografi, si sottolinea la presenza di Ugo Mulas – cui viene dedicata un’intera sala, dove verranno esposte le serie realizzate negli Stati Uniti e quella della Biennale di Venezia del 1964 – e di Tony Evans, fotografo dei protagonisti della Swinging London dei primissimi anni Sessanta.

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