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Yellen: “L’economia Usa va”, ma la Francia fa paura ai mercati

Le rassicuranti parole della Fed tranquillizzano Wall Street ma non le Borse europee, scosse dall’effetto Melenchon e dalla bagarre elettorale francese – Per il settimo giorno i prezzi del petrolio sono in rialzo – Oltre quota 200 lo spread Btp-Bund – Attesa per il varo del Def – A Piazza Affari brillano Avio, Fincantieri, Diasorin, Ima, Technogym e Moncler, ma scivola Astaldi

Yellen: “L’economia Usa va”, ma la Francia fa paura ai mercati

“Io penso che oggi abbiamo un’economia in buona salute: il tasso di disoccupazione al 4,5% è leggermente più basso di quanto diversi colleghi della Fed considerano il livello di pieno impiego. L’inflazione è ragionevolmente vicina al 2%, il nostro obiettivo”. Di fronte a questa situazione, ha aggiunto Janet Yellen parlando all’università del Michigan, la Fed deve accompagnare senza strappi il rialzo del costo del denaro, evitando che il motore dell’economia si scaldi troppo”.

“Se prima dovevamo procedere a tutto gas per far salire di giri il motore – ha aggiunto – ora dobbiamo tenere il piede più leggero per evitare che la chiglia si capovolga. Ma vogliamo stare davanti, non dietro, alla curva”. Insomma, nei prossimi mesi ci saranno aumenti graduali dei tassi ma senza forzare la mano e il ritorno a tassi normali dopo la grande recessione avverrà con la debita gradualità.

Wall Street ha accolto con favore ma senza strappi il messaggio pasquale di “colomba” Yellen, così come non ha reagito al monito che il segretario di Stato Rex Tillerson ha lanciato dal G7 in terra italiana alla Corea del Nord. Oggi Tillerson sarà a Mosca per una visita che si annuncia assai complicata. L’Europa, intanto, è in piena bagarre pre-elettorale: a meno di dieci giorni dal primo turno delle presidenziali francesi i capitali veleggiano verso i porti sicuri, a partire dai Bund.

WELLS FARGO CHIEDE INDIETRO I BONUS DEI VERTICI (75 MILIONI)

Deboli stamane i listini asiatici, innervositi dalla crisi coreana. Arretrano Tokyo (-0,5%) e Hong Kong (-0,8%). In calo anche i listini cinesi: Shanghai -o,4%, Shenzhen -0,6%. Fa eccezione Sidney, su dello 0,4%. Seduta contrastata sui mercati Usa, ma finale in equilibrio: Dow Jones + 0,01%, S&P 500 +0,07%, in linea con il Nasdaq (+0,07%).

I guadagni del settore energia (+0,8%) hanno compensato la frenata dei titoli del comparto finanziario. Giovedì saranno annunciati i conti di JP Morgan e Citigroup.

In vista del consiglio di giovedì, il board di Wells Fargo ha annunciato che chiederà al vecchio Cda la restituzione di 75 milioni di dollari di bonus già pagati a fronte di obiettivi di bilancio raggiunti grazie ai conti correnti fantasma.

PETROLIO, SETTIMO GIORNO DI RIALZO

Petrolio ancora in rialzo dell’1,5% circa: Brent a 55,9 e Wti a 53 dollari al barile. È il settimo giorno consecutivo di rialzo. I petroliferi sono tra i più attesi nella stagione delle trimestrali: il rialzo dei prezzi dovrebbe consentire un balzo degli utili del 600% rispetto all’anno precedente. A Milano Eni -0,1%, Saipem +0,1%, Tenaris +0,3%.

L’AUTO ELETTRICA IN TESTA, SORPASSATE GM E FORD

Ma la notizia più importante è senz’altro il sorpasso storico di Tesla su General Motors, una settimana dopo quello su Ford. Il titolo della società di Elon Musk, con un rialzo del 2,8%, ha raggiuto un valore di Borsa di poco superiore ai 51 miliardi di dollari, contro i 50,9 miliardi di Gm. Una settimana fa analoga sorte era toccata a Ford (48 miliardi di capitalizzazione). A spingere il boom della casa californiana è la crescita delle vendite (+69% annuo), poco sopra i 25 mila pezzi nel trimestre. Musk dimostra così di poter centrare l’obiettivo di 50 mila vetture prodotte e vendute nel semestre, smentendo lo scetticismo di molti analisti.

Ora Musk punta a un target di 500 mila unità entro il 2018 anche grazie al lancio imminente dell’attesa berlina compatta Model 3. Il mercato ci crede, a giudicare dal successo delle recenti operazioni che hanno permesso di raccogliere oltre un miliardo di dollari. Tra i nuovi soci Tencent, la prima azienda cinese per valore borsistico, entrata nel capitale dell’azienda di Palo Alto con il 5%.

PESA SULLE BORSE UE L’ASCESA MELENCHON

Gli ultimi sondaggi francesi che vedono in forte recupero Jean-Luc Melenchon, candidato dell’estrema sinistra, ha provocato un’impennata di nervosismo sui mercati, spaventati da eventuali sorprese. I futures segnalano un’apertura in lieve calo. A Milano l’indice Ftse Mib ha terminato la prima seduta della settimana con un -0,48%, a 20.202 punti. 

L’indice Cac40 della Borsa di Parigi ha perso lo 0,54%. È sceso anche il mercato azionario di Francoforte: indice Dax -0,1%. La peggiore è stata Madrid (-0,8%), Londra invariata.

AVANZA IL BUND, SOFFRONO ITALIA, FRANCIA E SPAGNA

Il secondario italiano ha archiviato in calo, in linea con Francia e Spagna, una seduta scandita dall’avversione per il rischio legata all’avvicinarsi delle aste di metà mese, alle incertezze sulle presidenziali francesi e alle tensioni geopolitiche in Siria e Nord Corea.

Il Btp a 10 anni si indebolisce a 2,24%, da 2,19% della chiusura di venerdì. 
Lo spread con il Bund si porta a 202 punti base, da 198 punti base di venerdì. Il differenziale tra decennale tedesco e decennale francese si allarga di 4 punti base a 72 punti base, tornando sui livelli di fine febbraio.

In un contesto di volumi sottili, oltre alla ricca offerta a medio lungo in agenda per domani – fino a 10 miliardi nel nuovo Btp triennale, del 7 e 20 anni e dell’off-the-run marzo 2030 – oggi il Tesoro offrirà 6 miliardi nel Bot a 12 mesi a fronte dei 6,075 in scadenza.

In serata, sul mercato grigio di Mts, il titolo scambiava a un rendimento di -0,235/243%, appena sotto il -0,226% dell’asta di metà marzo e prossimo al minimo storico di -0,250%.

MANOVRA, NON SI ESCLUDE IL RINVIO A DOMANI

Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe varare un decreto sulle misure correttive di bilancio richieste dall’Unione Europea: il governo dovrebbe porre le basi per una discesa del disavanzo strutturale all’1,2% del Pil nel 2018, rispetto al 2,2% stimato per quest’anno. 

Si ragiona con un’ipotesi di crescita del Pil dell’1% nel 2017, senza ritocchi all’insù rispetto alle ultime stime ufficiali, perché i segnali positivi nel primo trimestre non mancano ma la manovrina di aggiustamento da 3,4 miliardi rischia di avere un mini-effetto depressivo. Secondo una fonte governativa, scrive Reuters, “non si può escludere che la manovra slitti a mercoledì o giovedì”. La correzione serve a ridurre già quest’anno di 0,2 punti di Pil il deficit strutturale, calcolato al netto del ciclo e delle una tantum.

Dalle comunicazioni dell’Istat si apprende che la ripartenza della produzione industriale in febbraio, dopo la brusca frenata di gennaio, è stata meno forte del previsto. L’incremento mese su mese è stato dell’1%, contro il +1,5% stimato. Il trimestre dicembre 2016-febbraio 2017 si chiude con un incremento dello 0,7%.

AVIO È GIÀ IN ORBITA, RECORD PER DIASORIN, IMA E TECHNOGYM

Lo spunto di giornata l’ha fornito la matricola Avio, che nel giorno del debutto sullo Star dopo la fusione con la Spac Space2 sale in chiusura del 6,6%, dopo aver toccato un massimo di 13,95 euro. Il titolo trova sostegno anche nell’avvio della copertura di Equita con giudizio “buy” e target price di 15 euro per azione. Non mancano altri segni positivi nel listino: toccano nuovi massimi storici anche Diasorin, Ima e Technogym.

AL TOP FINCANTIERI E SARAS

Al rialzo si mette in luce Fincantieri (+3,68%) reduce dallo scivolone di venerdì, quando ha lasciato sul campo il 3%. “Credo sia stata presa molto bene l’acquisizione francese e poi è un periodo in cui si aggiudicano molti contratti e questo aumenta la visibilità sul portafoglio ordini”, osserva un operatore.

Si rafforza nel finale Saras: +1,08% in chiusura, toccando un massimo a 1,877 euro, il prezzo più alto degli ultimi 14 mesi. Dal inizio gennaio +8%. I margini di raffinazione dell’area Med la scorsa settimana sono saliti a 3,90 dollari al barile dai precedente 3,40.

MONCLER, NUOVO MASSIMO IN SCIA A LVMH

Riflettori accesi sul settore lusso nel giorno dei conti di Lvmh, l’ammiraglia dell’impero di Bernard Arnault. Il titolo ha chiuso in calo dello 0,86% a quota 207,45 euro. La società ha archiviato il primo trimestre con un balzo delle vendite, battendo le aspettative degli analisti, ma ha messo comunque in guardia sull’incertezza che continua a caratterizzare lo scenario. Le vendite del colosso francese del lusso sono salite del 15%, a 9,88 miliardi di euro. Lvmh ha comunicato di aver visto una solida crescita nei mercati principali di Asia, Europa e Stati Uniti, ma ha aggiunto che “la tendenza attualmente osservata non può ragionevolmente al momento essere prevista per l’intero anno”.

A Piazza Affari non si arresta la corsa di Moncler: +1,4%, sui massimi storici. Lieve calo per Tod’s (-0,1%). Salvatore Ferragamo +0,1%.

BANCHE E UTILITIES DEBOLI. TONFO DI ASTALDI

Venduti i bancari. Intesa Sanpaolo -0,5%. Dovrebbe essere arrivato a un buon punto nella gara per la cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza da 2,5 miliardi di euro. 

Bper Banca -1,6%. Sabato si è tenuta l’assemblea. La lista per il nuovo consiglio di amministrazione presentata dai soci storici ha ottenuto il 28,5%, contro il 11,6% della lista di Assogestioni. Banco Bpm -0,7%, Unicredit -1,3%, Mediobanca -2%.

Telecom Italia ha perso lo 0,5%. Il primo socio Vivendi ha presentato ieri la propria lista dei candidati per il nuovo consiglio di amministrazione. Arnaud De Puyfontaine è indicato come nuovo presidente, al posto di Giuseppe Recchi. 
 
Deboli le utility. Enel -1%: La società ha portato a termine l’acquisto di alcune quote in due società controllate della Romania. A2A -1,2%.

Tra gli industriali, Fca -0,4%, Stm -0,3%, Leonardo -1,6%. Pesante caduta di Astaldi, che peggiora in ribasso del 2% nel finale. Venerdì sera l’agenzia Moody’s ha declassato il rating a B3, con outlook stabile. Il gruppo ha approvato pochi giorni fa il nuovo piano strategico 2017-2021.

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