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Telemarketing, addio? Non proprio: ecco le falle nelle nuova legge

Il provvedimento che sta per entrare in vigore contiene delle scappatoie che di fatto limiteranno molto l’efficacia delle nuove regole a tutela dei consumatori.

Telemarketing, addio? Non proprio: ecco le falle nelle nuova legge

Fatta la legge, trovate le falle. Lo scorso 22 dicembre il Parlamento ha approvato le nuove regole sul telemarketing, che entreranno in vigore a breve, il giorno dopo la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale. Due le novità principali: prefissi obbligatori e ben riconoscibili per le chiamate commerciali o di rilevazione statistica e possibilità di iscrivere al registro delle opposizioni anche i numeri di telefonia mobile (prima si poteva fare solo per i fissi).

In teoria, con l’ingresso nel registro non solo si ha la certezza di non essere più contattati da operatori commerciali, ma si intendono revocati tutti i consensi al trattamento dei dati personali espressi in precedenza. Tabula rasa, insomma. O no?

Non proprio. La falla più grave nella normativa riguarda proprio i consensi. Non si annullano, infatti, quelli prestati “nell’ambito” di un contratto in essere e fino a 30 giorni dopo la sua cessazione. Sembra un dettaglio, ma non lo è. Di fatto, con questa postilla si salvano quasi tutte le liste di numeri appartenenti a persone che hanno (improvvidamente o inconsapevolmente) dato il proprio consenso a essere contattati.

“È un’idea pessima – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Prestati ‘nell’ambito’, infatti, significa che non solo saranno salvati i consensi che abbiamo volontariamente dato alla nostra banca, cosa condivisibile, ma anche quelli che poi la banca ha ceduto a terzi solo perché, per disattenzione o per la fretta, abbiamo messo una crocetta di troppo. Così facendo il consumatore non riuscirà più a riappropriarsi dei propri dati”.

Quanto ai prefissi, le aziende potranno farne a meno se daranno all’utente la possibilità di richiamare il numero di telemarketing da cui è stato contattato. A sue spese, naturalmente, e con il rischio di finire preda di una nuova trappola del marketing.

“Consentendo la facoltà di non adeguarsi al prefisso unico, con il solo obbligo di dare la possibilità  al consumatore di poter ricontattare l’operatore – continua Dona – non solo si elimina a tutti gli effetti il prefisso unico, ma si fa un pericoloso autogol, visto che se l’utente decidesse di richiamare, cadrebbe dalla padella alla brace, e verrebbe sottoposto ad un’aggressiva politica di marketing”.

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