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Reddito di cittadinanza: la Finlandia ci ripensa, ecco perché

Il governo di Helsinki ha fatto sapere che dall’anno prossimo il progetto pilota sarà interrotto per essere sostituito con una nuova sperimentazione sul “credito universale” – Critiche dagli esperti: “Così non si raggiunge l’obiettivo principale dell’esperimento”

Reddito di cittadinanza: la Finlandia ci ripensa, ecco perché

Il reddito di cittadinanza, stella polare del Movimento 5 Stelle, incassa una bocciatura imprevista. Quella della Finlandia, l’unico Paese europeo ad aver introdotto la misura, seppur come progetto pilota. L’esperimento di Helsinki era iniziato l’anno scorso e si concluderà alla fine del 2018, ma il governo liberal-conservatore ha già fatto sapere che non intende proseguire con la fase due.

Il motivo? L’Esecutivo finlandese non ha ancora pubblicato i risultati del progetto – bisognerà aspettare fino al 2019 – né ha spiegato per quale motivo abbia deciso di abbandonarlo, ma secondo indiscrezioni riportate da Business Insider sarebbe giunto alla conclusione che i sussidi previsti siano eccessivi, al punto da disincentivare la ricerca di un lavoro.

Il reddito di cittadinanza in salsa finlandese coinvolge in questa prima (e a questo punto unica) fase di sperimentazione un numero molto limitato di persone, appena duemila volontari, che ricevono dallo Stato circa 560 euro al mese esentasse. Ma attenzione: il confronto con l’Italia non regge, considerato che in Finlandia la retribuzione media nel settore privato è di circa 3.500 euro mensili.

Diversamente da altri sussidi o assegni di sostegno, inoltre, il reddito di cittadinanza finlandese viene corrisposto senza che il beneficiario sia obbligato in cambio a cercare lavoro o ad accettare gli impieghi offerti dagli uffici di collocamento. Non solo: i versamenti continuano anche se nel frattempo il ricevente riesce a trovare un impiego.

Il reddito di cittadinanza sperimentato dalla Finlandia è perciò molto più radicale di quello proposto in Italia dal Movimento 5 Stelle, che – almeno nella sua ultima versione – è di fatto un sussidio di disoccupazione molto generoso ma subordinato alla ricerca di un impiego.

La seconda fase del progetto finlandese avrebbe dovuto coinvolgere anche i lavoratori occupati a basso reddito. Alcuni esperti sottolineano che l’interruzione dell’esperimento impedisce di raggiungere l’obiettivo principale, ossia capire se il reddito di cittadinanza avrebbe spinto le persone a investire in formazione o a cambiare carriera, piuttosto che a vivere di rendita a spese dello Stato.

E adesso? Il ministro delle Finanze finlandese, Petteri Orpo, ha annunciato al giornale Hufvudstadsbladet che “quando l’esperimento sul reddito minimo universale finirà, al termine dell’anno”, il governo di Helsinki lancerà “un esperimento sul credito universale”. In altri termini, diversi benefici fiscali a favore dei poveri saranno armonizzati e concentrati in un solo sistema, sul modello di quanto già accade in Gran Bretagna.

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