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Nuova Zelanda, il paradiso delle startup: si avviano in 24 ore e con 127$, in Italia servono 3mila €

Secondo un rapporto dell’Ocse, nella top ten dei Paesi più convenienti per avviare un’impresa figurano solo tre economie avanzate: Francia, Regno Unito e Stati Uniti, mentre a sorpresa compaiono Irlanda e Portogallo – La Nuova Zelanda è il modello, seguita dall’Australia – L’Italia è la peggiore: 2.673 euro solo per avviare un’attività.

Nuova Zelanda, il paradiso delle startup: si avviano in 24 ore e con 127$, in Italia servono 3mila €

Per combattere la crisi, si sa, ci vuole un po’ di coraggio. Ma se si trovano le condizioni ideali, tutto è più facile. E non sempre le condizioni giuste si trovano nei Paesi che hanno le economie più avanzate, anzi molto spesso accade il contrario.

E’ quanto emerge da un rapporto dell’Ocse, secondo il quale per avviare un’impresa con meno costi e meno complicazioni possibili, sarebbe consigliabile fare le valigie e andare dall’altra parte del mondo: sono l’Australia e, soprattutto, la Nuova Zelanda, i paradisi terrestri delle startup, mentre solo tre Paesi dalle economie più avanzate figurano nella top ten.

Si tratta di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, mentre l’Italia, con i suoi costi altissimi e le sue ahinoi note lungaggini burocratiche è senza sorpresa molto indietro in classifica, stilata sui 30 Paesi che aderiscono all’organizzazione. Se per quanto riguarda i tempi, almeno in teoria, non siamo messi troppo male (servono in media quattro giorni, esclusi intoppi), il vero problema dello Stivale sono i costi, dove risultiamo di gran lunga il Paese più caro tra quelli esaminati: 2.673 euro solo per iniziare, mentre nella maggior parte delle nazioni europee bastano qualche decina di euro e in Slovenia e Danimarca addirittura è gratis.

Senza contare poi le probabili complicazioni amministrative, come infatti osserva il capo ufficio stampa dell’Ocse Matthias Rumpf: “Se si spende tutto il tempo per affrontare la burocrazia, è ovvio che c’è meno tempo per lavorare al business plan, per spedire i prodotti, e per raggiungere i clienti”.

In compenso, però, sono rappresentati nella top ten tutti i continenti: per gli imprenditori che amano viaggiare e rischiare, c’è la scelta in ogni angolo del pianeta. Dal Canada, al terzo posto, alla Corea del Sud, settima, fino al Cile a chiudere il ranking con la decima posizione. Passando anche per alcune sorprese, come l’Irlanda e il Portogallo: Paesi in grave crisi, dai quali i cittadini fuggono ma che in realtà si potrebbero rivelare molto convenienti – almeno sulla carta – per avviare un’impresa.

Per stilare la graduatoria l’Ocse ha infatti tenuto conto di diversi parametri: dal tempo necessario per avviare una startup, al numero di procedure da eseguire, dal costo di dar seguito a tali procedure rispetto al reddito nazionale pro-capite, al capitale minimo da investire, sempre in percentuale del reddito pro capite.

E andando a vedere la scheda dei Paesi, l’arcipelago dei kiwi, che pure è solo al 21esimo posto per impiegati in piccole aziende, mentre è terzo per dipendenti in grandi gruppi (il 42% della popolazione lavora in società con più di 250 dipendenti, molto più di Usa e Uk) sembrerebbe proprio il paradiso delle piccole e medie imprese. E soprattutto della semplificazione. Numero di procedure necessarie per avviare un business: una. Numero di giorni occorrenti: uno. Sembra impossibile, soprattutto per chi è abituato a lunghe e estenuanti contorsioni burocratiche, ma è proprio così: a Auckland e dintorni basta compilare un modulo online sul sito dell’Ufficio Aziende, entro pochi minuti arriva la risposta via mail e costa solo 127 dollari. Tutto fatto in 24 ore, e non viene neanche richiesto un capitale minimo di partenza.

E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mentre dalle parti del Vecchio continente gli imprenditori chiudono baracca, in Nuova Zelanda, nel pieno della crisi internazionale, le imprese sono cresciute del 12,1% nel 2007, della stessa percentuale l’anno successivo, e del 10% nel 2009.

Il Paese europeo più invitante sarebbe invece proprio l’Irlanda, dove avviare un’impresa richiede solo quattro procedure, per un totale di 13 giorni e costa tra i 100 e 165 dollari. Dublino inoltre premia le startup di maggior successo, dando loro accesso privilegiato ai finanziamenti. Tuttavia questo dato si rivela abbastanza “sulla carta”, poiché secondo il Times le nuove aziende create nel 2010 sono state appena 800, in crollo rispetto alle 2.800 del 2008.

Interessante è poi il caso della Corea del Sud: far partire un nuovo business richiede solo cinque step per un tempo totale di una settimana, e costa inizialmente solo 36 dollari. Anche se è economico e veloce, però, pochi coreani si sentono inclini a farlo: nel 2011, solo l’11% dei coreani era al corrente che vi erano occasioni favorevoli per avviare una società, mentre solo il 27% riteneva di avere le capacità per farlo. Ma soprattutto, il 45% degli intervistati ha indicato la paura del fallimento come motivo principale per non tentare l’avventura. Perché, appunto, oltre alle condizioni giuste ci vuole anche un po’ di coraggio.

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