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Marchionne: tra convertendo e spinoff Ferrari la Fca incasserà 4 miliardi di dollari

Colpi di scena nel primo board londinese di Fca – Marchionne scorpora Ferrari: il 10% va sul mercato con Opv e l’80% sarà distribuito ai soci – Via libera anche al convertendo – Dalle due operazioni Fca incasserà 4 miliardi – La Borsa festeggia mandando in orbita i titoli della galassia Agnelli – Confermati i target ma ebit sotto le attese.

Marchionne: tra convertendo e spinoff Ferrari la Fca incasserà 4 miliardi di dollari

FCA DISTRIBUISCE il 90% DI FERRARI TRA I SOCI. IL MERCATO ESPLODE, AL VIA IL CONVERTENDO

Il primo cda di Fca sotto il tetto di The Economist, sede fiscale di Fiat Chrysler in terra inglese, ha riservato una raffica di colpi di scena, capaci di scatenare i fuochi di artificio sul titolo sia a Wall Street che a Nilano: da -3%, dopo l’annuncio dei conti trimestrali, a +18%, quando si è saputo che Sergio Marchionne aveva deciso di giocare il jolly: la separazione tra Ferrari e Fiat “nell’ambito di un piano per la realizzazione di una struttura di capitale appropriata a sostenere lo sviluppo di lungo termine del Gruppo”. Poi il titolo, come anche Exor e Cnh, è un po’ calato ma risultando comunque il migliore di Piazza Affari malgrado il generale trend ribassista della Borsa milanese. 

In sintesi, l’operazione prevede l’offerta pubblica di una parte della partecipazione di Fca in Fiat, pari al 10% del capitale. Il resto, pari all’80% del capitale della casa di Maranello, sarà distribuito pro-quota ai soci di Fiat Chrysler. L’operazione sarà completata entro il 2015. Entro quella data Fca si attende che le azioni di Ferrari siano quotate negli Stati Uniti e “in un altro mercato europeo”. Ovvero, non è scontato che il Cavallino Rampante entri a Piazza Affari, piuttosto che su listini più accoglienti sul piano fiscale. 

Ma le novità non sono finite qui. Il collocamento di Ferrari si inserisce in una manovra di rafforzamento del capitale del gruppo, attraverso l’emissione di un convertendo da 2,5 miliardi di dollari rivolto a “investitori istituzionali statunitensi e internazionali”, titoli che saranno convertiti obbligatoriamente alla scadenza in azioni Fce, sulla base di un rapporto di conversione che sarà definito al momento del pricing. A favorire il successo dell’offerta (da completare entro l’anno) provvederà il fatto che i sottoscrittori avranno titolo a partecipare all’operazione di separazione di Ferrari e a ricevere azioni del cavallino rampante. 

“Lo spin off rafforzerà significativamente il capitale” ha spiegato Sergio Marchionne aggiungendo che “con l’intento di rafforzare il piano industriale 2014-2018 e di massimizzare il valore dei nostri business per gli azionisti, è appropriato che noi perseguiamo percorsi separati per Fca e Ferrari”. Le conseguenze, sia sul piano finanziario che industriale, sono rilevanti.

a) Ferrari resta saldamente nelle mani di Exor, schizzata all’insù del 19% subito dopo la notizia, che controlla il 34% circa del capitale di Fca (ma ha il 46% dei diritti di voto). Però il capitale sarà spalmata tra gli azionisti del gruppo, già oggi in maggioranza Usa ed europei. Dopo l’emissione del convertendo la percentuale internazionale di Ferrari è destinata a salire ancora, certamente oltre il 50%. Sarà interessante capire, poi, quale sarà la Borsa europea scelta per la quotazione. Milano, che aspira ad una posizione di riguardo nel mercato del lusso non può perdere l’occasione.
b) Quanto vale la Ferrari? Nei mesi scorsi si sono moltiplicate le voci. Marchionne, si sa, considera il gioiello di Maranello alla stregua dei multipli del lusso più che di quelli dell’auto. Di qui la sensazione che l’ad non si accontenterà di una valutazione tra i 5 e i 6 miliardi, ipotizzata nei mesi scorsi, ma punterà a spuntare un prezzo attorno ai 10 e i 12 miliardi, ipotizzabile solo con un ebitda di un miliardo, possibile solo alzando l’asticella delle vendite oltre i 10 mila pezzi. Ferrari nel terzo trimestre ha realizzato ricavi pari a 662 milioni di euro (+24%), con 1.610 vetture omologate consegnate (+8% rispetto all’anno prima).
c) Grazie ai 2,5 miliardi di dollari in arrivo dal convertendo più gli 800 milioni di euro circa in arrivo dal collocamento del 10% della Rossa, Marchionne avrà a disposizione finalmente la potenza di fuoco necessaria per far decollare gli investimenti, a partire dai piani di sviluppo dei nuovi modelli Alfa. Preoccupa così di meno l’indebitamento industriale, salito “a causa dell’assorbimento di cassa stagionale” più del previsto a 11,4 miliardi (contro 9,7 miliardi al 30 giugno) mentre gli analisti si aspettavano una cifra tra i 10,4 e i 10,8 miliardi.
d) Fca ha confermato la guidance del 2014: consegne globali per circa 4,7 milioni di veicoli (nel solo terzo trimestre sono aumentate; ricavi pari o superiori a 93 miliardi di euro ed ebit tra 3,6 e 4 miliardi di euro; l’utile netto è atteso tra circa 0,6 e 0,8 miliardi di euro, con un utile per azione (eps) in miglioramento da circa 0,10 euro a un intervallo tra circa 0,44 e 0,60 euro, e l’indebitamento netto industriale a fine anno è previsto tra 9,8 e 10,3 miliardi di euro. e) Il gruppo ha saputo compensare il calo dele vendite in America Latina (-14% le consegne) con il buon andamento del Nord America (+20%) e dell’Asia (+30%), trainata da Jeep, più la timida ripresa dell’Europa e, soprattutto con il trend ascendente dei marchi del lusso (+35%).

L’ebit trimestrale è cresciuto del 7% a 926 milioni, meno dei 937 milioni indicati dal consenso degli analisti. Escludendo però le componenti atipiche, l’utile operativo è migliorato di 99 milioni di euro, grazie alle forti performance di Apac e dei marchi di Lusso. In sintesi, i numeri della trimestrale di Fca non sono esaltanti. E non è difficile intuire che il mercato avrebbe bocciato, in questa fase di mercato, un’operazione di aumento di capitale comunque complicato dalla necessità di collocare le azioni rivenienti dall’acquisto dei titoli consegnati all’atto del recesso. Ma ancora una volta Marchionne ha saputo stupire e “domare” il mercato. 

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