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Lega, Bossi non è più il leader assoluto

Il leader del Carroccio riesce ad ottenere la conferma di Reguzzoni alla guida del gruppo della Camera. Ma i cori e gli striscioni di Pontida per Maroni premier appannano la sua leadership. Dopo la verifica, la resa dei conti tra Berlusconi e le opposizioni slitta in autunno. Tremonti alle prese con una manovra da scrivere guardando soprattutto all’Europa.

Lega, Bossi non è più il leader assoluto

Con il passaggio alla Camera di ieri anche la verifica parlamentare, chiesta dal presidente della Repubblica, va in archivio; e l’impressione è che, a meno di colpi di scena, sempre possibili in un tessuto politicamente fragile, tutto sia rimandato alla ripresa di settembre. Per ora le forze politiche sembrano preferire tirare a campare piuttosto che puntare ad un chiarimento definitivo. Così Berlusconi e il suo Governo si affidano a quel che resta di un rapporto di alleanza con la Lega e ai numeri parlamentari che, grazie ai “Responsabili”, hanno consentito loro di riscuotere l’ennesima fiducia parlamentare.

A sua volta, la Lega che ha molto tuonato a Pontida (in alcuni casi scompostamente) porta a casa davvero poco: non la riforma fiscale, non il trasferimento dei ministeri al Nord, che peraltro sembra gradire poco anche l’elettorato del Nord, non lo stop alla guerra in Libia per frenare gli arrivi degli immigrati. Al tempo stesso pare che Bossi sia in una certa difficoltà. Ieri è riuscito ad imporre al gruppo della Camera la conferma di un suo uomo, Reguzzoni, alla guida del gruppo parlamentare, almeno fino alla fine dell’anno. Ma intanto proprio da Pontida i cori e gli striscioni per Maroni premier, mettono in discussione la sua leadership, mentre da Radio Padania continuano ad arrivare segnali di insofferenza ad un partito e ad un suo leader, che sembrano soprattutto preoccupati di non rompere con Berlusconi.

Insomma la vera frattura non è tanto tra bossiani e maroniani, quanto tra il gruppo dirigente ed un popolo che non segue più le indicazioni dei capi, neanche al momento del voto, come hanno dimostrato i risultati delle amministrative e dei referendum. Quanto alle opposizioni i buoni risultati messi a segno nelle due occasioni elettorali, non si sono ancora consolidati nella messa a punto di una precisa alternativa di governo.

Tra le novità ci sarebbe quella di un Di Pietro dialogante e moderato, che insospettisce il Pd. Come è avvenuto ieri quando il leader dell’Idv è stato visto a colloquio con il presidente del Consiglio. Poi è stato lo stesso ex Pm a spiegare di aver risposto ad un Berlusconi che lo corteggiava, a suo dire, nell’interesse del Paese, che questo obiettivo il premier lo può realizzare solo facendo un consistente passo indietro dalla guida del governo.

Insomma, stando alla politica politicante, in questa fase, almeno fino alla ripresa autunnale, sembra dominare il tirare a campare. Che potrebbe andare anche bene, se non ci fosse da dare contenuto ad una manovra da 40 miliardi. E qui la parola torna al ministro dell’Economia. C’è da sperare che per mettere a punto la manovra Tremonti interloquisca più con Bruxelles che con le forze politiche nazionali.

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