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La Cina frena le Borse, vendite su Tim, banche deboli

La contrazione della crescita in Cina fa rallentare i listini europei mentre restano chiusi i mercati Usa – Le difficoltà cinesi pesano sul lusso e su Ferragamo – Si sgonfia il rialzo dell’oro. La sterlina risente delle difficoltà su Brexit – A Milano pesa lo stacco cedole di Enel e Snam

La Cina frena le Borse, vendite su Tim, banche deboli

Parte in rosso la settimana finanziaria europea. La piazza peggiore è Milano sotto dello 0,6% abbondante poco sotto quota 19.600 punti. A frenare l’indice è anche l’acconto sul dividendo distribuito da Enel e Snam che pesa per lo 0,3% sul dato globale.

Francoforte, la più sensibile al rallentamento del pil cinese (solo +6,6% nel 2018, il risultato peggior dal 1990) lascia sul terreno mezzo punto percentuale. Ribassi inferiori per Parigi -0,1%, invariata Madrid. Londra +0,2%.

Oggi le Borse Usa saranno chiuse per la ricorrenza del Martin Luther Day memorial.

Il petrolio Brent tratta stamattina a 62,5 dollari il barile, in calo dello 0,3%. Grazie al +2,8% di venerdì, la settimana scorsa si è chiusa con un guadagno del 3,7%. Le raffinerie cinesi, nel 2018, hanno lavorato a pieno regime, arrivando a 603 milioni di greggio lavorato, pari a 12,1 milioni di barili al giorno, nuovo record. Saipem -1,8% dopo il downgrade.

Le aspettative di una composizione del dissidio tra Cina e Stati Uniti hanno sgonfiato l’oro, in calo dello 0,8% venerdì. Stamattina poco mosso a 1.279 dollari l’oncia. Il dollaro viaggia sui massimi delle ultime due settimane dopo la doccia fredda dagli ultimi dati macro cinesi. Particolarmente debole nei confronti del biglietto verde è la sterlina, che risente delle difficoltà in cui versa Theresa May. La premier britannica cercherà oggi pomeriggio di risolvere lo stallo sulla Brexit spiegando al Parlamento le sue nuove proposte per l’uscita dall’Unione, ma le possibilità di successo solo modeste.  Prende quota però l’ipotesi di un rinvio della scadenza del 29 marzo.

Lo spread tra i Btp decennali e i corrispettivi Bund tedeschi, dopo il rialzo a 256 punti registrato in mattinata torna a quota 252. Stasera arriveranno gli annunci sulle prossime aste.

Di Ctz e indicizzati e sui Bot semestrali in agenda mercoledì e giovedì sera, mentre venerdì sera sarà il turno dei termini  dell’asta a medio e lungo termine di mercoledì 30 gennaio, in cui il Tesoro potrebbe offrire un nuovo Ccteu o un nuovo Btp a dieci anni.

Le difficoltà cinesi pesano sui titoli del lusso: Salvatore Ferragamo -2,1% e colpita dal downgrade di Citigroup, tra le peggiori blue chip di oggi. Anche JP Morgan ha ridotto il prezzo obiettivo a 17 euro da 17,50 euro, mantenendo il giudizio Neutral. Bryan Garnier ha abbassato il target price a 18 euro da 20,40 euro, conservando il Neutral. Tod’s -0,55% dopo il downgrade di Citi.

In rosso anche Tim -2% a 0,479 euro, annullando il guadagno accumulato da inizio 2019. I broker peggiorano la visione sul titolo dopo il  profit warning l’inasprirsi dello scontro tra i due principali azionisti che rischia di distruggere altro valore. Exane ha limato il prezzo obiettivo a 0,35 euro da 0,36 euro confermando la raccomandazione Underperform. Kepler ha mantenuto invece il Buy, ma ha tagliato drasticamente il prezzo obiettivo a 0,65 euro da 0,90 euro (-28%).

A Francoforte Deutsche Telekom perde il 2,4% dopo che Berenberg ha tagliato il titolo a sell.

Debole il settore bancario con perdite intorno all’1% per tutti i principali istituti. Lo stoxx di settore cede 0,77%. Giù Intesa 0,37% ed Unicredit -0,8%. Male anche Ubi -1,29% che potrebbe essere sollecitata dal governo ad aggregarsi con il Banca Monte Paschi -0.57%.

Da segnalare che EssilorLuxottica ha raggiunto il 97,5% del capitale, azioni proprie incluse, e quindi procederà al diritto di acquisto e adempierà all’obbligo di acquisto delle azioni restanti. Al termine della procedura il titolo sarà delistato.

Trevi vola a +13% sulle indiscrezioni dell’ok definitivo delle banche al progetto di risanamento industriale e alla ripatrimonializzazione della società.

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