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Juve, è il giorno della verità per la giustizia sportiva e in campo. La Lazio è quasi in Champions, l’Inter no

La Juve conoscerà oggi, prima di scendere in campo a Empoli, la sentenza della Corte d’Appello federale sulle plusvalenze che deciderà il suo destino – Il Napoli batte l’Inter e Spalletti preannuncia l’addio – Lazio a due soli punti dalla Champions -Turnover per la Roma che incontra la Salernitana

Juve, è il giorno della verità per la giustizia sportiva e in campo. La Lazio è quasi in Champions, l’Inter no

La Lazio è quasi in Champions, l’Inter invece no. I biancocelesti vincono a Udine e salgono al terzo posto con 68 punti, mentre i nerazzurri cadono a Napoli e scivolano al quarto a quota 66, due in più del Milan quinto. La prossima giornata diventa così assolutamente decisiva, sia perché poi ne mancherebbe solamente una che per le partite in programma: Juventus-Milan e Inter-Atalanta sono veri e propri spareggi, anche se molto dipenderà da quello che succederà oggi in Corte d’Appello Federale. Il giorno della sentenza sul caso plusvalenze è arrivato, con i bianconeri che conosceranno il proprio destino appena prima di scendere in campo a Empoli. A completare questo lunedì bollente ci penserà poi la Roma di Mourinho, impegnata all’Olimpico contro la Salernitana.

Napoli – Inter 3-1, Anguissa, Di Lorenzo e Gaetano domano i nerazzurri in dieci per quasi un’ora

L’Inter di Inzaghi interrompe così la sua striscia di vittorie sul campo del Napoli, rimettendo in discussione il quarto posto. Certo, i nerazzurri avranno comunque la notte di Istanbul come appendice, ma è chiaro che tutti vorrebbero arrivarci con la qualificazione già in tasca, anche per non caricare ulteriormente un appuntamento già importantissimo di suo. Nulla è perduto, ci mancherebbe, anzi l’Inter resta in un’ottima posizione di classifica, è evidente però che il Ko del Maradona complica un po’ i piani, rendendo la sfida con l’Atalanta estremamente delicata, oltretutto a sole 72 ore dalla finale di Coppa Italia con la Fiorentina. I nerazzurri sapevano che sarebbe stato difficile uscire da Napoli con dei punti, anche perché Inzaghi, alla luce dei tantissimi impegni, ha effettuato un ampio turnover, mentre Spalletti ha potuto giocarsela con la formazione titolare. A dare un’ulteriore mazzata alle speranze interiste ci ha pensato poi Gagliardini, sciagurato nel farsi espellere per doppia ammonizione al 41’, lasciando così i compagni in 10 per più di un tempo. Nonostante ciò i nerazzurri sono riusciti a restare in gara, reagendo pure al gol di Anguissa (67’) con Lukaku, spietato nel concretizzare in rete un assist di Dimarco (82’). Lì però è salito in cattedra Di Lorenzo, strepitoso nel trovare il 2-1 con un sinistro a giro da urlo, prima che il giovane Gaetano fissasse il punteggio sul 3-1 in pieno recupero (94’).

Spalletti preannuncia l’addio: “Se non puoi dare alla piazza ciò che merita…”

Gli azzurri restano così in corsa per battere il loro record di punti, eppure il clima è rovinato dalla vicenda Spalletti, il cui addio è pressoché certo. “Il discorso ormai è definito, non è che si cambia idea tutti i giorni – ha sottolineato il tecnico azzurro -. È un discorso che viene da lontano, stando dentro al lavoro dal mattino alla sera uno matura delle cose, perché c’è da esibire questo spettacolo ogni partita. Se non sei convinto di dare tutto quello che merita a una piazza come questa è giusto fare dei ragionamenti, si fanno, si arriva a una conclusione e poi si va dritti. Non è che tutto questo ci sia piovuto addosso…”.

Inzaghi: “Peccato, abbiamo pagato a caro prezzo l’ingenuità di Gagliardini”

“C’è grande rammarico perché avevamo fatto un buon primo tempo, sofferto il giusto senza concedere troppo al Napoli, purtroppo poi abbiamo commesso un’ingenuità in occasione dell’espulsione e l’abbiamo pagata a caro prezzo – l’analisi di Inzaghi -. Non ho niente da rimproverare ai ragazzi, normale che è una sconfitta che ci rallenta ma la squadra ha dimostrato di esserci, oltretutto in dieci contro i campioni d’Italia. C’è un po’ di delusione, venivamo da otto vittorie e quando pareggi all’82’ prendere il 2 1 non ci sta: dovevamo portarla a casa, sarebbe stato un punto molto importante”.

Udinese – Lazio 0-1, Sarri è a due punti dalla Champions: “Non è ancora fatta. Il rigore? C’era anche l’espulsione”

La vittoria più pesante della domenica è sicuramente quella della Lazio, che espugnando Udine ha messo un piede e mezzo dentro la prossima Champions League. Con 4 punti di vantaggio sul Milan a due giornate dalla fine, infatti, basta davvero pochissimo per chiudere i giochi, oltretutto con un calendario che prevede Cremonese (già retrocessa) ed Empoli (già salvo) come prossimi impegni. Missione quasi compiuta, insomma, anche grazie ai 3 punti di ieri, ottenuti al termine di una sfida insidiosa, nella quale la Lazio è cresciuta alla distanza. Nel primo tempo, forse per via della pressione, i biancocelesti sono sembrati contratti e bloccati, poi però nella ripresa si sono sciolti e hanno vinto una partita delicatissima, anche se il rigore di Immobile (61’) è apparso molto generoso, per non dire inesistente (non a caso Marino, dg dell’Udinese, ha tuonato davanti ai microfoni nel post partita. Ad ogni modo la Lazio si è presa i 3 punti e ora l’obiettivo Champions, quasi impensabile a inizio campionato, è davvero a un passo. “Stavamo facendo una partita seria anche nel primo tempo, la squadra era corta e compatta con un buon livello di sacrificio – il pensiero di Sarri -. Ho detto ai ragazzi che se continuavamo così avremmo fatto la differenza negli ultimi 20 minuti e invece l’abbiamo fatta da subito. Noi abbiamo bisogno di fare due punti prima di andare in Champions, sarà bene farli e poi penseremo al resto, altrimenti si fa passare un messaggio malato alla squadra. Le parole di Marino sul rigore? Visto che tutti siamo di parte vi dico che era anche espulsione, perché era chiara occasione da gol”.

Empoli – Juventus (ore 20.45, DAZN)

Bianconeri in campo in serata, anche se la partita più importante, come detto in precedenza, si giocherà nel pomeriggio negli uffici della CAF. La Juve affronterà l’Empoli conoscendo già il suo destino, dunque saprà se andrà al Castellani per giocarsi punti Champions oppure no. A prescindere, comunque, serve una vittoria per evitare una figuraccia e ridare un po’ di fiato al popolo bianconero, alle prese con uno dei momenti più difficili degli ultimi anni, sia in campo (l’eliminazione di Siviglia è solo l’ennesimo capitolo di questa tribolata stagione) che, appunto, fuori. Battere l’Empoli, per giunta già salvo, è il minimo sindacale e non sembra certo essere una missione impossibile, anche se gli effetti della sentenza, in un senso o nell’altro, potrebbero cambiare prospettive e motivazioni. A creare ulteriori tensioni, poi, ci sono le critiche a Massimiliano Allegri, tornato prepotentemente nel mirino dopo giovedì: a contestare i suoi metodi, oltre al fronte sempre più numeroso di tifosi, anche alcuni calciatori, Szczesny su tutti, che aveva puntato il dito sull’atteggiamento tattico troppo remissivo dei compagni.

Allegri: “Per quanto mi riguarda resto al 100%. Szczesny? Dopo le partite bisognerebbe stare zitti”

Dopo le partite bisognerebbe stare zitti, a caldo si possono dire cose inesatte – ha replicato il tecnico bianconero -. Non so le parole esatte che ha usato Szczesny, magari lui non conoscendo bene l’italiano ha sbagliato nell’uso dei termini. Noi sul campo dobbiamo portare la Juventus nelle prime quattro posizioni e andare in Champions, poi per quello che succede fuori noi non possiamo decidere, ma solamente aspettare le decisioni gli altri. Con la proprietà ho parlato, gli ho espresso i miei pensieri come faccio sempre tutti gli anni a fine stagione. Quotidianamente mi confronto con Calvo e Scanavino, ma in questo momento parlare del futuro non ha senso perché abbiamo ancora tre partite importanti. Ho un contratto di due anni e rimango al 100%, per quanto riguarda la mia scelta. Poi io decido per me, non per gli altri…”.

Empoli – Juventus, le formazioni: Danilo e Cuadrado squalificati, Vlahovic e Rabiot in forse

Partita da vincere insomma, anche se non certo con la squadra al top. Le squalifiche di Danilo e Cuadrado e la necessità di dare un po’ di riposo a chi ha giocato a Siviglia (120 minuti di battaglia, a prescindere dal finale) inducono Allegri a fare turnover, lasciando in panchina (almeno inizialmente) gente come Vlahovic e Rabiot. Il suo 3-5-2 vedrà così Szczesny in porta, Gatti, Bremer e Alex Sandro in difesa, Barbieri, Locatelli, Paredes, Miretti e Kostic a centrocampo, Kean e Milik in attacco. Zanetti, già salvo da una settimana e dunque serenissimo, abbandonerà il consueto 4-3-1-2 (decisive le assenze di Marin e Baldanzi) in virtù di un 4-2-3-1 con Vicario tra i pali, Ebuehi, Ismajli, Luperto e Parisi nel reparto arretrato, Grassi e Bandinelli in mediana, Akpa Akpro, Fazzini e Cambiaghi alle spalle dell’unica punta Caputo.

Roma – Salernitana (ore 18.30, DAZN)

Clima completamente diverso nell’altro posticipo di giornata, dove c’è grande voglia di festeggiare sia per quanto concerne la Roma che la Salernitana. I giallorossi vogliono celebrare al meglio la finale di Europa League raggiunta nella “battaglia” di Leverkusen, mentre i granata, complice la sconfitta del Verona, sono già matematicamente salvi e dunque possono giocare senza l’assillo del risultato. Mourinho ha ormai messo nel mirino la sfida di Budapest con il Siviglia, ma non per questo può permettersi di snobbare il campionato: se è vero che vincere l’Europa League, infatti, lo porterebbe direttamente in Champions, lo è anche che perderla lo lascerebbe a mani vuote: meglio mettersi al sicuro, insomma, cercando di vincere una partita comunque non semplice. Di fronte ci sarà la Salernitana di Paulo Sousa, letteralmente rinata dopo la cura del portoghese, che ha fruttato la bellezza di 11 risultati positivi in 13 partite: fare bella figura all’Olimpico nel turno della matematica salvezza sarebbe il coronamento ideale, prima di programmare il futuro in tutta serenità.

Roma – Salernitana, le formazioni: grande turnover per Mou, Sousa punta su Dia

Il grande sforzo di Leverkusen, unito al solito lungo elenco di infortunati (giovedì si è aggiunto anche Spinazzola), costringerà Mourinho a un ampio turnover un po’ in tutti i reparti, almeno all’inizio. Il suo 3 4-2-1 vedrà così Svilar in porta, Ibanez, Smalling e Llorente in difesa, Missori, Bove, Tahirovic e Zalewski a centrocampo, Dybala e Solbakken sulla trequarti, Belotti in attacco. Stesso sistema di gioco anche per Sousa, che risponderà con Ochoa tra i pali, Lovato, Gyomber e Pirola nel reparto arretrato, Mazzocchi, Coulibaly, Vilhena e Bradaric in mediana, Candreva e Dia alle spalle dell’unica punta Botheim.

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