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Interview: Talento, Visione e Simbolismo nella fotografia di Elvira Leone

Elvira Leone è una giovane architetto della provincia di Napoli, ed esattamente di Casandrino che non trovando un vero e proprio lavoro da architetto, ha deciso di coltivare la sua grande passione per la fotografia diventando così “Fashion and Art Photograph”.

Interview: Talento, Visione e Simbolismo nella fotografia di Elvira Leone

La sua storia per alcuni versi simile ad altre, una laurea all’Università di Napoli, la ricerca di un lavoro e poi come spesso succede, la scelta di raggiungere il Nord per trovare nuove opportunità. Oggi risiede assieme al marito in una piccola cittadina di provincia del Nordest, ed è qui che comincia a rielaborare i suoi pensieri, strutturarli, renderli visibili attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica.

L’inizio della sua storia è contraddistinto da tanta curiosità e ricerca, si dedica completamente a trovare, guardare e studiare chi prima di lei si era occupato di questa arte. Scopre così un mondo che l’affascina a tal punto da farsene un motivo di vita, riconoscendosi in una tecnica artistica che la rende felice.  Scopre artisti che la ispirano o dove lei stessa in parte si riscopre, e così comincia la sua sperimentazione, un’attività che non lascerà mai più, perché l’immagine per lei è “visione” o “impercettibile realtà”.

Le prime foto sono dei self-portrait che le consentono di capire meglio la forma e le tecniche fotografiche, che piano piano diventano complesse ma ben interpretate. Adora la gestualità, il movimento della figura e attraverso l’introspezione comincia a costruire un suo modello stilistico, tutto poi ambientato per il mondo del fashion.

Le sue modelle, pur composte, sembrano abbandonarsi alla realtà, figure apparentemente immobili su diversi piani e dove l’ambiente è parte di una scena che ispira la creazione di ogni scatto di Elvira. La sua fotografia ha la capacità di trasportare la persona fuori dal contesto in cui si trova, divendo solo un dettaglio di qualcosa di indefinito.

Simbolismo, visione e grande capacità di cambiare la realtà sono i tratti che si possono leggere nel suo modo di fotografare. Un’arte che potrebbe sembrare ispirata a Francesca Woodman, ma è solo un ricordo visivo nel paragonare le diverse immagini della artista statunitense e della Leone.  L’opera di Elvira, al contrario di quella della Woodman, è priva di drammaticità, possiamo solo trovare una comunione di lettura dove l’immagine appare  “sospesa” tra realtà e sogno, dove, per Elvira, il colore verde ovattato e impenetrabile rappresenta il sogno e il colore rosso diventa il sangue, o meglio la vita.

Il principio che muove la sua innata creatività è la capacità di voler sintetizzare il caos, quel disordine che ricerca nell’ambientazione, quasi una scommessa psicologica che la obbliga a passare poi a quel suo modo di semplificare ogni particolare, ed è così che le sue immagini diventano straordinarie creature semplici ed immortali.

Vedendo alcune delle tue immagini c’è qualche cosa che mi ricorda Irvin Penn, sbaglio?

Irvin Penn è stato un maestro, ha coniato l’arte con la moda e l’espressione di un volto con l’arte pura, in lui riconosco questo concetto, mentre la forza che sa esprimere ha una lettura sicuramente molto più dettagliata rispetto alla mia ricerca, per me il dettaglio è importante ma deve essere contestualizzato con una sorta di scenografia”.

Un omaggio alla Commedia Napoletana e ai suoi grandi interpreti?

“La satira non mi appartiene ma adoro la grande capacità teatrale dei suoi artisti, anch’essa una grande espressione artistica tra sogno e realtà, del resto chi non ha respirato la cultura del proprio paese”.

Quali sono i tuoi progetti? Hai scelto di restare in Italia nonostante l’evidente difficoltà di trovare lavoro, perché?

“In questo periodo sto sperimentando moltissimo, ogni giorno è un giorno per migliorare. Adoro occuparmi di fotografia per la moda e questo mi rende felice dal punto di vista creativo, ma lavorare è un’altra cosa. Ho fatto shooting fotografici per aziende moda ma non è facile entrare ufficialmente nel mondo del lavoro, ci sono mille motivi perché uno venga chiamato, e non dipendono sempre dalle capacità artistiche o professionali. Bisogna insistere, bussare porte nella speranza che prima o poi arrivi la risposta che cerchi. In Italia è diventato tutto difficile, spesso si lavora gratis nella illusione che ti scoprano… ma non so…quanto possa veramente contare”. Recentemente ho avuto l’occasione di fare un corso con Mustafa Sabbagh, ed è stato qualcosa di speciale che mi ha dato una diversa carica ma soprattutto mi ha aperto ad una visione diversa di fare fotografia, da questa breve esperienza è nato un nuovo ed interessante progetto al quale sto lavorando con molto impegno e che spero di vedere realizzato in un nuovo servizio fotografico, ovviamente per la moda. Per ora resto in Italia ma nulla mi vieta di pensare che si possa traghettare all’estero, come ho voluto descrivere nel il mio album fotografico: The dream of a voyager“.

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