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Ingegneri: la crisi morde, 10 proposte al Governo

Secondo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in quattro mesi il fatturato dei professionisti di questa categoria è crollato del 24% – Chiesti indennizzi e semplificazioni

Ingegneri: la crisi morde, 10 proposte al Governo

La crisi innescata dal coronavirus colpisce anche gli ingegneri. Secondo un’indagine sugli iscritti all’Albo degli Ingegneri realizzata dal Centro Studi Cni, fra gennaio e aprile (quindi includendo i primi due mesi dell’anno, che sono stati normali), il fatturato della categoria è crollato del 24% rispetto allo stesso periodo del 2019. La riduzione dell’attività professionale, invece, ha raggiunto 60%.

Stando all’analisi, i primi quattro mesi del 2020 si sono chiusi con una riduzione del volume d’affari per tre ingegneri su quattro e per uno su tre la flessione è stata superiore al 30%.  Solo il 9,3% ha archiviato il periodo in positivo (seppur marginalmente), mentre per il 15% il fatturato è rimasto stabile. 

La metà dei professionisti intervistati avverte poi che fra due mesi, in assenza di provvedimenti efficaci da parte dello Stato, la liquidità in cassa sarà insufficiente a tenere aperti gli studi (per più di un quarto, questo tempo si riduce a un mese).

Non solo. Secondo la ricerca, quasi il 77% degli ingegneri ha lavorato in questi mesi su commesse acquisite prima della crisi e solo il 13% ha proposto lavori a committenti privati e il 10% ha cercato di lavorare su gare pubbliche. Oltre la metà degli intervistati, quindi, ha cercato di recuperare crediti pregressi, soprattutto presso le Amministrazioni pubbliche per tentare di generare liquidità.

“Ci aspettavamo una china discendente per molti studi professionali – afferma Armando Zambrano, Presidente del CNI – anche se non così estesa. Di una cosa siamo certi però: i nostri studi professionali hanno una forza intrinseca che consentirebbe di risalire la china e cercare di imboccare la strada della ripresa, seppure gradualmente. Quasi la metà degli intervistati è convinto che, se il lockdown allentasse la presa, molti studi potrebbero riprendere a un ritmo accettabile”.

Perché ciò sia possibile, gli ingegneri chiedono al governo d’intervenire su diversi fronti:

  1. rimodulazione straordinaria delle aliquote fiscali;
  2. aumento detrazioni delle spese legate all’attività professionale;
  3. indennizzi una tantum per i professionisti ordinistici;
  4. semplificazione dell’accesso al credito agevolato;
  5. innalzamento del massimale di prestito che può essere richiesto dai liberi professionisti attraverso il Fondo di Garanzia PM;
  6. misure di incentivo a fondo perduto per i liberi professionisti al pari di quelli che verranno a breve concessi alla Pmi;
  7.  termine perentorio di pagamento dei debiti della PA;
  8. eliminazione della ritenuta d’acconto per chi è soggetto a fatturazione elettronica;
  9. incentivi per le ristrutturazioni edilizie e la messa in sicurezza degli edifici facilmente accessibili;
  10. semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici.

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